Recensione: Nightwind: The Conqueror from the Stars

Di Manuele Marconi - 11 Gennaio 2023 - 6:00
Nightwind: The Conqueror from the Stars
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Eccoci a parlare nuovamente dei Moonlight Sorcery. Ci eravamo lasciati, non troppo tempo fa, sottolineando il talento di questi ragazzi, che con “Piercing Through the Frozen Eternity” avevano rilasciato un EP di una qualità incredibile, soprattutto per essere un primissimo lavoro ufficiale, anche se può definirsi extended play solo per pochi secondi di riproduzione, avendo una durata di oltre 29 minuti. Avevamo concluso l’ascolto del precedente disco con una forte curiosità per i progetti futuri del gruppo, che si ripresenta pochi mesi dopo con un ulteriore EP: “Nightwind: The Conqueror from the Stars”, che consta di quattro brani, per una durata – inferiore al predecessore – di 19 minuti.

Il brano di apertura, “Ancient Sword of Hate” rappresenta l’inizio perfetto: Inizia in maniera molto classicamente black metal. Potrebbe sembrare una traccia da “Wrath of the tyrant” degli Emperor. Ottimo lavoro su tutti gli strumenti, voce inclusa: come nel loro lavoro precedente, la chitarra in sottofondo accompagna in maniera magistrale e non è mai banale. Senza dubbi l’episodio più rimarchevole del disco. Si prosegue con “Yötuulten Kutsu”, più aggressiva e diretta, con chitarre e synth che creano un muro sonoro su cui si muove la voce, con la batteria che dà al tutto la giusta energia. La buona strumentale “Constellations”, con i suoi lunghi dialoghi fra chitarre e synth prelude alla chiusura dell’EP, con la cover di “Black Moon’s Blood” degli Agatus, il pezzo meno convincente forse del lotto.

Certamente un passo molto prudente da parte dei Moonlight Sorcery, dopo il successo dell’EP d’esordio. Probabilmente se avessero inserito l’opener di questo lavoro nel disco precedente staremmo parlando di un album con la A maiuscola, ma forse giustamente i ragazzi di Tampere ci vanno con i piedi di piombo, tirando fuori dal cilindro un secondo prodotto a stretto giro dal primo, che però non ne conserva totalmente la qualità, anche per una questione prettamente di volume contenutistico (tolta la cover la durata di  “Nightwind: The Conqueror from the Stars” è la metà di “Piercing Through the Frozen Eternity”). Cionondimeno il gruppo conferma le potenzialità intraviste precedentemente, anche attraverso una produzione semplicemente perfetta per il tipo di proposta. Rimaniamo in vigile attesa di un full length futuro.

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