Recensione: Never Ending

Di Matteo Lavazza - 1 Novembre 2004 - 0:00
Never Ending
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Anno: 2004
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70

Arrivano al traguardo del terzo disco, un disco sempre di fondamentale importanza per la carriera di una band, con questo “Never Ending” i Mystic Prophecy, gruppo da più parti definito come uno dei più promettenti per quanto riguarda il Power Metal, ma che finora non ha saputo imporsi all’attenzione generale come in molti avrebbero pensato.
L’apertura è affidata a “Burning Bridges”, tipico pezzo Power Metal, che fa dei riff di chitarra e delle melodie vocali i suoi punti di forza. La nota sicuramente più positiva riguarda la potenza ritmica del gruppo, decisamente sopra la media del Power attuale, soprattutto nella strofa, mentre nel ritornello è la melodia a farla da padrone, con linee vocali che mi hanno ripostato alla mente certe cose degli Edguy, complice anche una somiglianza tra la voce del buon Tobias Sammet e quella di Roberto Dimitri Liapakis, anche se quest’ultimo non raggiunge l’estensione vocale della mente del progetto Avantasia.
Bisogna ammettere che tutto l’album si muove su standard qualitativi più che buoni, peccato solo che i Mystic Prophecy non escano mai dagli schemi a livello compositivo, infatti quasi tutti i brani del disco seguono la linea “strofa tirata e potente/ritornello melodico”, rimane però il fatto che le canzoni si lasciano ascoltare con piacere.
“Time will Tell” è un altro ottimo esempio dello stile del gruppo, sempre bravo a trovare melodie che si insinuano nel cervello dell’ascoltatore, ma senza risultare troppo banali, seppur la somiglianza con gli Edguy si faccia sempre sentire nei chorus.
Come già dicevo prima è difficile trovare dei picchi qualitativi, così come delle evidenti cadute di tono, canzoni come “Under a Darkened Sun”, buona cavalcata nobilitata da un ritornello davvero splendido, “Dust of Evil”, potente e dinamico mid tempo che risulta decisamente coinvolgente, “In Hell”, il pezzo più tirato e cattivo del disco, senza che però il gruppo perda mai di vista la melodia, “Wings of Eternity”, aperta da un riff di chitarra davvero molto bello, che lascia poi la strada ad un altro tipico pezzo nello stile della band, con Liapakis più aggressivo del solito nella strofa, “Warriors of Lies”, in cui il gruppo svela il lato più oscuro della propria proposta, prima che la canzone parta in quarta, mantenendo però un approccio più cupo che nel resto dei brani, “Dead Moon Rising”, altro pezzo in cui l’atmosfera generale è piuttosto cattiva, caratteristica che rende questa canzone a mio parere un gradino sopra le altre.
Una nota a parte la merita certamente la title track, una sorta di ballad strumentale davvero originale e ben riuscita, che mette in mostra, più di ogni altra song del disco, la personalità e le buone idee dei Mystic Prophecy.
Le note dolenti arrivano invece, a mio parere, da “Never Surrender”, una Power ballad davvero scontata e banale, anche se ben arrangiata, difetti comuni a molti brani di questo tipo, e da “When I’m Falling”, una canzone in cui la band cerca soluzioni ritmiche e melodiche particolari, senza però riuscire a trovare lo spunto vincente, con il risultato che la canzone non riesce a decollare.
I suoni sono tecnicamente buonissimi, ma come in molte uscite di questo genere, li ho trovati un po troppo freddi e perfetti, ma è una questione di gusto personale.
Sotto il profilo tecnico la band è praticamente inattaccabile, tutti i musicisti coinvolti arrivano, o fanno ancora parte, di altre band di ottimo livello, tipo Valley’s Eve, Dream Evil o Raise Hell, in più il bassista Martin Albrecht è noto per aver suonato in quel gran gruppo che sono gli Stormwitch, è ovvio che con tutta l’esperienza maturata il livello tecnico della band è decisamente molto elevato.
A mio parere questo “Never Ending” è un ottimo album Power, composto da canzoni decisamente molto ben scritte e suonate, l’unica cosa che posso dire è che secondo me la band dovrebbe staccarsi maggiormente dal suo schema composito e cercare soluzioni più personali, magari seguendo maggiormente le direttive di una canzone come “Dead Moon Rising”, trovando così una dimensione maggiormente originale ed in grado di far emergere un suono proprio e ben definito dei Mystic Prophecy.

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