Recensione: Our Ancient Vision

Di Giorgio Vicentini - 1 Luglio 2005 - 0:00
Our Ancient Vision
Band: Unholy Storm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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64

Il tuono verde acido di Our Ancient Vision irrompe per introdurci il terzetto torinese degli Unholy Storm, raw black band schietta nata nel 2002 dai desideri di Shadowmaster (batteria) e Negatium Corporis (voce/basso). Ventisette minuti, sette tracce ed uno stile allineato più o meno marcatamente ad alcuni nomi quali Gorgoroth, Nargaroth ed Ulver, componenti di un’equazione il cui risultato è il freddo black metal che ha, come unica concessione, l’apertura a classici momenti acustici che odorano di foresta nordica. 

Proprio quest’ultima caratteristica di contorno rappresenta un valido trademark per la band, scelta stilistica stimolante tanto quanto l’effetto degli arpeggi morbidi per i momenti atmosferici di “Pagan Tears” o “Culto Solare”, corroboranti alla costruzione di atmosfere dal forte richiamo alla tradizione storica. La bontà di fondo della band c’è ed affiora anche dalle accelerazioni di “Endless Horizons Of Dead christian Bodies”, ben amalgamate a qualche cambio di tema indovinato, che senza stravolgere per originalità, aiuta ogni pezzo ad assumere connotati aggressivi. Inoltre, la costruzione dei brani denota una confortante voglia di erigere trame possibilmente variegate senza perdere l’obbiettivo primario; ne può essere dimostrazione il riff più tecnico di “Culto Solare”, buona intuizione eseguita in maniera vagamente impastata. 

Questi i complimenti, dovuti, anche se non posso evitarmi qualche critica sparsa che parte in principal modo dalla produzione troppo, davvero troppo, casereccia. Si fosse trattato di un demo avrei ben accettato certe imprecisioni, ma Our Ancient Vision non lo è e come tale meritava di essere curato: collage di sonorità, volumi troppo bassi che cambiano da una traccia all’altra ed un lavoro sui suoni impreciso che toglie espressività svuotando qua e là il sound. Trattandosi di black metal, non è mia intenzione mettermi a fare le pulci ai suoni, in fondo conosciamo tutti quanto possa essere funzionale allo scopo la ruvidità, ma sarebbe bastata una semplice omogeneità della produzione. Altro punto al quale dedicherei qualche attenzione in più è la cura di alcuni passaggi, troppo vuoti e semplicemente di raccordo come nella già citata “Unholy Storm”, oltre ad una consistente crescita del drumming, più volte impreciso ed in ritardo in qualche cambio di tempo. Resto sempre dubbioso di fronte ai cori “vichingheggianti”, che non adoro a priori e che avrei interpretato con maggiore enfasi.

Malgrado gli appunti mossi, ci tengo a precisare esplicitamente che gli Unholy Storm hanno idee che meritano di essere affinate, avendo anche la possibilità di migliorarsi suonando con band nostrane più esperte e di valore quali Fearbringer (con i quali hanno diviso il palco di recente) o sfruttando il supporto di altre realtà citate nel booklet (Algol dei Forgotten Tomb, Atratus dei Tronus Abyss o i Black Flame). Oltretutto, malgrado dei limiti dal peso variabile, Our Ancient Vision non annoia, non lascia con l’amaro in bocca e non da’ un senso di useless, segno che le mancanze attuali non sono così imponenti da distrarre dalla sostanza: il disco ha ritmo e feeling.

Album grezzo da raffinare, che mostra però delle intuizioni da perfezionare parallelamente ad una crescita di personalità. Per ora, le emozioni che ogni blackster ricerca fanno già capolino e vanno sfruttate a pieno.

Tracklist:
01. Endless Horizons Of Dead christian Bodies
02. Pagan Tears
03. Unholy Storm
04. Black Forest
05. Culto Solare
06. Ouroboros
07. The Quiet After The Storm

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