Recensione: Midnight in the Labyrinth

Di Alessandro Calvi - 24 Aprile 2012 - 0:00
Midnight in the Labyrinth
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Anno: 2012
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55

L’abbiamo aspettato per anni. L’abbiamo dato per sicuro, poi solo come una voce di corridoio, uno di quei progetti a lungo millantati, ma che mai avrebbero visto la luce, infine, quasi inaspettatamente, ecco l’annuncio ufficiale. Se ne è parlato più e più volte, in particolare in questi ultimi mesi prima della sua uscita. Finalmente eccolo qui: “Midnight in the Labyrint”, il disco sinfonico dei Cradle of Filth. Un album divenuto, nel frattempo, un doppio CD, quindi con tutte le carte in regola per ingolosire ancor di più i fan. Insomma, con queste premesse è ovvio che le attese di tutti, pubblico e critica, fossero alle stelle.

Purtroppo, però, dobbiamo iniziare questa recensione proprio con questa amara parola: “purtroppo”. Già, perchè il doppio CD non si è rivelato, in verità, molto “doppio”. Le canzoni presenti in entrambi i dischetti ottici sono le stesse, con l’unica eccezione di “Goetia (Invoking the Unclean)” presente solo sul primo. Canzone, in particolare, su cui è meglio sorvolare, per non risultare fin troppo cattivi nel giudizio. Tutte le altre sono presentate semplicemente in un ordine diverso e con la differenza della presenza, o meno, della voce di Dani Filth e di Sarah Jezebel Deva. Certo, per gli amanti della musica sinfonica può fare una differenza enorme poter sentire esclusivamente gli strumenti, senza la distrazione della voce, ma, come vedremo, questo fatto si è rivelato essere non del tutto positivo.
Le canzoni, riarrangiate in forma esclusivamente strumentale, sono state prese, in particolare, dai primi album del gruppo. Una scelta sicuramente apprezzabile, soprattutto dai fan di vecchia data, anche perchè si tratta dei brani che, molto probabilmente, meglio si adattano a una simile riproposizione. Per fare un esempio: prendere dei pezzi da “Damnation and a Day” avrebbe avuto molto meno senso, data anche la grande presenza dell’orchestra sinfonica già nella versione originale.
Come si diceva all’inizio, nel primo cd abbiamo le canzoni suonate dall’orchestra, ma anche cantate (un cantato decisamente più lento, atmosferico, recitato, rispetto all’originale spesso velocissimo e al vetriolo), mentre sul secondo cd compare solo la musica. Questo fa sì che, già solo prendendo in mano la scaletta si abbia un po’ la sensazione di pagare due volte per la stessa cosa. In realtà se, poi, il prodotto valesse la pena, questa sensazione sparirebbe. Il problema è che, invece, proprio il secondo cd risulta essere il punto debole dell’uscita.
Se, infatti, il cantato riesce a dare comunque ritmo e varietà ai brani, quando questo scompare il risultato è, esclusivamente, di noia. L’assenza della voce (tranne alcuni cori, presenti in entrambe le versioni) mette pienamente a nudo le composizioni e gli arrangiamenti che risultano, quindi, non del tutto sufficienti. L’orchestra sembra non sfruttata appieno, dimenticandosi di come e quanto potrebbe essere piena, potente, capace di alternare alti e bassi (in senso musicale, non qualitativo) e di coinvolgere e sconvolgere il pubblico. I brani, invece, nella versione esclusivamente strumentale si mostrano piuttosto piatti, quasi anonimi, senza ritmo, dando un effetto generale di estrema uniformità e senza riuscire a far scorrere quei brividi lungo la schiena che, invece, tutti aspettavano (e speravano) di provare. Appaiono, in una parola, “spenti”.
Alla luce dell’ascolto del secondo cd, quindi, anche la valutazione del primo, che sembrava funzionare, non può che variare. Quello che sembrava un buon prodotto, infatti, si rivela un lavoro sufficiente, le cui pecche sono “nascoste” dalla presenza della voce. Quasi una sorta di autogoal, dunque, la presenza del secondo dischetto esclusivamente strumentale, perchè invece di esaltare le doti compositive del gruppo, sembra piuttosto evidenziarne l’incapacità nel gestire (e saper valorizzare) una vera orchestra.
L’impressione generale è, quindi, quella di una occasione molto ghiotta e interessante che, però, non sia stata colta e sfruttata appieno. I motivi potrebbero essere molteplici (soprattutto in virtù, invece, delle ottime cose che si erano mostrate negli scorsi anni e, in particolare, su “Damnation and a Day”, in cui l’orchestra era stata resa meravigliosamente), ma mai sufficienti a giustificare del tutto il risultato finale. Che Dani Filth e compagni abbiano fatto il passo più lungo della gamba, imbarcandosi in un progetto che non avevano i numeri per portare a termine? A conti fatti sembrerebbe così, anche se lascia perplessi una tale e, apparentemente, repentina involuzione nella conoscenza e nell’uso degli strumenti e delle sette note.

Per concludere: il tanto atteso album sinfonico dei Cradle of Filth, purtroppo, non soddisfa appieno le attese. Il primo cd si lascia ascoltare e sembra anche fare il suo lavoro in maniera piuttosto discreta, presentandoci alcune famose canzoni dei vampiri inglese suonate solo dall’orchestra. Il secondo cd, però, ci permette di riascoltare le stesse tracce senza l’impaccio della voce e i brani, in questo modo, si mostrano per quello che realmente sono. Senza il cantato a dare un po’ di ritmo le composizioni, ma in particolare gli arrangiamenti orchestrali, appaiono senza nerbo, spenti, noiosi, incapaci di calamitare l’attenzione dell’ascoltatore dall’inizio alla fine, nonchè fin troppo simili tra loro. Fin troppo evidente appare l’incapacità del gruppo di sfruttare l’occasione e di valorizzare appieno l’uso dell’orchestra attraverso tutti i suoi strumenti. Un prodotto che è un deciso passo falso e che sfiora la sufficienza (senza arrivarci) solo grazie al primo cd che alza la media, altrimenti sarebbe finito molto più in basso.

Tracklist:

CD1
01 A Gothic Romance (Red Roses for the Devil’s Whore)
02 The Forest Whispers My Name
03 The Twisted Nails of Faith
04 The Rape and Ruin of Angels (Hosannas in Extremis)
05 Funeral in Carpathia
06 Summer Dying Fast
07 Thirteen Autumns and a Widow
08 Dusk and Her Embrace
09 Cruelty Brought Thee Orchids
10 Goetia (Invoking the Unclean)

CD2 01 The Rape and Ruin of Angels (Hosannas in Extremis)
02 Dusk and Her Embrace
03 Summer Dying Fast
04 The Twisted Nails of Faith
05 Funeral in Carpathia
06 The Forest Whispers My Name
07 Cruelty Brought Thee Orchids
08 A Gothic Romance (Red Roses for the Devil’s Whore)
09 Thirteen Autumns and a Widow

Alex “Engash-Krul” Calvi

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