Recensione: Martya Xwar
Tutto si può dire dei Saratan, ma non che non siano stati in grado di dare una svolta decisiva al loro stile, sia in termini di evoluzione tecnica, sia sotto il profilo artistico. Sono partiti nel 2008 con un mediocre disco di thrash metal ‘datato’, “The Cult of Vermin” e, passando per un altro ibrido e amorfo “Antireligion” (2010), sono arrivati a concepire questa terza fatica discografica, “Martya Xwar”.
A primo impatto viene da affermare: cavolo, che inversione di tendenza! La band ha sperimentato un thrash insipido con l’esordio. Ha ruggito come un gatto un po’ cresciuto un thrash/death embrionale due anni dopo e si presenta, oggigiorno, con un asettico thrash-death tinto di industrial che suona ben lontano da quanto composto fino al 2010. Certo, non c’è nulla di stratosferico negli otto brani che compongono “Martya Xwar”, ma la percezione è che questi trentasette minuti abbiamo aperto un nuovo percorso artistico per il terzetto proveniente da Cracovia.
Le canzoni sono fredde e s’ispirano ai grandi maestri della scena thrash-industrial (leggasi i Fear Factory). Il tutto condito da spruzzate di corrosiva violenza d’origine death metal, moderna, aggressiva, impetuosa e poco incline alla pietà. Il risultato, ad esser sinceri, non è male, ma si percepiscono lacune. In generale, il ‘sound’ dei Saratan appare tagliente, ma fende poco, così come poco incide perché nato da un songwriting carente a livello tecnico, sopratutto sotto il profilo della ricerca armonica. Una carenza che determina una incapacità di affilare le lame all’origine, in sede di songwriting. Sarà poi pure una scelta produttiva alquando patinata e fin troppo compatta a smorzare la genuinità delle idee qui contenute, ma il tutto appare ancora un po’ troppo limitato. Quindi l’aspetto compositivo è ancora troppo spigoloso e monotono sebbene, ci teniamo a ribadirlo ancora una volta, l’ascolto lascia presagire un ispirato parco idee in fermento.
Ora come ora c’è ben altro poco da dire se non che, grazie anche ad un supporto importante come quello fornito dalla nuova casa discografica Massacre Records, siamo quasi certi che sarà solo con il prossimo album che la band emergerà definitivamente. O meglio, forse i loro quarto disco sarà anche l’ultima chance dei Saratan… i presupposti ci sono tutti.
Nicola Furlan
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Tracce:
01. Taj-e Sahra – 01:34
02. Mastema – 04:37
03. Verminous Disease – 04:15
04. Ba’al Zevuv – 04:53
05. Silent Sound of Mourning – 07:19
06. The Sacred Path of Martya Xwar – 05:10
07. God That Disappears – 03:52
08. Asmodea – 05:17
Durata: 37 minuti ca.
Formazione:
Adam Augustynski: Chitarra
Jarek Niemiec: Voce, basso
Michal “Ragnar” Stefanski: Batteria