Recensione: Operation: Crash Course
Attenzione.
Quello che a prima vista potrebbe sembrare uno scherzo, non lo è. Nel death, infatti, è un fatto assai raro che a qualcuno venga in mente di concepire un’one-man band. Vuoi per l’alto tasso di tecnica richiesta – con la dovuta, necessaria specializzazione dei musicisti – vuoi per la tradizione che rimanda l’antica usanza (Quorthon docet) al black metal e derivati (ambient, post, depressive), il messicano Jacobo Córdova si trova, con i Ticket To Hell, a essere il capostipite, o quasi, di una nuova tendenza.
Sì che quanto proposto in “Operation: Crash Course” ha anche alti dosaggi di black e thrash, a far da contorno al death primigenio del disco; tuttavia, alla fine dei conti, non è da tutti riuscire a scatenare, in solitudine, un simile terremoto sonoro!
Che poi non si scherzasse tanto devono averlo capito anche i dirigenti della My Kingdom Music che, dopo un demo del 2006, hanno messo subito sotto contratto l’artista di Queretaro per potergli dare la chance d’incidere il primo full-length, “Man Made Paradise” (2008). La combinazione fra i generi citati, nonostante sia vincente, non da vita a uno stile innovativo e/o originale: gli ingredienti di base, a raschiare il fondo, sono sempre quelli.
Tuttavia, il Nostro deve avere le idee ben chiare, in testa. Seppur da solo, Córdova è stato capace, comunque, di sviscerare un sound corposo e potente; dal mood grezzo, tendente all’oscurità.
Senza perdersi in complicazioni compositive, le otto canzoni del platter sembrano fatte apposta per allenare il collo ai più devastanti headbangin’. Brani duri, diretti, dirompenti; costruiti con un guitarwork dal suono marcio e malato. Non solo: growling da bava alla bocca condito da screaming isterico, drumming scatenato nel percorrere i pattern tipici dell’ambito estremo, basso distorto e maligno marchiano con decisione il suono dei Ticket To Hell. Questi semplici approcci, messi assieme in maniera altrettanto elementare – e qui sta l’abilità del musicista – danno luogo a una miscela dall’elevato potenziale esplosivo. La carica interiore di Jacobo deve essere, per natura, ad alto titolo di Coulomb. La sua presenza in altri progetti degeneri (Majestic Downfall, Antiqua, Zombiefication), non ne placano difatti la foga demolitrice: gli oltre quarantuno minuti di durata del disco sono una vera e propria mazzata sui denti (o sulla schiena, fate vobis).
L’infernale coagulo di materia lavica prende forma, dopo un inascoltabile incipit, con l’opener “The Hidden Illness”; prima avvisaglia di un tornado in arrivo. La cattiveria (musicale, s’intende) che il sudamericano infila fra le linee vocali ha pochi uguali, così come il mefistofelico rifferama della sei corde, dannato sia nella putrefatta parte ritmica, sia nei facili ma taglienti soli. La grande passione che – sicuramente – muove le gesta del musicista, trova l’acme in “Metallic Overdose”, convulso coacervo di ferocia allo stato brado; pulsante, pure, in “Isolation Row”, che scorre come un fiume in piena. Insomma, s’è capito: nessuna pietà, niente compromessi. Il CD non propone nulla che somigli, nemmeno lontanamente, a momenti di melodia o di calma solare. Si ruota vertiginosamente attorno all’occhio del ciclone, senza mai raggiungerlo. Non bisogna aspettarsi nemmeno un songwriting elaborato o geniale: le canzoni si siedono su un groove consolidato; senza né cali, né salti qualitativi. Non ci sono «hit» ma nemmeno «skip-song», per intenderci.
Non credo che l’album emergerà dal fiero underground in cui naviga, da sempre, il suo condottiero. Le pecche e le manchevolezze presenti – sia per ciò che concerne l’aspetto tecnico, sia per quello artistico – non sono di poco conto, dato atto dell’attuale stadio evolutivo del genere. La passione è tuttavia talmente tanta, e genuina, da regalare al disco una meritata e sudata sufficienza.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. The Hidden Illness 5:06
2. Metallic Overdose 6:16
3. Isolation Row 4:31
4. The Sickest Lie 5:03
5. Bluescreen Circus 5:13
6. Operation: Crash Course 6:33
7. The Box 3:50
8. Last One Standing 5:07
Line-up:
Jacobo Córdova – Vocals, Guitars, Bass
Alfonso “Porncho” Sànchez – Session Drums