Recensione: Midnight Wanderer
Secondo full length, sempre via My Graveyard Productions, per i torinesi Walpurgis Night, che ritornano su disco dopo aver effettuato un paio di significativi cambi di line-up: Stefano “Divine” Balma prende il posto di Giuseppe Brugnano dietro al microfono e Marcello “Cell” Leocani sostituisce Stefano Cavallotto alla batteria. Il nuovo corso dei piemontesi è segnato anche da una copertina senza dubbio più accattivante rispetto a quella sfoggiata nel precedente Under the Moonlight. Dodici le pagine del booklet di Midnight Wanderer, con tutti i testi e le foto della band, che inequivocabilmente non lasciano alcun dubbio riguardo la proposta musicale del gruppo: trattasi sempre di HM tradizionale.
Ottimo l’inizio horror-celestiale alla Phenomena contenuto in Immortals, traccia che apre il disco, dal retrogusto Iron Maiden per via del lavoro delle chitarre, molto vicino al combo londinese. L’interpretazione della new entry Stefano Balma è interessante: tira quando sa di poter tirare e soprattutto evita di voler strafare, cosa importantissima quando si ha a che fare con un esordio all’interno di una band che porta in dote un degno passato. “Divine” riesce a dare il meglio del proprio repertorio nel momento in sui si cimenta nelle partiture sulla carta più difficili, ossia quelle alte, mentre sui livelli medi non fa di certo gridare al miracolo.
The Cry of the Witch si può innestare a metà fra la Vergine di Ferro inglese e qualcosa degli Omen d’annata, scorre la veloce Stellar Gardener, traccia ove le trame di chitarra risultano intriganti. La title track vive di numerosi cambi di tempo supportati da una batteria in bella evidenza. Ghost of Dublin è un attacco metallico in pieno stile Iron Maiden, che riporta ai Walpurgis Night degli esordi, segnando la tacca più in-your-face dell’intero album. Nemmeno la successiva, arrembante, To the Brothers of Heliopolis molla la presa, seppure con un’inclinazione differente. Sons of the Fallen, con il suo mood oscuro, fornisce un’ulteriore chiave di lettura al Walpurgis-songwriting.
Chiusura affidata a Stories from an Astral Journey, suite concepita in quattro atti per oltre dodici minuti di durata, per lo scriba l’episodio più interessante del lotto, grazie a un flavour epic-darkeggiante ben rappresentato, condito da spunti sufficientemente personali: la miglior scelta per far scorrere i titoli di coda di tutto il lavoro, probabilmente la summa di quello che artisticamente rappresentano i Sabaudi oggi.
Midnight Wanderer mette in mostra il coraggio con il quale i Walpurgis Night affrontano un viaggio musicale che privilegia l’approccio introspettivo ed elaborato piuttosto che quello diretto e sanguigno, nonostante quando ci sia da “menare” ci sappiano sempre fare, sia ben chiaro. Decisione rispettabilissima, s’intende, che però inevitabilmente penalizza l’impatto generale del lavoro il quale, per essere pienamente digerito, abbisogna di più e più ascolti. In definitiva questo secondo full length mette a segnao un ulteriore, ambizioso passo all’interno di una carriera che si preannuncia senza dubbio interessante.
Stefano “Steven Rich” Ricetti