Recensione: Progression

Di Luca Recordati - 13 Ottobre 2013 - 20:30
Progression
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2013
Nazione:
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73

Immaginate di essere su un caccia che trasporta una bomba nucleare. Siete sopra l’obiettivo e tremate pronti a premere quel minuscolo pulsante che cambierebbe l’andamento della storia. Lo premete e in quei dieci secondi ripensate a tutta la vostra vita, ma i ricordi iniziano a sbiadirsi, vi accorgete che la bomba non ha fatto del tutto il suo dannato lavoro. La potenza distruttiva desiderata dai capi militari e dagli alti scienziati non si è verificata.

Uscendo dalla metafora, questo è quello che succede con “Progression”, ultima fatica dei The Last Warning, che senza tanti giri di parole è un lavoro incompleto. Il talento c’è e si sente, ma dovranno lavorare sodo se vorranno centrare il loro obiettivo finale, dato che potenzialmente possono scalare vette importanti. Il problema, però, è che non stiamo parlando di un album di debutto, dato che il combo proveniente dall’impronunciabile – per noi italiani – cittadina di Obdach-Weisskirchen (Austria) è già al quarto album!

Ma procediamo per gradi: Moitzi, voce, è bravo quando riesce a cantare su registri alti, ricordando molto Alexi Laiho dei Children Of Bodom, mentre quando il registro è basso, tende troppo ad assomigliare ad altri frontman. Stefan Lanz è veramente un asso delle sei corde, anche se molte soluzioni metalcore sono scontate e utilizzate già da molte altre band. Zuber e Reiter riescono a dire la loro, con il batterista che asseconda in tutto e per tutto gli altri membri, riuscendo a moderare l’uso della doppia cassa solo nei punti necessari. Questo è un team veramente di ottimo livello che se si affina completamente può creare lavori molto interessanti.

La loro proposta è un mix di death metal e metalcore e, verrebbe da dire “purtroppo”, proprio questo secondo aspetto della loro musica affossa quanto di buono prodotto fino a quel momento. Personalmente, infatti, avrei puntato meno sul secondo genere, perché i cori caratteristici di questo tipo di proposta non sono il loro forte.

Per capire meglio questo discorso generale possiamo prendere come esempio due canzoni: “The Beast” e “Devil Inside”. La prima è tra le più belle e in sede live vi farà pogare dal primo all’ultimo minuto. C’è l’uso del piano che purtroppo è stato usato solo qui e una melodia che vi entrerà in testa. La seconda invece è scontatissima perché Lanz usa un giro di accordi che crea una melodia già sentita purtroppo su molti altri album tutt’altro che fondamentali…. Questo genere di melodia verrà ripresa nelle canzoni che trovo meno riuscite. Mentre quando Stefan riesce a dare ampio respiro alla sua chitarra la canzone ne risente positivamente, come su “Progression”, “Pain And Hate”, “Run” e “Down To The Ground”. A ben guardare comunque la title-track è un po’ incompleta per via del cantato non perfetto di Moitzi, specie nel ritornello. Questo modo di interpretare il death/metalcore non lo trovo adeguato su un album melodico di questo tipo: sarebbe nettamente preferibile, invece, uno stile simile a quello di Laiho e Fridén (ex Dark Tranquillity), senza scimmiottare nessuno dei due, sia chiaro. La canzone dopo il bellissimo intro perde quindi un po’ d’interesse. “Pain and Hate” è la seconda killer track e meriterebbe di essere suonata live. Bellissima la melodia principale e anche il cantato, dove si sente la somiglianza con il cantante dei Children; l’assolo mostra quanto sia bravo Stefan. “Down To The Ground” soffre degli stessi problemi di “Progression”, pur essendo sostanzialmente diversa, anche se va sottolineato che la chitarra qui è davvero funambolica. “Haunted” è sui livelli di “The Devil Inside”, ma in questo caso la melodia di fondo è buona. Se l’avessero sviluppata meglio, il brano sarebbe stato perfetto. “Fake Blood”, purtroppo, ha delle grosse lacune in termini di originalità ed è una delle più brutte del lotto: cantato scontato, così come le trame chitarristiche.

I The Last Warning hanno tutte le carte in regola per superare quelli che una volta erano i maestri indiscussi del death melodico (Dark tranquillity, In Flames, Children Of Bodom etc.), ma dovranno gettare il cuore oltre l’ostacolo, altrimenti rischiano seriamente di finire inesorabilmente nella folta schiera delle eterne promesse.

Luca Recordati

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