Recensione: L’Impero delle Ombre

Di LeatherKnight - 17 Gennaio 2005 - 0:00
L’Impero delle Ombre
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Anno: 2004
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Dopo una militanza pluriennale nell’underground tricolore, gli sforzi e la dedizione dell’Impero delle Ombre sono stati premiati a fine 2004 con la pubblicazione del loro album di debutto (e, dico già da adesso, ragazzi che disco!), grazie al fiuto e all’interessamento della sempre ottima Black Widow records.

L’Impero appartiene ad un ambiente musicale altamente specifico, una sorta -se volete- di pianeta nella galassia hard’n’heavy che vive di una luce speciale. Una luce nera. Nera, profonda ed imperitura.
Qui tutto discende da una profonda e ricca tradizione spirituale che intreccia senza paura un certo misticismo con sonorità ed attitudine rock, dando vita ad esperienze, emozioni, passioni, bands, concerti ed anche leggende veramente al limite del reale.
Apertamente dico che tutto ciò non dovrebbe suonarvi nuovo nel caso in cui voi abbiate già visitato un posto di nome “Abingdonia”, se vi sia capitato di osservare “l’occhio cremisi del grande Dio Marte”, o di incontrare “La Ragazza che era…”, di “Camminare indietro verso l’Inferno”, o se vi siete state vittime di un soprannaturale “Terrore” dal contorno “Nero e Viola”, mentre magari navigavate con la mente su un’ “Alta Marea”…dico il vero, giusto?

Forte di un certo background, l’IMDO, dal canto suo, ha tirato fuori un insieme di prestazioni da urlo e le ha sigillate nei solchi di questo disco veramente degno di nota, che esplode – in alcuni passaggi- in momenti grandiosi, puro estasi per i devoti del genere. L’impero risale l’oscurità dalla quale proviene e fa affiorare alla luce dei nostri occhi una spettacolare processione di otto brani intensi, sulfurei e stilisticamente tutt’altro che anonimi.
Andrea e Giovanni Cardellino, masterminds della band, non solo dimostrano di essere stati compositori dalla doti magiche, ma hanno anche avuto il merito di lasciarsi circondare da altri elementi che hanno saputo seguire il loro discorso musicale (intrinsecamente legato ad un patrimonio sonoro tutto italiano), ed hanno contribuito ad accrescere il peso di questo gruppo (con ex Sabotage alla sezione ritmica ed ospite ex Strana Officina/Bud Tribe…mitico!).

Niente scherzi, dunque, “Kcor Yratemec” senza pietà ed a tutto spiano, in un avvicendamento di episodi appassionatamente teatrali e di passaggi massicciamente doomeggianti, dove appunto l’anima dark dell’Impero si sdoppia nelle sue due accezioni più riconoscibili: trame di heavy esoterico e vampate horror metal.

Tutto inizia con “Il Canto del Cigno”, presa in prestito dall’autore russo Cajkoskij e posta come introduzione all’opera; io mi permetterei di dire che forse forse “il Canto..” potrebbe essere preso più che altro come passe-partout dell’intero disco. Inserita prima, dopo o addirittura durante i brani, magari succederà anche a voi di avere la parvenza di aver intravisto quella che forse è l’essenza della musica “…delle Ombre”; allucinante, provate!
Da qui in poi si parte con il disco vero e proprio, un poliedrico concentrato di atmosfere sulfuree e sacrali, dove la semplicità del quartetto tosco/campano riesce magnificamente a far evadere dal buio catacombale spettri sonori che rivivono di influenze seventies e dark e ci inseguono attraverso pezzi magnificamente emozionanti come la spettacolare “Tormento ed Estasi”, la disturbata “Rituale” o “Il Giardino dei Morti” (i cui riff sembrano echeggiare da un certo garage del pesarese…di circa 30 anni fa), anticipata dall’apoteosi atmosferica del disco, ossia “Il Giardino”.

Come si intuisce dai titoli fino ad ora elencati, L’Impero delle Ombre è una band che canta (per lo più) in Italiano; scelta coraggiosa, esperimento riuscito con ottimi risultati direi, bella iniziativa…soprattutto perché (come accadde per i Crystal Pheonix, per rimanere nel database di TM.it, sempre sotto BWR) nel booklet è presente anche una versione in inglese dei testi (stupende le lyrics “invertite”!!). Si può chiedere di più?

Ci rimangono l’ascetica “Condanna” che grava su di noi avvolgendoci ossessivamente, granitica nella sua breve incursione telluricamente doom verso il finale; e poi l’altra mazzata del disco, “Ghost”, della durata di quasi 10 minuti come la già citata “Tormento ed Estasi..”.
La pietra tombale viene posta inesorabilmente dalla strumentale “Corpus, Animae et Spiritus”, 6 ‘ e 16” di liturgia Doom nella più eterea e genuina forma.
Un disco che dimostra quanto profonda sia non solo l’abilità tecnico-compositiva, ma anche la fede e l’attitudine di questa rispettabilissima formazione tricolore, che raggiunge oggi -a dieci anni dalla formazione- un traguardo che per i fans del genere costituisce anche una solida, stupenda premessa. Da ascoltare con attenzione, cognizione di causa…ed al più presto!

Ovviamente, come è ormai buona tradizione presso le labels di un certo spessore, nell’acquistare “L’Impero delle Ombre” avrete la possibilità di scegliere tra la versione in doppio vinile (occhio che si tratta di una tiratura limitata a 500 copie!) e la più diffusa e pratica stampa in formato compact disc…oppure, se siete malati, vi fiondate senza neanche pensarci sulle due versioni e buona notte al secchio (parlo per esperienza personale ovviamente!).

Altro da aggiungere? Ovviamente sì: aprite bene gli occhi e non lasciatevi scappare il privilegio di vedere on stage una band del genere…per quanto riguarda il futuro discografico “delle Ombre” invece…bhè…permettetemi la battutona: non vediamo l’ora che l’Impero colpisca ancora!!
DOOM ON!
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli

1) Il Canto del Cigno
2) Condanna
3) Rituale
4) Tormento ed Estasi (Di Anime Inquiete Attratte dal Nero)
5) Nel Giardinino (intro)
6) Il Giardino del Morti
7) Ghost
I. Vincerunt
II. Sensazioni
III. Ira
IV. L’Angoscia
8) Corpus, Animae et Spiritus

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