Recensione: Past Changing Fast
Come avevamo già scritto sulla recensione del loro brillante esordio, i Kailash son una band che ha cambiato più volte nome nel corso della loro carriera seguendo la naturale evoluzione del loro sound. Il mancato cambio di monicker dal precedente alcum omonimo, però, non deve trarre in inganno. Questi ragazzi di Viterbo, infatti, hanno ulteriormente evoluto la loro proposta musicale verso nuovi lidi.
Ci son voluti quattro anni per ascoltare, finalmente, il loro nuovo lavoro. Quattro anni che han portato con se il cambio di etichetta e la defezione del cantante Gabriel Vittori. Defezione che i Kailash hanno affrontato in maniera che si potrebbe definire inaspettata. Invece di cercare un sostituto, magari di indire dei provini per trovare il migliore rimpiazzo possibile, hanno semplicemente deciso di farne a meno. “Past Changing Fast” (e titolo più azzeccato per una band, come questa, che non guarda mai indietro, credo non ce ne sia) è infatti un disco esclusivamente strumentale.
Sette lunghe tracce in cui si mescolano, per quanto riguarda il metal: black, death, thrash, prog, gothic e avantgarde. Ma l’elenco continua, poi, presso altri lidi presentando non solo contaminazioni, ma veri e propri passaggi rock, jazz, fusion, ambient, elettronici, core e si potrebbe continuare a lungo. Il risultato colpisce l’ascoltatore in maniera spesso struggente, evocativa, brillante, inusuale, ma sempre e comunque con classe.
Un sound così eterogeneo, naturalmente, porta con se anche una difficoltà sopra la media. “Past Changing Fast” è, infatti, un disco difficile da assimilare e capire, che richiede più e più passaggi nel lettore per lasciar cogliere all’ascoltatore tutte le influenze che vi sono convogliate dentro e per farsi scoprire appieno. L’assenza del cantante, forse l’unica leggera pecca di quest’album, rende il compito di calarsi in queste canzoni ancora più complicato, ma, al contempo, permette di farsi circondare e pervadere, per tutta la sua durata, solo dalle note che escono dallo stereo.
Il riferimento più naturale e istintivo che viene alla mente, dopo qualche ascolto, è a un’opera classica. Probabilmente è così che andrebbe meglio approcciato il disco per riuscire a comprenderlo pienamente. Un’opera in sei atti più una citazione (la cover del brano “Remembrance of the Things Past” dei Ved Buens Ende, altro gruppo con una certa propensione per l’avantgarde e le contaminazioni), aggiornata ai nostri giorni e a sonorità, qui e là, estreme.
“Past Changing Fast” è il secondo disco dei Kailash, ma mette in mostra tutta l’esperienza maturata, da un cambio di monicker all’altro, da Marco e Andrea Basili. Questa è musica complicata, ricercata, difficile, altamente sconsigliata a chi ricerca facili soluzioni e motivetti orecchiabili. Questa è una musica piena di contaminazioni, capace di donare grandi emozioni a chi riesca a comprendere (e a lasciarsi incantare) fino in fondo da questo album.
Tracklist:
01 Winter Glimpse
02 Past Changing Fast
03 Return to the Desert
04 Through the Waters
05 Nested Thoughts
06 Endless Night Sweet Delight
07 Remembrance of the Things Past
Alex “Engash-Krul” Calvi
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