Recensione: Rain Of A Thousand Flames

Di Enzo - 3 Dicembre 2001 - 0:00
Rain Of A Thousand Flames
Band: Rhapsody
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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40

I Rhapsody sono una di quelle pochissime band italiane che ho, per certi versi, apprezzato in passato, quando la proposta musicale in dischi come “Legendary Tales” aveva si qualcosa di innovativo ed inconsueto, e poteva essere gradevole sotto alcuni punti di vista. Uno stile di
metal che non risultava essere nè Power nè epico ma quasi classicheggiante e sinfonico, purtroppo da moltissimi fans frainteso con Epic Metal, molto ignorantemente aggiungerei, perchè non c’è musica più lontana dall’Epic Metal che la proposta musicale dei Rhapsody ed infatti la stessa band non si è mai definita epic, ma appunto “hollywood metal band”, una definizione un pò banale, ma che meglio descriveva il loro inconsueto stile musicale.

Come trovo questo mini? Il solito. Abbastanza scarso in verità, il primo
album fu innovativo, il secondo fu decente ma non per i miei gusti, il terzo
noioso, ora arriva questo mini, ed ancora nulla è cambiato, questo stile
di metal alla lunga annoia, c’è poco da fare e purtroppo questo mini è composto da brani che hanno una durata media molto lunga, brani come Phenomena, che si perdono in riff poco incisivi ed orchestrazioni varie che vanno a ledere pesantemente la già scarsa longevità della musica firmata dal combo italiano. Dopo la lunghezza quasi spasmodica di “phenomena” riotorniamo a fare lo stesso discorso per
“Queen Of The Dark Horizons”, e così via, stesso discorso per tutto il lavoro. Anche le canzoni brevi portano alla noia, per non parlare delle parti narrate che abbondano alla
grande, cercando di ricreare quel clima cinematografico che ci porta ad addormentarci
sul divano. Suvvia è davvero impossibile sorbirsi più di 4 minuti di parlato
per ogni traccia, è un qualcosa che non sta nè in cielo nè in terra.
In conclusione mi sento di bocciare questo lavoro, se cercate epicità qui troverete solo molta banale teatralità, nulla di più, nulla di meno. Canzoni che non graffiano, senza impatto e la solita formula che si ripete oramai da troppo tempo, formula musicale che se fosse stata vincente, avrebbe potuto ripetersi pure all’infinito, ma così proprio non mi sembra essere.
Se poi vi piace questo stile di
metal che mischia elementi classici a remoti elementi power e siete amanti della suddetta band, vi consiglio di cominciare con qualche loro disco, ma anche se siete fans dei Rhapsody, e calandomi nei panni di un loro fans sfegatato, non posso che obiettivamente dire che questo mini è in una parola noioso. Spezzo una lancia in favore
della title track che forse è il brano qualitativamente maggiore dell’album
e della bella copertina.

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