Recensione: No Compromise

Di Jennifer Carminati - 21 Febbraio 2024 - 8:30
No Compromise
85

La band underground meneghina Vide nel tempo ha subito vari cambi di formazione e come sempre accade in questi casi, tutto questo si rispecchia nelle influenze che ritroviamo nel sound: alternative metal, hardcore, metalcore e contaminazione industrial.

Attualmente i Vide sono: Palu alla voce, John Pino Lisi alla chitarra, Mr Kolaz al basso e Dani alla batteria.

Dopo l’esordio discografico nel 2019 con The Achieve of Hate, finiscono sotto le grinfie della sottoscritta solo ora per la recensione di No Compromise uscito ad ottobre 2023, sempre per l’etichetta Ad Noctem Records del buon Muriel Saracino.

Ribadisco solo ora, perché avrei voluto averlo tra le mani e nelle orecchie già verso la fine dell’anno, quando avevo una certa dose di rabbia repressa che avrei sfogato volentieri con l’ascolto di quest’album davvero incazzatissimo.

Si autodefiniscono Alternative/Hardcore/Metalcore ma c’è anche molto altro in questi 30 minuti e 25 secondi, per la precisione, che scorrono via veloci che è una meraviglia, tanto è vero che, per recensirlo a dovere, credo di averlo ascoltato una decina di volte in loop senza neanche rendermene conto.

Gli otto brani che compongono No Compromise sono come schegge impazzite che ti vengono sbattute addosso ad una velocità pazzesca, come se una mina ti scoppiasse improvvisamente nel centro stanza in cui ti trovi mentre lo stai ascoltando.

Le ostilità, giusto per restare in tema bellico, ahimè mai passato di moda purtroppo, sono aperte da Rimane l’Odio, con chitarre pesanti inizialmente sludge che danno poi luogo a riff più veloci e intricati. La frase “sono poche le persone con cui ancora parlo, sono poche le persone per cui provo rancore” credo possa diventare un mio nuovo tatuaggio. Un cantato, in italiano o meno che sia, come in questo pezzo, con un growl intellegibile che rende comprensibili i testi delle loro canzoni, cariche di odio, rabbia e risentimento nei confronti della società e di tutto ciò che non va in essa.

Il pezzo che segue Your Legacy ha dei cambi di tempo e delle ritmiche pazzesche e lo eleggo ufficialmente il mio brano preferito di questo secondo lavoro in studio dei Vide

 I’m Tired To Loose e Dust on Your Brain non sono certo da meno come groove, una sezione ritmica ben studiata di Mr Kolaz  al basso e Dani dietro le pelli che non perde un colpo che sia uno, con un rullante che viaggia a velocità folli e la chitarra di Pino che gli sta dietro con i suoi riff altrettanto micidiali e precisi.

Brani spesso violenti davvero, ma una violenza non fine a sé stessa e soprattutto mai banale, non si cade mai nei soliti cliché con i Vide …mai! Le loro ritmiche sono intricate e anche per me, che non sono una musicista ma di musica ne ascolto tanta, è evidente come ci sia uno studio dietro tutto questo.

Un urlo micidiale è l’inizio One More Kill, dove il cantato in lingua madre si alterna all’inglese: “quante parti di te sei disposto a perdere e ad uccidere? “ci chiede Palu, con una cattiveria e aggressività vocale che mi hanno ricordato il grande Phil Anselmo.

In For Nothing i riff sono accelerati all’ennesima potenza, con numerosi cambi di velocità quasi destabilizzanti se non fosse che son studiati alla perfezione per dar luogo ad un moshpit violento in sede live che già mi immagino.

Da quando sei nato, ti hanno insegnato, che devi abbassar la voce…non sarai mai un uomo vero”, questo è quanto viene gridato in Con Tutta La Voce, altro brano in italiano che ti spezza letteralmente le gambine, come diceva spesso il mio vecchio (Ulisse Carminati, U.C. per chi non lo sapesse) nelle sue di recensioni.

Fight For Us All con il suo groove micidiale chiude in maniera perfetta questo album, ricordandoci che non si deve mai scendere a compromessi, testa bassa e si va avanti, magari scaraventando più di qualcuno ai lati del nostro passaggio.

Una produzione impeccabile a cura di Marco Allemandi, che dal suo Triora Productions Studio di Torino non sbaglia mai un colpo e, ancora una volta, ha centrato l’obiettivo dei suoni pressoché perfetti.

Ancora una volta, strappiamo via le etichette e limitiamoci ad ascoltare dell’ottima musica, fatta con passione e sentimento, pur rabbioso che sia, di questo si tratta, spesso incontrollabile nella sua sincera impulsività.

Non vedo l’ora di sentire No Compromise in sede live per “vedere l’effetto che fa”, ma sicuramente sarà devastante.

Questo album deve finire direttamente nella vostra collezione senza passare dal via, non ci sono carte Imprevisti da pescare, ve lo garantisco.

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