Recensione: Mammons War
Ritorno attesissimo quello dei Count Raven, una delle formazioni di
punta del doom nella sua forma più tradizionale ed epica. Tredici anni ci sono
voluti per dare alla luce un nuovo album, dopo lo split iniziale del 1999 e il successivo
(e pre-annunciato) ritorno sui palchi avvenuto nell’anno 2004. Ma dura poco, la
band decide di sciogliersi nuovamente nel 2006, per poi tornare ancora in
attività in questi ultimi mesi, anche se con una formazione rimaneggiata
per ben 2/3, dove l’unico membro storico in forza alla line up è il solo Dan Fondelius,
il quale decide di riesumare un moniker che, senza inventare nulla (come è
giusto che sia), è riuscito ugualmente ad entrare nella storia del genere con
dischi del calibro di Destruction Of The Void e Messiah Of
Confusion.
Ed è proprio dalle sonorità che caratterizzavano l’ultimo Messiah Of
Confusion (datato
1996) che riparte Mammons War, proseguendo sulla linea guida a
base di pochi riff semplici ed efficaci al punto giusto, atmosfere lugubri ed
opprimenti, più una leggera vena melodica piazzata qua e là. Certo che, c’è da
ammetterlo, i Count Raven non sono mai stati dei campioni di fantasia,
dopotutto… tutt’altro che un deficit questo, in ogni caso, per un genere che
ammette poche vie sperimentali (escluse le sue varianti più estreme) e che si
affida soprattutto alla pura espressione dei sentimenti (depressivi).
Poca sperimentazione quindi, se escludiamo un paio di episodi, e tanto (mal)sano
doom metal, dove a farla da padrona è in primis quell’aura maligna che aleggia
minacciosa su tutta la tracklist. Brani tanto semplici, quanto efficaci nella
loro immediatezza, come nel caso dell’incedere un tantino più “accelerato” dell’opener
The Poltergeist, dove a mettersi in primo piano è anche l’ottima prova
vocale di un Fondelius che sembra non sentire il peso degli anni che
grava sulle sue spalle. A rallentare i ritmi ci pensano subito le successive
Scream, Nashira e The Entity, tris di
brani composti a regola d’arte e fedeli in tutto per tutto alla tradizione del
doom di scuola classica, sia per quanto riguarda la lentezza soffocante delle
partiture, sia per le atmosfere oscure e depressive ricreatesi al loro interno.
Oscurità che ritroviamo racchiusa anche all’interno dei testi, come sempre
incentrati su di una visione pessimistica della vita. Ma non solo, alla base
delle canzoni scritte da Dan ci sono anche politica e religione,
tematiche comunque trattate da un punto di vista molto personale e con un
approccio quasi intimo.
Su livelli qualitativi piuttosto alti anche il restante della tracklist, composta da brani
più “classici” come la funerea To Kill A Child, o i dieci minuti
abbondanti di A Lifetime spezzati dagli eleganti suoni di chitarre
acustiche di una sezione centrale letteralmente da pelle d’oca; mentre d’altra
parte non mancano le già citate vie più “sperimentali” che ritroviamo nei
tappeti di synth della conclusiva Increasing Deserts e della
stessa title-track, oppure nelle pregevoli atmosfere malinconiche ricreate
all’interno dell’acustica To Love, Wherever You Are.
Nulla di così eclatante, dopotutto, ma non per questo privo di fascino.
Mammons War è tutti gli effetti il disco che ci si aspettava dai
Count Raven, fedele sì al classico trademark del genere (e della band
stessa), ma comunque fresco ed ispirato al punto giusto, in modo da garantire
una varietà di brani tutt’altro che banali. Un prodotto che non può fare altro
che soddisfare chi ha da sempre apprezzato le vecchie release della band, nonché
gli affezionati del doom nella sua forma più classica.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 The Poltergeist
02 Scream
03 Nashira
04 The Entity
05 Mammons War
06 A Lifetime
07 To Kill A Child
08 To Love, Wherever You Are
09 Magic Is…
10 Seven Days
11 Increasing Deserts
Line Up:
Dan “Fodde” Fondelius: guitars, keyboards, vocals
Fredrik Jansson: bass
Jens Bock: drums