Recensione: Moments
A volte è difficile stabilire quale sia il limite fra il genere metal specificamente dedicato alla teoria dell’evoluzione, il prog, e quello maggiormente spinto in direzione della forza bruta, cioè il death. Il quale propone spesso e volentieri delle forme sofisticate che si avvicinano molto a quelle che assume il primo quando esso aumenta la sua aggressività. Con che, si tenta di risolvere la questione selettiva tirando fuori termini come ‘progressive death metal’ oppure ‘extreme progressive metal’ che, di fatto, indicano una fusione di parti sostanzialmente uguali dei generi predetti. Per non complicarsi eccessivamente la vita e anche per non confondere troppo le idee, si può anche decidere che ‘o è death, o è prog’. Ragionando in tal senso, quindi, riesce immediato pensare al death metal, quando si affronta “Moments”, Opera Prima degli statunitensi Stealing Axion.
Questo poiché sono numerosi, nell’album, i riferimenti agli stilemi che, nel corso degli anni, hanno via via contribuito a metter su carta ‘cosa sia’ il death metal. Come per esempio il growling molto duro e rabbioso utilizzato dal combo americano per sottolineare molti passaggi infuocati, oppure le ritmiche di chitarra, marmoree nelle loro sembianze stoppate e compresse (“Moments Part 1”) o, non di meno, i blast-beats scatenati da Blake Ferris (“Moments Part 2”). Ma, in particolare, a fare la differenza è quella ‘cattiveria’ di cui sono abbondantemente permeate le proposte che nascono dal death e della quale, invece, sono spesso e volentieri scevri i lavori di prog metal. E, in “Moments”, i quattro musicisti di Tacoma sfoderano gli artigli per un sound possente, robusto, combattivo seppur costantemente ricco, anzi sovrabbondante, di complicati passaggi armonici, azzardi ritmici e accidenti musicali che ne frammentano e poi ricostituiscono l’anima. Una varietà di soluzioni che, però, non porta a disgregare per lo spazio uno stile al contrario ben fissato, da Forbrich e i suoi soci, attorno al marchio di fabbrica ‘Stealing Axion’ – ancorché non ‘così’ originale. In antitesi a certi segmenti davvero aspri e veementi, come per esempio la strofa di “Everything Or Nothing”, non mancano – come del resto ci si poteva aspettare dato l’alto tasso di sofisticazione in gioco – ampi orizzonti di quiete nei quali prende campo l’esplorazione di luoghi e paesaggi nei quali regna la tendenza alla riflessione, al ragionamento e all’introspezione (“Collapse”). O, nondimeno, la penetrazione in desolati territori ove a farla da padrone è un generale senso di dimessa inquietudine (“47 Days Later”). Non mancano neppure alcuni arabeschi melodici dalla presa sicura (“Solar”), efficaci per edulcorare un po’ un sound che fa di una spigolosa potenza la sua caratteristica peculiare e ben disegnati nel ritornello, nuovamente, di “Everything Or Nothing”.
La lunga durata del platter, più di un’ora e un quarto, ne rende difficile l’assimilazione, tenuto pure conto che l’impalcatura musicale issata dai Nostri non è certamente né semplice né lineare. Non si tratta di un difetto giacché gli undici brani che compongono “Moments” sono costruiti con gusto e dovizia di particolari quanto, viceversa, di una richiesta di pazienza nei confronti dell’ascoltatore il quale, per prendere confidenza con il disco, dovrà dedicarvi parecchie ore di attenzione. La buona inventività degli Stealing Axion, in ogni caso, non trova la dovuta consistenza, una volta calata nelle singole canzoni; che, pur compiendo degli itinerari a volte interessanti e degni di nota, si diluiscono forse eccessivamente nell’immenso mondo invisibile tratteggiato da DeShazo e i suoi compagni. Ciascun pezzo ha in sé uno o più segmenti da estrapolare per ‘bellezza musicale’, su questo non ci sono dubbi, tuttavia la tendenza del quartetto a divagare e a essere ridondante (“Eventide”) vanifica parzialmente certe invenzioni da manuale (“The Unwanted Gift”).
Se si tiene conto che, in fondo, sono solo tre anni che gli Stealing Axion hanno iniziato il loro percorso del mondo del metal, si possono giustificare certe battute a vuoto di “Moments” come dei peccati di gioventù, veniali e rimediabili con una maggiore accuratezza nel concentrare quella creatività che, senz’altro, a loro non manca.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Mirage Of Hope 3:53
2. Solar 6:53
3. Everything Or Nothing 6:08
4. 47 Days Later 5:27
5. The Unwanted Gift 4:55
6. Eventide 7:13
7. Collapse 8:42
8. It’s Too Late Now 5:15
9. Sleepless 5:27
10. Moments Part 1 9:45
11. Moments Part 2 12:34
Durata 76 min.
Formazione:
Dan Forbrich – Chitarra/Voce
Josh DeShazo – Chitarra/Voce
Phil Willmarth – Basso/Voce
Blake Ferris – Batteria