Recensione: Memphis May Fire

Di Gaetano Loffredo - 14 Febbraio 2008 - 0:00
Memphis May Fire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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60

Influenze: tutto ciò che ha a che fare col rock, vecchio o nuovo. Questa, sintetizzando, la direzione musicale dei cinque ragazzini texani qualificati col nome di Memphis May Fire

Memphis May Fire, dischetto dal titolo omonimo, è un prodotto un tantino “limitato” per una band al debutto assoluto. Il promo recapitato in redazione è, infatti, soltanto un EP di cinque brani, venduto dalla Trustkill Records ad un prezzo più che accessibile: parliamo di 6 dollari più spese di spedizione, oppure del prezzo tondo, 10 dollari se volete anche la bandana col logo prestampato.

Riporterò qualche particolare biografico prima di tergiversare sulla qualità del disco.

Il quintetto statunitense si forma meno di un anno e mezzo fa, nel dicembre del 2006, e rilascia immediatamente l’EP che in questione, grezzo e poco rifinito, perfezionato soltanto dopo la firma con l’attivissima etichetta americana. E’ proprio il presidente della Trustkill, Josh Grabelle, a credere per primo nella proposta della band, definendoli come una eccitante e altrettanto stravagante via di mezzo tra i Bullet For My Valentine e i Motley Crue: riusciranno a sfondare anche in Europa?

Ho i miei seri dubbi. Già il sound, di per se, è difficile da assimilare: rock ‘n’ roll, southern, metalcore, pop-punk, grunge, anche nu-metal. C’è di tutto, e vada per la scelta di una definizione corta e calibrata, Modern Rock & Roll, ma non basta per cancellare la sensazione di un “impasto” composto da troppi ingredienti. Gli americani, statene certi, ne andranno pazzi.
E’ il continuo alternarsi di growl e clean vocals che non mi convince, un effetto alla Anders Frieden (In Flames) che piace nel primo brano, Cowbell’s Makin’ A Comeback, ma che disturba dal secondo in poi: dove sono le variazioni sul tema?
Variazioni assenti anche nel “reparto sonoro” denotando una comprensibile immaturità compositiva, difetto che fa sembrare Neutron Cameras Vs. Smuggled Nuclear Bombs troppo simile a Therapy Caravan Of The Fair Room e via dicendo.
Non tutti i mali vengono per nuocere, il gruppo ha in se le potenzialità per affermarsi su larga scala (non certo in Europa come già vi dicevo), anche perché la strana conformazione stilistica disorienta, è vero, ma a tratti seduce come nel caso della irruente Conjunctions, Conjunctions, Everybody Loves Them. Per non parlare della produzione: impeccabile.

Date pure un’occhiata e un ascolto sul MySpace ufficiale dei Memphis May Fire e decidete se fanno o meno al caso vostro: se cercate una risposta evoluta del nostro amato Rock, potrebbero rivelarsi come una buona sorpresa. Ma non di più.


Gaetano Loffredo


Tracklist:
01.Cowbell’s Makin’ A Comeback
02.Neutron Cameras Vs. Smuggled Nuclear Bombs
03.Therapy Caravan Of The Fair Room
04.History Of Mercia
05.Conjunctions, Conjunctions, Everybody Loves Them

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