Recensione: Love Over Fear

Di Haron Dini - 28 Settembre 2020 - 12:43
Love Over Fear
Band: Pendragon
Etichetta: Toff Records
Genere: Progressive 
Anno: 2020
Nazione:
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75

Amore oltre la paura, un titolo che incoraggia e che vale più di mille parole… Lo accompagna una copertina coloratissima che richiama un po’ il prog canterburiano anni ’70, cosa chiedere di meglio?

Gli inglesi Pendragon non si rifacevano vivi dal 2014, anno del precedente lavoro Men Who Climbs Mountain, cosa più che comprensibile, visto l’uscita dalla line-up del batterista Craig Blundell (per lavorare prima con Steven Wilson e, da poco, con Steve Hackett). Con quest’ultimo disco, dal titolo Love Over Fear, Nick Barrett & Co. danno alla luce un lavoro emozionale, potente e significativo, un album che celebra la vita, in memoria del padre scomparso di Nick. Un’ora di musica tutta esplorare.

Il disco si apre con Everything, che mette subito in scena melodie prog rock, cori e sezioni ritmiche che donano al brano vivacità e un ascolto davvero fruibile. La seguente Starfish And The Moon, di tre minuti circa, è un richiamo al brano precedente però in chiave di ballad; possiamo tranquillamente definirlo un intermezzo che accompagna l’ascoltatore verso la terza traccia, Truth And Lies. Quest’ultima ha un’ottima sezione solistica e un lavoro ritmico decisamente più sofisticato e ricco di sfumature. La successiva Degrees apre il sipario anche ad altri musicisti, Zoe Devenish come voce di supporto (e violinista!) e Julian Baker al sassofono: in definitiva, una song dal tono folk con l’aggiunta di orchestrazioni.

Siamo a metà del viaggio e ci aspetta Soul and the Sea, un’apoteosi prog che richiama i fasti di Pink Floyd, Genesis e Kansas, mantenendo però sempre perfettamente lo stile della band. La seguente Eternal Light non si discosta molto dai brani precedenti, include un mix di synth e tastiere accompagnati da assoli celestiali; proseguendo l’ascolto c’imbattiamo poi in Water, un pezzo che si sviluppa in crescendo, con ogni strumento ed elemento sonore che viene evocato in maniera magistrale; non mancano inoltre richiami all’opener del disco. Whirlwind è un’altra ballad di gran classe dove viene messo in primo piano il sassofono di Julian (a metà canzone circa) e poi il testimone viene passato a Who Really Are We. Particolarissima la sua apertura metal, poi il tutto viene sfumato dalla chitarra acustica di Barrett e da altri strumenti affini (e orchestrazioni di contorno), per poi chiudersi nella maniera più epica possibile. Il termine del viaggio si conclude con la delicatissima Afraid Of Everything: alcune sonorità si avvicinano al sound degli Spock’ Beard, ma nulla di grave, il disco ha una conclusione non monotona, sempre con picchi altissimi e coinvolgenti.

Con Lover Over Fear i Pendragon, band storica formatasi a fine anni ‘70, ha dimostrato ancora una volta di fare musica di qualità. Arrivati a una certa età, in generale, è facile perdere l’ispirazione, e la cosa più difficile da fare in molti anni di carriera è saper rivitalizzare la propria musica. Dietro la copertina di Love Over Fear si nasconde un sound freschissimo, fiabesco e barocco. Se volete riscoprire la grandezza del progressive rock, questo album fa al caso vostro.

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