Recensione: Rapture Of The Deep

Di Roberto Savi - 31 Ottobre 2005 - 0:00
Rapture Of The Deep
Band: Deep Purple
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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78

Torna con una nuova prova in studio, una delle formazioni più influenti della storia del rock, che nonostante abbia raggiunto quasi i 40 anni di carriera, non sembra minimamente intenzionata ad appendere gli strumenti al chiodo appagata dal successo. Al contrario, Ian Gillian e compagni continuano imperterriti all’insegna del rock che li ha resi celebri in tutto il mondo, sfornando nuovi lavori in studio e imbarcandosi continuamente in lunghi tour mondiali.

Questo nuovo album intitolato “Rapture Of The Deep”, si distacca leggermente da quanto proposto col precedente “Bananas”, dove la componente blues e gli accenni progressivi erano predominati nel sound del gruppo, e pesca a piene mani direttamente dal repertorio degli anni settanta. Questo si nota a partire già dalla cadenzata opener “Money Talks”, che mostra subito un gruppo in palla nonostante l’anagrafe. Nella successiva “Wrong Man”, sembra di risentire la band ai tempi di “In Rock”, e addirittura troviamo un Gillian che si cimenta di nuovo negli acuti (in un’intervista lo stesso vocalist, ha dichiarato di essersi molto divertito ad incidere questo disco, perché era da tempo che non provava questo tipo di soluzioni).
Si prosegue poi con “Girls Like That”, un mid tempo fatto apposta per essere eseguito dal vivo, grazie alle sue melodie trascinanti. Nella title track, tornano alcune influenze progressive che si videro nel precedente full lenght, dove il celebre Hammond di Airey è assoluto protagonista accanto alla chitarra di Steve Morse. La seguente “Clearly Quite Absurd” è una classica ballad, dove Ian Gillian ci regala una prestazione molto sentita accompagnata da un ottimo lavoro svolto dal già citato Don Airey, che riesce ancora nel difficilissimo compito di non far rimpiangere il grande Jon Lord. La band poi si diverte a sperimentare con “Don’t Let Go”, che nel finale ci regala parti pianistiche dal sapore Jazz. Dopo le sperimentazioni del predente brano, si torna al classico rock “made in Purple” con “Back To Back”, che forse ha la pecca di fare un po’ troppo il verso alla mitica “Smoke On The Water” senza averne le credenziali.
In “Kiss Tomorrow Goodbye” invece, troviamo un brano dal ritmo quasi tribale, dove lo storico drummer Ian Paice (unico membro originale dei Deep Purple rimasto nella formazione, dopo l’abbandono di Lord poco prima di realizzare il precedente Bananas), crea un azzeccato tappeto ritmico su cui si adagiano le sempre efficaci tastiere di Airey. Chiudono il disco: la bonus track europea “MTV”, song dedicata all’amata/odiata emittente televisiva, la rockeggiante “Junkyard Blues” e la lunga e articolata “Before Time Began”, che forse è la song che si avvicina di più al precedente “Bananas”.

E’ chiaro che dai Deep Purple non possiamo più aspettarci dischi come “In Rock”, “Burn” o “Perfect Strangers”, anche per il fatto che questi musicisti ora sono maturati e non avrebbe senso per loro riproporre lo stesso disco dopo tanti anni. In ogni caso i Purple di oggi sono una band ancora in salute, come dimostra questo “Rapture Of The Deep”, ben lontana dall’andare in pensione.

Tracklist:
01. Money Talks
02. Wrong Man
03. Girls Like That
04. Rapture Of The Deep
05. Clearly Quite Absurd
06. Don’t Let Go
07. Back To Back
08. Kiss Tomorrow Goodbye
09. MTV *
10. Junkyard Blues
11. Before Time Began
* European bonus tracks

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