Recensione: Living in Black and White

Di Marco Donè - 25 Marzo 2021 - 0:01
Living in Black and White
Band: Animal House
Genere: Heavy  Power 
Anno: 2021
Nazione:
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70

Curiosa la storia degli isontini Animal House: nati come cover band, negli anni si sono fatti conoscere girando in lungo e in largo l’Europa, suonando in svariati motoraduni. Con l’esplosione della pandemia di Covid-19 che stiamo tuttora affrontando, il combo goriziano ha dovuto sospendere tutte le proprie attività, sia sul fronte live, che in sala prove. Per una formazione nata per essere on the road, questa pausa forzata è come se le avesse tolto l’aria, non permettendole più di respirare, di vivere. Come impiegare il tempo, quindi? Beh, gli Animal House hanno deciso di iniziare a scrivere musica propria, sfornando il debut album “Living in Black and White” che ci apprestiamo a curare in queste righe.

Devo essere sincero: sono sempre scettico quando mi ritrovo tra le mani un album di inediti di un gruppo che, per anni, si è fatto conoscere come cover-tribute band. Sono però bastate le prima battute di questo “Living in Black and White” a farmi cambiare subito opinione sugli Animal House. L’album è piacevole, ben suonato e strutturato nel corso dei suoi quasi quaranta minuti di durata. Il sestetto isontino, infatti, dimostra di conoscere la materia e di sapere il fatto suo su come si debba comporre buona musica. E non c’è da meravigliarsi, verrebbe da dire. Sì, perché nelle fila degli Animal House troviamo alcuni nomi di spicco della scena underground del Nord-Est, come i chitarristi Carlo Venuti e Claudio “The Reaper” Livera. Certo, “Living in Black and White” è un album di heavy metal classico, un genere in cui è stato detto tutto e anche qualcosa in più. Non possiamo certo pretendere che sia l’originalità il punto di forza del disco. I Nostri riescono però a infondere una marcata personalità alle proprie composizioni, che poggiano sulle interessanti trame chitarristiche del terzetto Venuti-Livera-Titze. Il lavoro delle tre asce, poi, viene ben coadiuvato da una sezione ritmica precisa e incalzante. Su questo tappeto sonoro si staglia la voce di Antonio Boscari, la cui timbrica, in alcuni passaggi, riporta alla mente un certo Axl Rose. Va detto che il cantante dimostra di essere a suo agio nelle note più acute del proprio spettro vocale e nelle tracce più dirette e infuocate, perdendo un pizzico di espressività nelle parti più cadenzate e lente, dove deve usare tonalità più basse.
Come dicevamo, “Living in Black and White” è un lavoro di heavy metal classico, in cui la matrice teutonica è una delle maggiori influenze degli Animal House. Non a caso tracce come ‘The Man from Nowhere’, ‘Beyond Your Fate’ e ‘Eyes of Revenge’ strizzano l’occhio a sonorità powereggianti. In ‘Eyes of Revenge’ troviamo inoltre un ospite d’eccezione: il chitarrista Roberto De Micheli, dei Rhapsody of Fire, che realizza un assolo al fulmicotone. Non possono poi mancare le aperture più epicheggianti, come in ‘Tħe Ghost of a Lonely Man’ che per il suo incidere e la sua cadenza riporta alla mente alcune soluzioni di manowariana memoria. La canzone, inoltre, vede un secondo ospite di rilievo: Michele Guaitoli, al microfono. Il cantante dei Temperance e Vison of Atlantis regala una prestazione carica di pathos, che ben si adatta all’atmosfera epica del pezzo. Ma gli ospiti non finiscono qui: per il proprio debutto discografico gli Animal House hanno deciso di fare le cose in grande! “Living in Black and White” si chiude infatti con ‘Bintars’, traccia in cui troviamo Paolo Crimi, ex Extrema, alla batteria. ‘Bintars’ è un pezzo che i Nostri hanno composto nel 2019, proprio assieme a Paolo Crimi. Una canzone richiesta dal Bintars Motogroup, che cercava un inno per il proprio gruppo bikers. Gli Animal House hanno soddisfatto la richiesta con una composizione adrenalinica, dall’alto tasso alcolico, l’ideale per festeggiare tutti assieme, con una birra gelata in mano.

Con “Living in Black and White” gli Animal House confermano l’ottimo stato di salute dell’underground italiano. Il combo isontino ci regala un disco di pregevole fattura, il cui fascino aumenta ascolto dopo ascolto. Un full length che saprà far scapocciare più di qualche die hard fan delle sonorità più classiche e melodiche. L’album, inoltre, si avvale dell’ottimo lavoro svolto da Michele Guaitoli in cabina di regia, che mette a segno una produzione che ben si sposa con la proposta della band. Certo, volendo cercare il classico pelo nell’uovo, in fase di produzione la batteria avrebbe meritato di essere valorizzata un po’ di più, cercando di darle maggior tiro. Un peccato veniale su cui possiamo tranquillamente chiudere un occhio, vista l’adrenalina che “Living in Black and White” è in grado di regalare. Un album che saprà fare breccia nel cuore dei defender più puri. Non rimane che prendere il disco, inserirlo nello stereo, stapparsi una birra, premere play e lasciarsi trasportare dalle tonnellate di hevy metal che usciranno dalle casse! I’m a madman, living in an Animal House!

Marco Donè

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