Recensione: Red Revolution (Reissue)

Di Stefano Risso - 24 Aprile 2008 - 0:00
Red Revolution (Reissue)
Band: Anal Stench
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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70

A volte si avverte il bisogno di ascoltare qualcosa che rapisca velocemente
l’attenzione e che faccia passare una bella mezz’oretta senza stare a badare a
tecnicismi, senza seguire il filo logico di composizioni complesse, senza
seguire con particolare interesse linee vocali intricate, assoli e quant’altro. A volte
bisogna semplicemente sfogarsi staccando un po’ la spina, e un disco come
Red Revolution
è proprio quello che ci vuole in casi del genere.

Con questo non voglio dire che il secondo album degli Anal Stench sia
un lavoro dozzinale, anche perchè vedendo la provenienza dei
musicisti all’opera si capisce che il progetto è composto da gente preparata ed
esperta proveniente dalla scena estrema polacca (con ben due membri dei
Crionics
). In poche parole Red Revolution è composto, suonato,
e prodotto come si deve, presentando una tracklist che non annoia mai, anzi che
riesce a rinfrancare l’ascoltatore col passare dei minuti. Stiamo parlando di un
death metal non particolarmente sofisticato, che si lascia alle spalle qualsiasi
forzatura tecnica/compositiva, per dare sfogo a tempi medi irresistibili che
suonano sorprendentemente piacevoli e freschi, con brani che ovviamente non
disdegnano sferzate a tutta birra e assoli molto ben eseguiti.

Segno di una buona dose di fantasia e ispirazione, oltre a una padronanza
tecnica messa in mostra nei punti chiave dei brani, in grado di far risaltare
ritmiche e riffoni groovy come meglio non si poteva. Si dice che le cose
semplici sono le migliori, e gli Anal Stench lo dimostrano con un album
che non passerà alla storia, ma che diverte, trascina, infonde una sana carica
che contagia molto velocemente, il tutto supportato da una qualità media
tangibile in tutta la durata del lavoro, ben lontani da gruppi divertenti ma
scontati (chi ha detto Debauchery?). Qui la musica c’è, le idee pure e i
musicisti all’opera dimostrano un buon equilibrio tra i momenti più catchy e
quelli un po’ più ricercati, dando sfoggio nel saper cambiare umore ai brani e nel trovare il giusto riff nel momento più adeguato.

Singolare è il concept anticomunista di questo Red Revolution,
inaugurato con un breve sample dell’inno nazionale sovietico, e ribadito a più
riprese durante lo svolgimento della tracklist (basta leggere i titoli) e
nell’artwork, con immagini storiche della propaganda sovietica oltre agli
immancabili Stalin e Lenin. Un album di sostanza, che seppur non brilli di luce
propria, si lascia ascoltare molto volentieri.

Stefano Risso

Tracklist:

1. Hammer & Sickle 03:40
2. Charnobyl Hydrogenic Bomb 03:24
3. War Trip 03:54
4. Sputnik 03:38
5. The 666th Party Congress 02:49
6. Civil Unrest 02:48
7. Go Gagarin Go 03:45
8. Red Light Means Stop 02:56
9. Red Revolution 06:06
10. Outro (The Internationale) 02:24

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