Recensione: L’Odio

Di Daniele Balestrieri - 12 Settembre 2006 - 0:00
L’Odio
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Genere:
Anno: 2005
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68

Rieccoci di nuovo dinnanzi alla danza spiritata dei burattini siculi guidati dalle oscure mani di Nostra Signoria Rosario Badalamenti, guru della Mediterranean Scene e creatore di alcuni tra i progetti più bizzarri di terra italica, non per ultimi i technoblack 3 e i validi Maleficu Santificatu.

Dopo due anni “Il Male” quindi Herr Badalamenti ritorna in sala per vomitare un’altra briciola d’odio inverecondo e di orrore con questo “L’Odio”, black metal in puro stile Mediterranean che si discosta dal lavoro precedente per un accenno di melodia in più e per una traccia particolare, “Il Nulla”, che si diversifica dalla produzione della band grazie a un intermezzo straziante in cui viene ripetuta fino allo stremo una frase, che poi è tutto il testo della canzone, che ha la caratteristica quasi unica di essere in italiano e non in dialetto come la grande maggioranza delle opere di questo filone mediterraneo.

Così come con “Il Male“, con questo nuovo lavoro c’è abbastanza poco da dire, stante anche la durata di nemmeno 24 minuti. Il disco di per sé è vagamente più interessante, anche se decisamente canonico, grazie a dei riff più articolati e più melodici che rendono le canzoni più semplici da seguire e in grado di convogliare emozioni di una certa consistenza.
La voce è sempre quello scream maligno che accomuna buona parte delle produzioni di questo tipo, e le influenze sono le medesime anche in questo caso: qualcosa dei primissimi ulver, qualcosa dei Darkthrone e qualcosa di più lento in stile quasi Celtic Frost, a riprova che le radici del black metal sono per questo multiforme artista un’ispirazione da cui è difficile prescindere.
Sono da segnalare, puramente per presenza, due tracce che non fanno parte del concept principale, ovvero “Dannazioni” e “Fiuredda“, provenienti direttamente dalla sala prove e per questo un misto di black turbinoso e distruttivo e una qualità di registrazione davvero scarsa, che in parte contribuisce a rendere il disco marcio quanto basta per essere apprezzato da quella frangia di estremisti del black che non si è voluta evolvere dai tempi di Deathcrush.

Ancora una volta questo non è un disco per tutti: artwork dipinto a mano, interno del demo timbrato e firmato personalmente, e un gorgo di black metal suonato ad arte ma assolutamente mainstream. Chi ha problemi con le innovazioni faccia proprio quest’altro piccolo tassello del grande mosaico d’intransigenza siciliana.

TRACKLIST:

1 – Sinsali
2 – Trofeu
3 – Il Nulla
4 – Maleficiu

Sala prove:

5 – Dannazioni
6 – Fiuredda

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