Recensione: No Place to Hide
La death metal band Mortal Agony proviene dalla Germania anche se, a primo ascolto, verrebbe da scommettere, ad occhi chiusi, che i sei abbiano stampata sul passaporto la dicitura: United States of America. Wulf e compagnia al seguito sono infatti autori di un death metal dalle chiare connotazioni statunitensi, perlomeno a livello sperimentale/compositivo.
“No Place to Hide”, terzo studio album della loro carriera iniziata in Bavaria nel 1997, è caratterizzato da un songwriting molto eterogeneo, identificato da una moltitudine di ‘stili’. S’ascolta un mix di hardcore stile newyorkese, brutal death metal come se ne sente a tonnellate da qualche anno a questa parte (chiari i richiami stile Dying Fetus) e death metal furioso alla Morbid Angel, in particolare quello demoniaco scandito dall’alternanza dei mid tempo e dalle sfuriate in blast, ma non solo, i grandi nomi in gioco sarebbero molti di più.
L’eterogeneità stilistica di “No Place to Hide” deriva proprio da questa moltitudine di ispirazioni fatte convergere nel songwriting di questi dieci brani. Il tutto è infarcito, qua e là e senza ordine logico, da qualche imprevedibile coro e da curiose sfumature legate a suoni inattesi che quasi nulla hanno a che fare con la trama del brano stesso. Veri e propri artifici che, ne siamo quasi certi, hanno l’unico scopo di rendere originale una proposta davvero insipida.
È un modo di comporre che riteniamo non paghi particolarmente in termini di efficacia in quanto, a lungo andare, la musica diventa impersonale (per non dire un po’ ‘patetica’) e poco coinvolgente date le numerose deviazioni stilistiche, a volte davvero poco organiche nel loro insieme.
Pure dal punto di vista produttivo la band fa uno scivolone. Lo spessore delle chitarre, aggressive e sempre in primo piano, è ridotto a favore di un fastidioso e rugginoso suono metallico che, se da una parte inquadra con coerenza il mood complessivo del parco suoni adottato, dall’altro si sposa bene alle sole sezioni hardcore, punto convincente dell’intero lavoro. A questo punto arrivati, però, sarebbe stato molto più efficace un disco di puro hardcore, stile che i nostri (sopratutto il batterista Wolle!) sembrano aver ben interiorizzato a differenza delle parti più violente che, purtroppo, non lasciano segno, né incidono a livello di impatto. Il disco appare quindi asettico, causa anche una preoccupate carenza melodica, non intesa come ritonello canticchiabile, ma come struttura armonica in grado di far emergere la personalità di canzoni altresì davvero indistinguibili le une dalle altre (e tiriamolo fuori un briciolo di ‘stile’ in più, mannaggia!).
Concludendo, non ci siamo. Idee se ne percepiscono, ma non trovano realizzazione. Manca ordine e logica compositiva. Ovviamente continua a valere la rispettabilissima opinione dettata dal gusto personale… ‘De gustibus non disputandum est’.
Nicola Furlan
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Tracce:
01. Incoming – 01:05
02. No Place to Hide – 04:12
03. Prototype – 05:03
04. New World Order – 04:45
05. To the Fallen – 05:36
06. Discuss – 04:31
07. Beef up your Skills – 04:23
08. Don’t tread on Me – 05:26
09. Feel the Fire – 04:35
10. Get on my Trip – 05:53
Durata: 44 minuti ca.
Formazione:
Wulf: Voce
Jannik: Voce
Frank: Chitarra
Michi: Chitarra
Beck: Basso
Wolle: Batteria