Recensione: Lifeblood

Di Marco Donè - 11 Marzo 2021 - 0:01
Lifeblood
Etichetta: Frontiers Records
Genere: Power 
Anno: 2021
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Provate a immaginare: siete davanti alla TV, in attesa della prima visione del nuovo film del vostro attore preferito. Il film inizia e, finalmente, lui entra in scena. Il volto è il suo, le movenze sono le sue, ma c’è qualcosa di diverso. Qualcosa non torna. Sì, la voce, è la voce a essere diversa. Già, perché per questa nuova pellicola il doppiatore italiano non è il solito, è un altro. Bravo, eh, ma il timbro di voce, l’espressività, la cadenza non è quella a cui eravamo abituati. Proviamo un po’ di disorientamento, è inevitabile: il volto è il suo, quello del nostro beniamino, ma la voce non è quella che eravamo soliti sentire.
Beh, queste sensazioni le ho provate con i Secret Sphere, quando nel 2012 Roberto “Ramon” Messina, storica voce del combo piemontese, lasciò la band. Al suo posto arrivò il talentuoso Michele Luppi ma i Secret Sphere – per me, almeno – non erano più gli stessi. Qualcosa non tornava. Le melodie e le atmosfere erano diverse, si erano adattate alla nuova voce, per valorizzare al massimo il nuovo cantante. Così, quando sul finire del 2020 lessi che Roberto Messina tornava in possesso del suo posto, dietro il microfono dei Secret Sphere, è stato un autentico colpo al cuore. Il nuovo album, “Lifeblood”, nona prova sulla lunga distanza del gruppo di Alessandria, diventava di conseguenza uno dei lavori più attesi di questa prima parte del 2021.

Lifeblood” non è solo l’album che sancisce il ritorno di Roberto Messina nei Secret Sphere, è l’album con cui i Secret Sphere tornano a essere i Secret Sphere. Sì, perché dopo le aperture prog e AOR di “The Nature of Time” – che servivano a far rendere al massimo Luppi al microfono – i Nostri ritornano a sfoggiare quelle partiture power con cui si sono fatti apprezzare a livello internazionale. Ci troviamo così al cospetto di composizioni più dirette e meno introspettive, canzoni eleganti, in cui è la melodia a fare la voce grossa. Basta ascoltare la title track per rendersene conto. Ma è l’intero lavoro a rievocare il glorioso passato della band. Sia ben chiaro, però: “Lifeblood” non è una semplice “operazione nostalgia”. È un disco che sa riproporre lo stile con cui i Secret Sphere si sono fatti conoscere, reinterpretato con la maturità raggiunta dal combo piemontese nei suoi venti e più anni di carriera. In questo modo, oltre a bordate power come ‘Lifeblood’ e ‘Alive’, incontriamo passaggi dal forte taglio prog e altri più rockeggianti, come la splendida ‘Against All the Odds’. In questa traccia i riferimenti all’era Luppi sono evidenti, l’interpretazione di Messina, però, risulta personalissima. Il suo stile, la sua voce – riconoscibile in mezzo a mille altre voci – tramutano così la canzone in una classica Secret Sphere track. Proprio sulla prova di Roberto Messina ci dobbiamo soffermare un attimo: il cantante ritorna in scena in forma smagliante, sfornando una prestazione da urlo, calda ed espressiva. Roberto, d’altronde, è dotato di un’identità ben definita. Vive le canzoni in un modo unico, si lascia travolgere dalle emozioni trasmesse da ogni singola traccia e, in questo modo, a sua volta, attraverso la sua voce, trasmette all’ascoltatore tutte le sensazioni da lui provate. L’espressività è il suo marchio di fabbrica. In giro ci sono tanti bravi cantanti, tecnici, ma non tutti sanno trasmettere emozioni. Solo i più espressivi sono in grado di fare la differenza, tramutare in oro ciò che toccano. Roberto è tra questi.
Ma non è solo il cantante a essere in palla, è tutta la band a girare alla perfezione. A partire da Aldo Lonobile, che regala una prestazione di livello assoluto, in particolare dal punto di vista solistico. Marco Lazzarini si conferma batterista di classe e in questo nuovo lavoro sembra essere entrato alla perfezione nei meccanismi Secret Sphere. In “Lifeblood”, infatti, risulta sicuramente più incisivo rispetto al precedente “The Nature of Time”. Andrea Buratto è la “solita” sicurezza, grazie al suo roccioso lavoro di basso e Gabriele Ciaccia è sempre pronto a impreziosire le varie tracce con eleganti arrangiamenti di tastiera. È come se i Nostri avessero ritrovato l’entusiasmo nel comporre e nel fare nuova musica. E, forse, è proprio questo l’aspetto su cui poggia, nasce e prende forma “Lifeblood”: l’entusiasmo. L’entusiasmo di poter suonare nuovamente ciò che piace ai Secret Sphere, senza nessun vincolo o forzatura, liberi di essere semplicemente sé stessi. “Lifeblood” è il disco che i cinque avrebbero dovuto far uscire dopo “Archetype”. È un lavoro che, per certi aspetti, sembra unire le anime di “Heart & Anger”, “Archetype” e le aperture prog e AOR che hanno caratterizzato gli ultimi anni della band.

Come dicevamo, “Lifeblood” è un disco che ci riconsegna i Secret Sphere che conoscevamo. Un album power metal, caratterizzato dai ritornelli anthemici e da quelle melodie, velate da un filo di malinconia, che hanno sempre contraddistinto Lonobile e compagni. La qualità di “Lifeblood” viene poi valorizzata dall’ottima produzione di Mularoni, un nome che ormai è sinonimo di garanzia.
E per dare continuità all’inizio di questa recensione, concludiamo la nostra disamina così: in questo nuovo capitolo della sua carriera riusciamo a riconoscere il nostro attore preferito: il volto, le movenze e la voce sono di nuovo le sue. È di nuovo lui.
Mai come questa volta possiamo dire: “Bentornati, Secret Sphere”.

Marco Donè

Ultimi album di Secret Sphere

Genere: Power 
Anno: 2021
80
Genere:
Anno: 2010
80
Genere:
Anno: 2005
78