Recensione: Nocturnal Beast

Di Alberto Fittarelli - 3 Dicembre 2005 - 0:00
Nocturnal Beast
Band: Lord Belial
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Mancavano all’appello gli svedesi Lord Belial, ma nell’anno del
ritorno dei connazionali In Aeternum non potevano assentarsi loro, alfieri
anch’essi del black svedese melodico e con forti influssi thrash.

A dire il vero si tratta di influssi che in questo disco lasciano il posto ad
una molto più preponderante vena acustico/arpeggiata, che domina gran parte dei
brani, costruiti su una continua alternanza tra parti tipicamente black (mai
comunque troppo feroci, e quasi sempre articolate su dei mid-tempos) ed armonie
semi-acustiche create dalla coppia di asce Thomas Backelin/Hjalmar Nielsen:
abbandonato (definitivamente) lo splendido flauto che, in un modo o nell’altro,
aveva sempre impreziosito i loro album sino a particolare Angelgrinder,
molto più votato al death che al loro classico sound, il quartetto scandinavo
non può che affidare la propria capacità di dipingere emozioni alle chitarre
appunto, e va detto che l’esperimento riesce bene. Questo anche se non ci
troviamo più di fronte ad un disco vario, raramente riceviamo improvvise
sorprese, e sono comunque proporzionate alla classicità del sound: splendidi e
lunghi assoli durante Demonic Possession (sì, nemmeno la varietà nei
titoli è mai stata il loro forte – ma almeno evitano di invitarci a baciare il
Capro, questa volta) e Monarchy Of Death; la struttura in arpeggio
distorto di Desolate Passage

Elementi che conosciamo bene, ma che loro sanno proporre degnamente in un
disco che, nelle lunghe notti invernali, non può che creare il giusto feeling
per gli amanti di determinate atmosfere orrorifiche, ma anche epiche, tipiche
della nicchia di suono creata dai fratelli Backelin (si tratta, per chi
non lo sapesse, di un trio: Anders, Micke e Thomas). Giova la produzione, ben
bilanciata su tutti gli strumenti e capacissima di far risaltare i chiaroscuri
determinati dall’alternanza di pulito e distorto nelle chitarre. Così come un
uso versatile della voce, che dallo screaming passa talvolta al recitato,
profondo ed evocativo.

Un gruppo mai premiato eccessivamente, specie dopo qualche passo falso, sia
musicalmente che “ideologicamente”: non li ha certo avvantaggiati il
lungo stand-by a cui sono stati costretti dopo il rifiuto, da parte della
precedente label (No Fashion), di pubblicare il tutto sommato mediocre 7″ Purify
Sweden
per gli evidenti rischi di fraintendimento (si tratta in realtà
di un tipico manifesto anti-cristiano, con nessuna attinenza dichiarata con la
politica).

Ora la Regain sembra premiarli con un deal vantaggioso per tutti: speriamo
che l’audience, e non solo i nostalgici di ciò che fu – e furono i Lord
Belial stessi – sappia valorizzarli, anche le nuove leve abituate a suoni molto
più artificiosi.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Invocation Of The 68th Demon (intro)
2. Succubi Infernal
3. Demonic Possession
4. Desolate Passage
5. Nocturnus
6. Insufferable Rituals
7. Monarchy Of Death
8. Fleshbound
9. Spiritual Damnation
10. Indoctrination Of Human Sorrow
11. Deathmarch (Outro)

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