Recensione: L’orizzonte degli eventi

Di Edoardo Turati - 27 Ottobre 2020 - 14:17
L’orizzonte degli eventi
Band: Alex Carpani
Etichetta: Indipendente
Genere: Rock 
Anno: 2020
Nazione:
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75

Alex Carpani è un gran bella realtà nel panorama della musica italiana. L’altra caratteristica che ha sempre affascinato dell’artista in questione è la sua naturale capacità di mutare sound mantenendo un’anima personale che lo contraddistingue nel panorama tricolore. Cresciuto in Svizzera da padre italiano e madre francese, Alex durante i suoi studi collegiali ha avuto la “fortuna” di poter frequentare figli di grandi artisti come Keith Emerson o Chris Squire, quindi maturare ed affinare il suo percorso musicale e diventare un virtuoso della tastiera. Non a caso la sua passione per il progressive settantiano si manifesta palesemente nei primi tre lavori che sono stati lodati e ammirati un tutto il mondo per la freschezza ma anche, ed in particolar modo, per la capacità compositiva dell’autore.  In realtà con 4 Destinies, l’ultimo dei primi tre album, Carpani aveva già intrapreso la sua personale mutazione che si sarebbe concretizzata successivamente nel 2016 con So close, So far in cui il sound abbandona tutti gli stilemi del symphonic prog e si “svecchia” abbracciando sonorità Wilsoniane con contaminazioni di elettronica e composizioni chiaramente di stampo neo-prog.

Siamo arrivati quindi al 2020 con L’orizzonte degli Eventi ed in questo caso la svolta per Alex Carpani è totale. Partiamo proprio dalla copertina che per la prima volta ritrae in bella vista il mastermind italiano con jeans e giubbotto di pelle che fa molto Bruce Springsteen, come a dire “Ehi sono io, ci metto la faccia”. Altra novità è la scelta del cantante: se fino a oggi dietro al microfono si erano susseguiti Aldo Tagliapietra (Le Orme) nel primo disco e successivamente Joe Sal (RedZen, SoulEnginE, Archangel), in questo caso è lo stesso Alex Carpani a occuparsi di tutte le linee vocali. Le novità non finiscono qui ovviamente, perché in questo disco rispetto ai precedenti, tutti i testi sono interamente in lingua Italiana. E il sound? Questa è certamente la novità più eclatante di tutte, perché in L’orizzonte degli Eventi la musica di Carpani dà una brusca sterzata, difatti la proposta è un rock contemporaneo, con forti influenze elettroniche, alternative, che spesso sfiorano addirittura il pop. La domanda che ronza in testa a molti si intuisce facilmente… non saranno troppe queste novità tutte insieme? Effettivamente a un primo impatto si rimane un attimo spiazzati, più volte sono andato a controllare se realmente stavo ascoltando un disco di Alex Carpani. L’artista stesso ha voluto fugare ogni perplessità dichiarando: “Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà”.

Resta il fatto che quello che arriva oggi alle nostre orecchie è qualcosa di diverso, per certi versi inaspettato e richiede tempo per essere metabolizzato. Il nuovo disco di Carpani, se ci concedete il paragone, è una sorta di massa dall’incredibile potere attrattore: quello che si riesce a “misurare” è L’orizzonte degli Eventi, ossia la superfice immaginaria che circonda una sorta di buco nero metaforico. Questo è il concetto che muove tutto il disco di Carpani e che viene raccontato dalla voce di un astrofisico nel primo brano eponimo. Non siamo davanti ad un vero e proprio concept (come tra l’altro ci aveva abituati Alex sino ad oggi) ma come lui stesso racconta, siamo posti davanti a un dilemma esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte improrogabili.

Dopo l’opener che funge esclusivamente da prologo, si parte rapidamente con la musica vera e propria, quella di “Lava Bollente”, pezzo serrato, elettronico e che molto ricorda il grande Franco Battiato degli ultimi anni. La successiva “Fiore d’Acqua” è un brano caratterizzato da riff di chitarra sporcata dal crunch e dal solito synth onnipresente. Qui sia nella musica sia soprattutto nel cantato di Carpani tornano alla memoria le sonorità dei primi Timoria, quelli del periodo di Renga per intenderci. Abbiamo, quindi, già capito che direzione la musica abbia intrapreso, infatti non succedono grandi cose: la successiva “Perimetro dell’anima” è sempre ricca di elettronica mentre la seguente “Tempo Relativo”, che si apre con un’interessante linea di basso, rimane aderenti alla proposta iniziale. “Sette giorni” ridimensiona un po’ il groove e una voce superfiltrata guida un bridge che spezza in parte un brano sostanzialmente piatto. Nella seguente “La fine è là” il suono si incupisce, il testo molto intenso ci porta su territori ameni e la musica distorta supporta egregiamente il messaggio di disperazione lasciato dall’artista. Sicuramente uno dei brani più riusciti del disco. Siamo arrivati velocemente al penultimo pezzo del disco che è affidato a “Nel Ventre del Buio” brano dal ritmo incalzante, che nuovamente ricorda moltissimo il maestro catanese sia nell’approccio strumentale, sia nei tempi prettamente musicali. Si chiudono infine “Le Porte” del disco, con l’ultimo pezzo lento e risolutivo dove Carpani immagina un dialogo vis a vis con una persona cara e trae le proprie conclusioni sul viaggio intrapreso. Da lodare sicuramente la ricerca di suoni molto particolari e sofisticati, che sono poi la firma vera e propria dell’artista.

Dobbiamo per forza di cose tirare le somme. L’ultima fatica di Carpani ha dalla sua parte sicuramente dei testi molto interessanti ed efficaci nell’essere diretti e immediati. La musica va approcciata in modo totalmente diverso da quello a cui siamo stati abituati sino a oggi e questo potrà far storcere il naso a molti fan abituati a tutt’altro genere musicale. Ma c’è poco da fare, questo è il “nuovo” Alex Carpani che non piacerà sicuramente ai progster più esigenti, soprattutto perché musicalmente siamo lontani anni luce, siamo proprio nell’Orizzonte degli Eventi, pericolosamente vicini al buco nero del music business dal quale abbiamo imparato che difficilmente se ne esce…l’importante è che non sia la musica a pagare il dazio più alto.

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