Recensione: Nervous System Failure

Di Alberto Fittarelli - 19 Settembre 2009 - 0:00
Nervous System Failure
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Genere:
Anno: 2009
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88

Sottovalutati, sottovalutati, sottovalutati. Come tutti i gruppi estremi (e non, con qualche eccezione) italiani, gli Infernal Poetry seminano a profusione ma raccolgono sempre molto meno di quanto dovrebbero. Lo diciamo da anni, il metal italiano sa affrancarsi dall’esterofilia, dalla mancanza di personalita’, dal provincialismo… ma non dai pregiudizi che si porta dietro. Giustificati in passato (a volte anche nel presente) per la stupida abitudine tutta italiana di lodare e imbrodare gruppi solo perche’ italiani: cosa da cui ci terremo ben lontani per gli Infernal Poetry. Questo perche’, una volta di piu’, il loro lavoro merita lodi puramente per il grandioso risultato che ottiene.

A botta calda, dopo solo un ascolto, devo dire di aver pensato che i marchigiani avessero imbevuto il loro death metal melodico/sperimentale di Red Hot Chili Peppers: non parlo tanto delle singole soluzioni musicali, quanto della schizofrenia che avvolge ogni brano come una nube tossica, e lo rende speciale. Giusto per non fare liste della spesa, basti sentire l’attacco di Brain Pop-Ups e le chitarre folli che la reggono: impossibile restare immobili. Se solo avesse avuto una produzione ad alto budget, questa avrebbe sfondato su qualsiasi network/radio musicale con una dignita’.

Tutto l’album si dipana seguendo la progressiva follia del nostro protagonista, la cui mente e’ tanto ben rappresentata dall’inquietante cover di Lorenzo Mariani, che sembra degradare ad ogni cambio di traccia sempre di piu’. Daniele Galassi, che ha composto l’intero disco e sara’ quindi il principale responsabile dei vostri incubi, realizza il guitar work di una vita: non tanto perche’ “tecnico” nel senso stretto del termine, ma perche’ mette in musica la creativita’ pura. Le dissonanze, gli arrangiamenti, il mixing adeguato al feeling schizoide (con strumenti “pannati”, distribuiti nei singoli canali in modo ossessivo), tutto quadra nel creare l’atmosfera cercata dal gruppo; persino intermezzi strumentali come The Heater, The Wall, The Hitter rendono l’idea di una persona sull’orlo di un breakdown nervoso definitivo, senza mai mollare l’essenza death metal: questo e’ il valore aggiunto di Nervous System Failure del resto, la sua capacita’ di restare metal, estremo e allo stesso tempo reinventare un modo di suonare il genere.

E raggiunto il traguardo del “colore” complessivo dell’opera, primo ostacolo per molti gruppi, i pezzi si ergono singolarmente senza eccezioni. Intermezzi a parte, tracce come The Next Is Mine, con il suo ritornello da urlare – e di nuovo gli stacchi da personalita’ multipla – voglio semplicemente vederle suonate su un palco. Come cover. Da gruppi che oggi si beccano (spesso immeritatamente) le copertine di tutti i magazine musicali.

Esagerazione da italofilia? Ebbene no. Chiunque abbia un minimo di obiettivita’ ascolti questo maledetto disco, lo giudichi per il miliardo di idee che contiene, per l’abilita’ dei musicisti e di un cantante come Paolo Ojetti, telefoni al piu’ vicino locale e chieda un loro concerto. Anche le minacce sono valide.

Nervous System Failure e’ semplicemente il miglior disco estremo uscito in Italia dai tempi dei vecchi Sadist: capitelo ora, non tra dieci anni quando per farci ascoltare qualcosa dovranno riunirsi!

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

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Tracklist:

1. User advisory
2. Post-split anathemas
3. Forbidden apples
4. Brain pop-ups
5. They dance in circles
6. The heater, the wall, the hitter
7. Back to Monkey
8. The next is mine (featuring Trevor from Sadist)
9. La macchina del trapasso
10. Pathological acts at 37 degrees
11. Drive-gig drive-gig
12. Wizard Touch pt.3
13. Nervous system failure

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