Recensione: Nothing But The Best

Di Stefano Ricetti - 25 Settembre 2021 - 0:05
Nothing But The Best
74

In un momento storico nel quale a fare rumore e in certi casi sensazione sono i festeggiamenti e le celebrazioni per il quarantennale o il cinquantennale di vita di una band, nel momento in cui un gruppo raggiunge il ventesimo compleanno successivo alla propria formazione si potrebbe quasi pensare che sia un traguardo di secondo piano. Errore! E pure grave.

Essere in grado di calcare le scene per due decenni non è roba da tutti. Lo scorrere del tempo va contestualizzato, farlo alle nostre latitudini non è la cosa più semplice del mondo. In un Paese dove, nonostante i tantissimi lodevoli tentativi, permane una chiusura mentale e culturale nei confronti dell’hard rock e dell’heavy metal, sbattersi per vent’anni è meritevole di sacrosanto chapeau.

Ai Mandragora Scream non mancava nulla: un’intrigante e interessante cantante supersexy come Morgan Lacroix a calamitare tutte le attenzioni, una proposta musicale dark gotica innervata dal gusto del polistrumentista Terry Horn, il contratto con Nuclear Blast, migliaia di pezzi venduti, i concerti con Cradle Of Filth, The 69 Eyes, Mortiis e Christian Death.

Il combo si è in effetti cavato le proprie soddisfazioni ma da lì a riuscire a fare della passione un mestiere ne corre, dalle nostre parti. Nel momento in cui, però, ci si guarda all’indietro e si rivede la carriera in un flash e quest’ultima risulta costellata da cinque full length di valore e numerose esperienze da raccontare, anche oltre frontiera, c’è da essere soddisfatti.

I Mandragora Scream hanno marcato il territorio, sono assolutamente riconoscibili e possiedono un marchio di fabbrica ben definito, costruito tanto nella polvere quanto sull’altare, all’interno di una parabola artistica costellata da successi e cadute, come è inevitabile che sia, lungo quattro lustri.

A suggellare il traguardo esce Nothing But The Best, sotto l’egida della Music For The Masses, un Cd contenente 17 canzoni per 73 minuti di musica in totale che si accompagna a un libretto di sole otto pagine nelle quali campeggiano diverse foto sia di Morgan Lacroix che di Terry Horn. Stranamente non vi è spazio per qualche rigo riguardante la storia della band, come è d’uopo in questi casi.

Un lavoro celebrativo a tutti gli effetti ma particolarmente originale. Oltre a racchiudere undici brani tratti dai cinque album realizzati in carriera: Fairy Tales from Hell’s Caves (2001), A Whisper of Dew    (2003), Madhouse (2006), Volturna (2009) e Luciferland (2012) vi sono tre inediti, che appariranno sul prossimo album previsto per la fine del 2022 e due tracce tratte dal Dvd Dragonfly, del 2008, sino a questo momento mai incise su di un supporto fisico. In apertura “Nightwish”, digital single targato 2018.

Per quanto afferente le novità, “The Devils Owns My Heart”, “In the Dark” e “Baby Blue”, trattasi di composizioni nel solco della tradizione atmosferica del combo toscano, semplicemente dotate di una componente maggiormente intimista.

Nothing But The Best è una compilation ben bilanciata in grado di fornire un’ampia panoramica su cosa siano oggi e cosa siano stati i Mandragora Scream, un progetto dai tratti senza dubbio coraggiosi, che ha segnato dei momenti imprescindibili all’interno del panorama dark gotico non solo tricolore. Appuntamento fra un anno, allora.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti                                     

 

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