Recensione: Moving Crosscurrent Of Time

Di Giuseppe Abazia - 10 Agosto 2010 - 0:00
Moving Crosscurrent Of Time
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Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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67

Attivi solo da una manciata di anni, i russi Morningside si erano già fatti conoscere non troppo tempo fa col buon debut The Wind, The Trees And The Shadows Of The Past. Il genere di riferimento era (ed è tuttora) il death-doom, ma i Morningside condivano la proposta con un vago retrogusto folk, atmosfere simili a quelle degli Agalloch (o degli Empyrium, anche), e melodie fortemente debitrici al primo periodo dei Katatonia: il risultato fu un album onesto e interessante, caratterizzato da un songwriting discretamente derivativo, cionondimeno vario ed efficace. Moving Crosscurrent Of Time, loro secondo full-length, si muove su coordinate simili, andando a riproprre tanto i pregi quanto i difetti del suo predecessore.

Come accennato in apertura, l’influenza dominante è il death-doom, tuttavia i Morningside prestano molta attenzione anche alla melodia e al fattore atmosfera: la resa complessiva, infatti, non è troppo pesante, ma concede ampi spazi a passaggi più rilassati e tranquilli. La malinconia è il comune denominatore a fare da filo conduttore ad ogni espressione musicale dei Morningside, il che si traduce in tempi generalmente dilatati (ma non troppo), melodie sognanti e nostalgiche, e grande cura del lavoro di chitarra solista. E’ proprio la chitarra solista a riportare ad una delle fonti d’ispirazione dominanti, ossia i Katatonia: la costruzione delle melodie e il loro sapore particolarmente rassegnato hanno molto in comune con quanto proposto in tempi ormai remoti da Dance Of December Souls o Brave Murder Day, e se da un lato abbiamo i Katatonia, dall’altro ci sono gli Agalloch a riecheggiare nelle atmosfere ariose e folkeggianti, e durante molti passaggi strumentali e acustici. Le canzoni sono mediamente abbastanza lunghe e articolate, e mettono in luce capacità compositive più che buone: i Morningside sanno quando c’è da pestare più duro e quando rallentare, sanno creare melodie accattivanti, e soprattutto sanno amalgamare in modo abbastanza scorrevole ognuno degli elementi costitutivi della loro musica. Da segnalare, infine, anche le tenui venature post-rock di alcune sezioni strumentali.

Tuttavia, l’aver speso così tante parole a sottolineare la somiglianza dei Morningside con i due sopracitati numi tutelari del metal più malinconico e d’avanguardia, ci porta al primo dei difetti di Moving Crosscurrent Of Time, ossia la scarsa originalità e una personalità poco spiccata. Ascoltando il disco, infatti, il senso di deja-vù è abbastanza rilevante, e chiunque abbia una conoscenza anche sommaria dei Katatonia e degli Agalloch non potrà che riconoscerne al volo i marchi di fabbrica, qui riproposti in maniera abbastanza pedissequa; purtroppo non si tratta semplicemente di vaghi rimandi, ma di una somiglianza piuttosto marcata di melodie e atmosfere. Altro fattore che gioca a sfavore dei Morningside è la qualità della produzione tutt’altro che eccelsa, che rende il sound piuttosto piatto e incolore, e impedisce di dare la giusta potenza alla batteria e soprattutto alle chitarre (il che è un vero peccato, visto l’ottimo lavoro svolto da quel punto di vista). L’ultima nota negativa è rappresentata dalla voce, costituita da uno scream acido e graffiante, che però si rivela essere anche l’unico stile vocale utilizzato (a parte una comparsata di voce pulita nell’outro), andando dunque a incidere sulla varietà dell’album e rendendo la resa complessiva abbastanza statica e monocorde.

Lavoro riuscito solo in parte per i Morningside, la cui mancanza di personalità finisce per svilire le ottime capacità compositive e strumentistiche che s’intravedono al di sotto della natura derivativa del loro stile; le canzoni sono ben scritte, constano di melodie riuscite, e l’atmosfera è abbastanza coinvolgente, ma tutto ciò non è sufficiente ad emergere senza una personalità decisa e ben definita. I Morningside, in fondo, non hanno bisogno di altro se non di liberarsi dell’ombra delle proprie fonti d’ispirazione, così da imporsi con un sound più originale e caratteristico: sarebbe un vero peccato se le buonissime qualità mostrate finora da questi giovani russi continuassero ad essere impiegate per proporre musica così simile ad altre band più famose.

Giuseppe Abazia

 

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Tracklist

1 – Intro (04:42)
2 – 14 (06:13) (myspace)
3 – The Autumn People (06:58) (myspace)
4 – Insomnia (06:36)
5 – Moving Crosscurrent Of Time (08:54)
6 – The Outcome (Admit One) (07:41)
7 – Outro (English Version) (05:07)
8 – Outro (Russian Version) (05:07)

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