Recensione: Nightwing [reissue]

Di Riccardo Angelini - 18 Settembre 2008 - 0:00
Nightwing [reissue]
Band: Marduk
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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90

‘Blood, Fire, Death’: tutto comincia qui. Due decadi sono passate dall’uscita di un disco destinato ad aprire una nuova dimensione nel mondo della musica estrema. In omaggio a quell’inno feroce e violento e al suo creatore, nel 1998 i Marduk progettarono una trilogia nella quale ogni capitolo è ispirato ai tre vertici della pietra miliare posta dal giovane Bathory.
Blood: da qui prende il via l’assalto di Morgan Håkansson e dei suoi uomini, da qui prende il via “Nighwing”. La furia sanguinaria degli svedesi viene incanalata in un duplice concept che spezza la loro creatura in due tronconi, differenti nei temi come nelle atmosfere.

Chapter I: Dictionnarie Infernal

Oscurità, violenza, anticristianesimo, satanismo. I tratti ideologici e musicali del black metal, nella loro forma più estrema ed esasperata, sono gli elementi cardinali della prima metà del disco, corrispondente alle prime cinque tracce. Il massacro è introdotto da un ‘Preludium’ ossessionato e calustrofobico, rumore e cacofonia che sono brutalmente troncati dall’irrompere di ‘Bloodtide (XXX)’. Il brano si richiama al recente passato della band, all’impeto dissacrante del monumento ‘Heaven Shall Burn… When We Are Gathered’ e dal primordiale black metal svedese: nessun compromesso, pura violenza sonora. La furia di un riffing straziante e dei micidiali blast-beat di Fredrik Andersson si consuma implacabile fino al finale, il cui improvviso rallentamento prepara a una nuova esplosione di rabbia. ‘Of Hells Fire’ è un fiume infernale che rompe gli argini e travolge ogni cosa, mozzando il fiato e torcendo le budella agli sprovveduti che si avvicinano impreparati. Mentre lo screaming gelido di Legion anticipa un tema che un anno più tardi farà la fortuna di ‘Baptism By Fire’, l’incessante massacro guidato dalle chitarre di Håkansson toglie il tempo materiale di percepire le variazioni ritmiche, fagocitate da un vortice di violenza che non sembra conoscere requie. Anzi, con la successiva ‘Slay The Nazarene’ si alza ulteriormente il tiro, nella misura dell’umanamente possibile, concentrando in meno di quattro minuti tutta la rabbia sacrilega dell’armata svedese. Il brano rappresenta forse l’espressione più immediata e istintiva della ferocia animalesca che anima la band, la quale affida al minimalismo dei testi il compito di dipingere il nero del suo atroce odio anticristiano. Dopo un’intro subdola e caliginosa, la tempesta di sangue si  scatena anche sulla title track, sebbene cominci qui a intravedersi qualche occasionale variazione sul tema. La velocità folle che pure domina i momenti centrali del brano cede nel finale il passo a rallentamenti cadenzati ed epici, preludio a ciò che sta per sopraggiungere…

Chapter II: The Warlord Of Wallachia

Vlad “Ţepeş” III, “l’Impalatore”, fu principe di Valacchia nella seconda metà del XV secolo. Figlio di Vlad II, cavaliere dell’Ordine del Dragone e perciò detto “Dracul”, ereditò dal padre il titolo e l’appellativo “Draculea”: figlio del dragone. O anche, secondo un’altra lettura: figlio del diavolo.
Se la leggenda parla di vampiri, la storia parla di un abile condottiero, generoso con gli amici e spietato con i nemici, che seppe riconquistare il trono dopo essere stato ceduto, appena fanciullo, come ostaggio al sultano turco Murad II.
Proprio da questo periodo prende le mosse la seconda parte del concept dei Marduk, che in ‘Dreams Of Blood And Iron’ racconta degli anni di prigionia del giovane Vlad – decisivi per la formazione del suo carattere astuto, intrepido e crudele – e dei sentimenti di vendetta covati in seguito alla morte del padre e del fratello Mircea per mano dell’usurpatore Vladislav II. Rispetto a quanto udito sinora, il brano muta completamente registro: vaghi echi bathoriani aleggiano nel suo riffing minimale e cadenzato, che di fa di una melodia minimale e perversa la propria colonna portante. ‘Dracole Wayda’ prosegue lungo il medesimo sentiero, affidando alle chitarre il compito di evocare la bruma tenebrosa delle foreste transilvane e allo screaming diabolico di Legion quello di narrare le battaglie del principe di Valacchia. Ma quando si tratta dei Marduk è chiaro che la violenza non potrà essere trattenuta troppo a lungo. Eccola inflatti scatenarsi nuovamente su ‘Kaziklu Bey (The Lord Impaler)’, nella forma di un riff affilato, tagliente, fra i più letali che la band abbia mai forgiato. Il brano narra della sanguinaria lotta fra il sultano Maometto II e Vlad Ţepeş, del terrore che le discese del Sovrano Impalatore – o Kaziklu Bey, come lo chiamavano i turchi – seminavano fra le fila nemiche, e del supplizio cui egli condannò decine di migliaia di uomini e che gli valse l’infausto soprannome. La scia di sangue che condusse Vlad al trono si interruppe bruscamente nel 1462, complice il tradimento del principe di Ungheria Mattia Corvino, che lo tenne prigioniero nel proprio castello per dodici anni. Questa parte della storia è narrata nella sulfurea ‘Deme Quaden Thyrane’, eredità delle sessioni di ‘Opus Nocturne’, per chi scrive uno dei pezzi migliori dell’album. Forte di un’alternarsi di sezioni di grande atmosfera e dirompenti accelerazioni, è forse tra tutti il brano che meglio mostra quanto possa essere efficace una dose ben calibrata di melodia in un contesto pur sempre estremo e feroce. L’epopea di Vlad III si conclude nella successiva ‘Anno Domini 1476′, breve ma asfissiante nel suo incedere marziale. Il principe muore in battaglia, circondato dalle truppe ottomane, tradito dagli alleati, lanciandosi a capofitto in uno scontro senza speranza. I suoi ultimi istanti sono scanditi dalle note dell’Imnul Tineretii Legionare, l’inno della Guardia di ferro rumena.

Qui finisce la storia di Vlad III detto l’Impalatore, e qui finisce anche la storia di ‘Nightwing’. A dieci anni dalla sua uscita, la Regain Records ha voluto ricordare la gemma di tenebra che diede inizio alla trilogia black metal dei Marduk.
All’edizione rimasterizzata dell’album, il cui cambiamento più rilevante pare quello riguardante l’artwork, è stato allegato un DVD bonus ‘Blood Of The Saints’ (quello che negli intenti doveva essere il titolo originale dello stesso ‘Nightwing’), nel quale è immortalata l’esibizione di Rotterdam del 5 aprile 1998. La registrazione non supera la soglia dei quarantaquattro minuto, ma fa in tempo a regalare un paio di chicche dall’esordio ‘Dark Endless’ (‘The Black…’ e ‘Still Fucking Dead’). Anche per questo, ma soprattutto in considerazione della poverissima qualità audio-video – regia inesistente, inquadratura fissa, suoni a dir poco confusi – il disco può considerarsi destinato ai collezionisti e ai fan più sfegatati.

Per molti il capolavoro dei Marduk è appena al di là della porta, e arriverà l’anno successivo con la dichiarazione di guerra ‘Panzer Division Marduk’: l’album, più lineare e diretto del predecessore, riscuoterà ciononostante (o forse proprio per questo) un successo sennza precedenti per la band, al punto da essere considerato nel tempo il suo autentico manifesto. Alle raffiche di mitra e alle cannonate di Panzer Division tuttavia il sottoscritto sente di preferire la fredda bruma e il solchi bagnati di sangue di ‘Nightwing’, forse l’opera più completa nella discografia dei Marduk, terribile nella freddezza delle sue atmosfere, seconda a nessuno per rabbia e ferocia.
Da allora sono passati dieci anni, e il presente dei Marduk appare molto diverso. Di quella storica formazione è rimasto il solo Håkansson, e la sensazione è che quei tempi appartengano ormai a un passato che sebbene continui a sembrare ancora prossimo è invero lontano già due lustri o forse oramai non più riproponibile. Per questo la ristampa di ‘Nightwing’ può rappresentare per i vecchi fan un momento per ricordare quei giorni, e per i nuovi adepti l’occasione di riscoprire uno degli album cardinali di una band che sul finire dello scorso decennio attraversava il suo miglior momento di forma.

“The night of the Lord Impalers demise,
the worst storm man could remember struck the land.
 Kaziklu Bey was dead but not gone! 
…and by thunder his foes now again could feel his hand.”

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Preludium  
2. Bloodtide (XXX)  
3. Of Hells Fire  
4. Slay The Nazarene  
5. Nightwing  
6. Dreams Of Blood And Iron  
7. Dracole Wayda  
8. Kaziklu Bay – The Lord Impaler  
9. Deme Quaden Thyrane  
10. Anno Domini 1476  
 
Bonus DVD – Blood Of The Saints:
1. Over Hells Fire  
2. Those Of The Unlight  
3. Slay The Nazarene  
4. The Black…  
5. Still Fucking Dead  
6. Sulphur Souls  
7. Dreams Of Blood And Iron  
8. Beyond The Grace Of God

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