Recensione: Rebirth

Di Massimo Ecchili - 12 Ottobre 2011 - 0:00
Rebirth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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80

Noto ai più per la militanza nei TwinSpirits di Daniele Liverani, il trentenne trevigiano Alberto Rigoni torna sul mercato con questo Rebirth, secondo full length (dopo Something Different del 2008) a suo nome.
Certo, per un bassista non è poi così semplice mettere insieme un disco e riuscire a farselo produrre e distribuire da un’etichetta importante quale la Nightmare Records; tutto questo dev’essere ancora meno semplice per un bassista che arriva dalla provincia del nord-est italiano. Ma Alberto è un fuoriclasse e non solo c’è riuscito, ma ha ripagato a suon di qualità chi ha creduto ed investito nella sua (ottima) musica.

Rebirth si compone di nove pezzi, tra i quali solamente due cantati (da Jonas Erixon), tutti scritti dal bassista e tutti egregiamente eseguiti.
Con una schiera di musicisti eccellenti ad accompagnarlo – tra i quali spiccano Gavin Harrison (Porcupine Tree) e John Macaluso (Ark) alla batteria, Yves Carbonne al basso, Tommy Ermolli (TwinSpirits) e Simone Mularoni (DGM) alla chitarra, Emanuele Casali (DGM) alle tastiere – Rigoni ha dato pienamente sfogo alla sua creatività senza una particolare direzione da seguire, libero da ogni sorta di vincolo.

L’opener, intitolata forse non a caso proprio “Free“, mette subito l’ascoltatore di fronte ad un musicista di grande personalità, che con il suo basso dal suono cristallino è in grado di spaziare tra generi ed umori senza perdere mai di vista il proprio stile. In questo brano Gavin Harrison dà un saggio della propria immensa classe e dimostra un’intesa interessante con il “padrone di casa”. Un pezzo ritmato nel quale c’è spazio anche per notevoli soli sia di Ermolli che di Solazzi, non senza una spruzzatina di fusion. Ma è nella title track che l’anima jazz di Rigoni si impadronisce della scena, creando un’atmosfera affascinante, sostenuta da un arpeggio di chitarra che fa da sfondo ad un’esecuzione davvero sopra le righe del musicista trevigiano.
Ogni composizione fa storia a sè, senza dare mai però la sensazione di essere al cospetto di un lavoro disomogeneo, nonostante, come già ricordato, si salti da un genere all’altro senza un apparente filo logico. Non stride infatti passare da “Story Of A Man“, nella quale il basso di Rigoni ed il fretless di Manring disegnano intrecci densi di atmosfere sognanti, ai due minuti di solo basso in “The Net“, nella cui spirale sonora è facile perdersi. Ci riporta coi piedi per terra il primo brano cantato: la AOR-oriented “Emptiness“, nella quale troviamo ancora una volta Harrison sugli scudi, con l’aggiunta della calda vode di Erixon e l’ottimo lavoro di Ermolli alla chitarra e Filippo Lui alla tastiera; forse meno interessante di quanto ascoltato in precedenza, ma maledettamente piacevole e, perchè no, coinvolgente. Decisamente più votata all’hard rock, invece, “With All My Forces“, seconda e ultima traccia che vede Erixon al microfono. Tra le due si ritorna ad una dimensione più eterea con “A New Soul“, nella quale è di nuovo Michael Manring a farla da padrone.
Ontogeny“, traccia più lunga di Rebirth, si sviluppa sull’ottima intesa a base di funk tra Rigoni e Macaluso e su aperture melodiche decisamente piacevoli; completa il trio, alle tastiere, Andrea Pavanello, e non mancano spazi solistici per tutti.
Nella conclusiva “White Shine” troviamo Federico Solazzo al piano elettrico; tantissimo sentimento e grande feeling per la degna chiusura di un disco assolutamente privo di sbavature.

Un lavoro eterogeneo, quindi, questo Rebirth, all’insegna del talento del bassista trevigiano e delle esecuzioni sopra le righe dei suoi più o meno illustri ospiti.
Un talento tutto italiano, quello di Alberto Rigoni, da valorizzare con orgoglio e da portare come un fiore all’occhiello, ricordandoci, per una volta, che in quanto a preparazione tecnica e capacità di scrivere musica di qualità abbiamo artisti che non hanno niente da invidiare al resto del mondo; sostenerli, non solo dovrebbe essere un dovere, ma, quando ci si imbatte in produzioni quali Rebirth, soprattutto un vero e proprio piacere.

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Tracklist:
01. Free 6:21
02. Rebirth 4:27
03. Story Of A Man 6:08
04. The Net 2:01
05. Emptiness 4:23
06. A New Soul 4:26
07. With All My Forces 4:06
08. Ontogeny 6:24
09. White Shine 3:39

Musicians:
Alberto Rigoni: bass
Gavin Harrison: drums on tracks 1, 5 & 7
John Macaluso: drums on tracks 3 & 8
Yves Carbonne: bass on tracks 2 & 3
Michael Manring: bass on tracks 3 & 6
Jonas Erixon: vocals on tracks 5 & 7
Tommy Ermolli: guitars on tracks 1 & 5
Simone Mularoni: guitars on track 7
Federico Solazzo: keyboards on tracks 1, 2 & 9
Andrea Pavanello: keyboards on track 8
Filippo Lui “The Captain”: synthesizers on track 5
Emanuele Casali: keyboards on track 7

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