Recensione: Psalms Of The Grand Destroyer

Di Daniele D'Adamo - 7 Giugno 2010 - 0:00
Psalms Of The Grand Destroyer
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Anno: 2010
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73

Duemilacinque: “Zero Comfort Margin”, EP.
Da allora, silenzio. Che è improvvisamente interrotto dalla deflagrazione di “Psalms Of The Grand Destroyer”, nuovo album in studio del terribile act statunitense Circle Of Dead Children.

Terribile, sì, poiché il quartetto mostra fieramente il suo marchio di fabbrica: esplosivo, inumano grindcore (o forse meglio goregrind, letti i testi); diretto, immediato e senza fronzoli. Un sound scevro da artefatti. Marcio, decomposto, violentissimo. Viscerale e, ultimo ma non ultimo, sincero. Il sostegno della Candlelight regala all’album un suono ineccepibilmente in linea con la media delle produzioni professionali del momento, con che si riesce ad apprezzare al cento per cento lo stile personale del combo; striato da un umore buio e ansioso, congruamente materializzato – grazie appunto alla restituzione finale – dalle frequenti immersioni nella nera palude delle frequenze più basse dell’udibile.
Il tutto, secondo le note biografiche, senza l’apporto di alcuna manipolazione elettronica. E ciò si percepisce perfettamente: così come esce da ciascun strumento (e dalla voce), il suono arriva inalterato nelle nostre case. Ciò conferisce al suono stesso un altissimo tasso di putridume: la chitarra di Jason Andrews ha un suono così minimale e decomposto che risolta indecifrabile nello zanzaroso rifferama che forma il substrato di humus sul quale disegna le linee vocali Joe Horvath. Linee vocali basate su un continuo rigurgito di suoni scellerati, osceni nella somiglianza con quelli generati durante un conato di vomito; ma anche su improvvisi schizzi di scream isterico e folle. La batteria di Matt Francis svolge il proprio compito in modo pulito (sic!), semplice; regalando comunque una buona varietà ritmica a partire dagli slow-tempo sino ai blast-beats. Apparentemente invisibile, Drew Haritan è il principale fautore, con la sua mobilissima ascia a quattro corde, della particolare attitudine del gruppo per le già accennate sonorità plumbee.

Dato atto del genere di cui trattasi, la struttura di “Psalms Of The Grand Destroyer” è quella classica: canzoni come fiotti di rabbia; brevi, intense, che si susseguono senza un attimo di tregua nel loro bestiale attacco fonico.
Sfugge un po’ a questa definizione l’iniziale “Avatar Of Innocence” e soprattutto “Germinate The Reaper Seed”, quest’ultima notevolmente più elaborata rispetto alle altre, inspessita da un mood decadente e dalla ricerca di tonalità cupe appoggiate a un ritmo a tratti lentissimo, quasi fermo. Massacro totale, invece, durante le sfuriate di “Refuse To Kill The Same Way Twice” e di “Last Words And Warning Signs”, giusto per fare due esempi (quasi) a caso.
In tutto ciò contribuisce, non poco, l’esperienza dell’insieme di Washington. Rilevabile della maturità del sound proposto, rintracciabile spesso e volentieri nella continuità stilistica e nella mancanza di cali di tensione; nella presenza di numerosi elementi extra-grindcore (l’incipit dell’opener, dal sapore di doom …); nella padronanza tecnica dei musicisti e, soprattutto, nella capacità di dare profondità umorale al lavoro, inspessendolo dal punto di vista strettamente artistico non esagerando mai nell’estremismo sia verbale sia sonoro.

Certamente, in questo genere, uno degli aspetti più importanti è quello demandato ai gusti personali. Il grindcore non ha vie intermedie fra il gradimento e il rifiuto. Per chi gradisce, “Psalms Of The Grand Destroyer” può rappresentare un buon momento per regalarsi qualcosa di più evoluto rispetto al «picchia duro e basta»; per chi è al di fuori della cerchia di appassionati, può essere un tentativo «soft» per avvicinarsi al cugino decomposto del death metal.
 

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Track-list:
1. Avatar Of Innocence 4:21
2. Ursa Major (1998 Revisited) 0:54
3. When Human Compost Stains All Earth And Repels The Messengers Of Love 2:00
4. Chaos Crawls Back 0:41
5. Earth And Lye 3:10
6. We Who Move With The Graven Worms 1:47
7. Bury The Ill Flock 1:28
8. Refuse To Kill The Same Way Twice 1:43
9. Obsidian Flakes 2:15
10. Last Words And Warning Signs 1:24
11. Jaracaca 0:37
12. Torches 1:17
13. Night Of Morbid Psycho 0:11
14. Germinate The Reaper Seed 5:41
15. Starve, Beg & Die a.k.a. Fuck You Kill Me 4:18

Line-up:
Joe Horvath – Vocals
Jason Andrews – Guitar
Drew Haritan – Bass
Matt Francis – Drums
 

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