Recensione: Primordial Dominion [Reissue]

Di Stefano Santamaria - 21 Settembre 2016 - 13:15
Primordial Dominion [Reissue]
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Originariamente pubblicato nel 2008, “Primordial Dominion”, è il secondogenito degli statunitensi Skeleton Of God ed è oggi riproposto per mano della Everlasting Spew Records. Il motivo di tutto ciò crediamo sia la fiducia riposta in un progetto forse immeritatamente passato inosservato ai più.

Il flusso di suoni che sgorga spontaneo dalla creativa sorgente musicale degli artisti ha il sapore del death metal, mescolando sapientemente elementi atmosferici alla ferocia del genere di cui sopra. Possiamo parlare, senza timore alcuno, di sfumature psichedeliche e di strutture che per follia e destrutturazione richiamano il grindcore più cerebrale e multiforme.

Il primo parallelismo che ci è balzato alla mente, anche riascoltando il passato della band, è con i Cephaplic Carnage. La moltitudine di suoni proposti, i continui cambi di tempo, le dissonanze e le armonie continuamente spezzate e poi legate, sono le comuni direttive fra i due progetti. Al di là di un mero discorso di suoni, è l’attitudine che li accomuna, il delirio che si impadronisce degli strumenti e che affascina per insania e sconsideratezza.

Animale si lascia guidare da istinti primordiali, affondando i propri artigli nella terra, alzando dietro di sé frammenti che come proiettili si conficcano nei timpani. D’improvviso poi, i sensi e questa famelica aggressività vengono smorzati da note oppiacee, ambientazioni in cui siamo sospesi, e da cui le emozioni si diramano, perdendosi in uno spazio indefinito.

Psicotiche ritmiche scandiscono rituali, pause improvvise lasciano impietriti le nostre membra, liberando un’anima dapprima incatenata da umani bisogni. Una spirale di colori si attorciglia intorno al vuoto che ci avvolgeva, nebbia che sublima in forma concreta, DNA che viene di volta in volta riscritto da un creatore fecondo di idee.

Spiral Domain’ e ‘Divinorum’ incarnano le anime di un full-length che ruota su se stesso per poi disperdersi in definizioni e citazioni, esplosione le cui particelle diventano parte di un tutto fatto di morte e psichedelia.  Rintocchi doom esaltano gli ipnotici intenti degli interpreti, sfiorando anche ambientazioni jazz, improvvisazione solcata da rivoli di sangue, sporcata da una collera dall’’agro sentore metal.

Auspichiamo gli Skeleton Of God ci propongano presto una nuova uscita discografica, poiché meritano attenzione per personalità e passione dimostrateci. A parte, infatti, un passato EP, e un altro album datato 1994, resta il silenzio, e tutto ciò è un vero peccato, visto che li reputiamo una realtà più che interessante.

Ricordiamo infine che, in “Primordial Dominion”, il bassista fu Joel DiPietro, ex-interprete degli altrettanto geniali Exit-13, scomparso nel 2015 e a oggi non ancora rimpiazzato dalla band.

Stefano “Thiess” Santamaria

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