Recensione: Perfectly Imperfect

Di Vito Ruta - 18 Marzo 2022 - 0:22
Perfectly Imperfect
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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82

Avete voglia di lasciare oltre l’uscio le brutture di questo mondo imperfetto, diviso e lacerato da guerre e odio, le beghe personali, la pandemia, il caro bollette e regalarvi per tre quarti d’ora una sensazione di perfetta beatitudine? Bene, ascoltate “Perfectly Imperfect”, nuova uscita solista di Chip Z’Nuff, bassista dalla personalità estrosa ed eclettica, cofondatore della nota hair band Enuff Z’Nuff, cantante, produttore e, da ultimo, seguitissimo intrattenitore radiofonico di Monsters of Rock-Dash Network, radio considerata il tempio di ogni fedele di credo rock.

Ricordo il clamore suscitato nel lontano agosto 1989 dal primo omonimo album degli Enuff Z’nuff, designato da pubblico e parte della critica immediatamente come un classico. Paul Stanley, mio idolo dell’epoca, ebbe parole di elogio per il gruppo di Chicago affermando che era l’unica cosa che ascoltava in auto. Io, ingenuo, giovane ed appassionato, decisi di emulare il cantante dei Kiss anche se non avevo ancora un veicolo, che giunse qualche tempo dopo, quando la musicassetta (registrata in casa dal vinile prestatomi da un amico di scuola) l’avevo letteralmente e irrimediabilmente consumata.

Non tutti rimasero affascinati dalla musica sensuale e spavalda proposta dagli Enuff Z’Nuff, caratterizzata dal contrasto tra chitarre distorte e intense melodie tessute dalla voce angelica di Donne Vie. Alcuni rimproveravano alla band di essersi limitata a proporre, con scarsa originalità, una versione rinforzata dei Beatles e pronosticavano la prossima caduta del gruppo nel dimenticatoio, appena passato il gusto della novità. Vista la carriera di tutto rispetto della band, a tutt’oggi in attività, i detrattori si sbagliavano alla grande, mentre io, Paul Stanley e il mio amico ci avevamo visto lungo!

Scherzi a parte, il legame innegabile e indissolubile che ha unito la band americana ai baronetti di Liverpool, come ogni grande e radicata passione, non è mai venuto meno in tutta la loro produzione (nel 2021 la band ha addirittura pubblicato un album di cover di brani dei Beatles, di Lennon e McCartney, intitolato “Hardrock nite”) e torna prepotente anche in “Perfectly Imperfect”.

A testimonianza dell’investitura a ministro di culto radiofonico di Chip, l’album, che vede le ospitate di Joel Hoekstra (Whitesnake, Trans-Siberian Orchestra), Steven Adler (Adler’s Appetite, Guns ‘N Roses), Daxx Neilsen (Cheap Trick) e Daniel Hill (Enuff Z’Nuff), si apre con un breve intro strumentale, inferiore al minuto, intitolato “The Church” che offre un assaggio delle sonorità che caratterizzano l’album.

Si entra nel vivo con la confortevole “Welcome to the party”. Il brano, le cui strofe sembrano cantate dal un Kurt Cobain sereno e riappacificato, con sé stesso e con il mondo, ci introduce ad atmosfere fluttuanti e rilassate, senza rinunciare ad una certa dose di energia rock che da misurata tende a farsi più corposa nella parte finale. Gradevolissima traccia in stile Enuff Z’Nuff.
Segue “Doctor” un brano sognante che costituisce un omaggio alle sonorità psichedeliche dei Beatles.
Da cieli tersi piovono fiori su campi di fragole con “Ordinary Man” (no, non è la cover dell’omonimo brano di Ozzy) in un altra traccia ispirata dai Fab Four.

Heaven In A Bottle” è un vecchio pezzo, scritto da Chip e Donnie Vie, ripescato per l’occasione, che sa inserirsi perfettamente nel contesto e consente di mantenere inalterata sul volto l’espressione rapita e sorridente indotta dai precedenti brani.
Ancora arcobaleni, unicorni, sciami di farfalle dai colori iridescenti, verdi vallate, pace e amore con la seguente “Roll” a cui Chip, da sapiente alchimista, aggiunge un pizzico di adrenalina pop rock.
La raffinata “I Still Hail You” è una traccia di particolare bellezza nella sua costruzione articolata che evoca, ancora una volta, la band di Liverpool.
3 way”, in cui i fraseggi bluesy di Joel Hoekstra la fanno da padrone, è capace di comunicare un felice senso di libertà da viaggio positivo in LSD.

Segue la cover di “Heroin”, tratta da “Tweaked”, quarto album in studio degli Enuff Z’nuff, che, per non creare discontinuità nelle sonorità, viene riproposta ripulita dal suono dell’armonica folk blues che caratterizzava l’originale.
Chiude un altra cover “Honaloochie Boogie”’ dei Mott The Hoople interpretata con il consueto brio…

Welcome to the party!

 

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