Recensione: Redencion

Di Beppe Diana - 14 Agosto 2002 - 0:00
Redencion
Band: Abyss
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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75

Avevo sentito parlare molto male di questa ennesima band iberica, tanto che all’atto dell’acquisto di questo cd, ero molto titubante. Ma, come  mi è capitato molte volte, mi sono lasciato guidare dal mio istinto personale, ed ho così potuto constatare di mia persona che, come  capita sempre più spesso, molti dei miei colleghi scribacchini, i cd non li ascoltano, lasciandosi condizionare da uno o due brani, senza prendersi la briga di arrivare sino alla fine del dischetto, sparando così sentenze senza senso o cognizione di causa.

 

Con base operativa in quel di Malaga, i giovani Abyss, 22 anni l’età media all’interno della band, arrivano al debutto discografico sotto le ali protettrici della Goimusic, dopo aver realizzato ben due demo ed aver suonato in giro per la Spagna come opening act di Avalanch e Tierra Santa. Symphonic/prog metal, ecco come possiamo definire la musica propostaci dai sei musicisti iberici che, com’è facile intuire sin dal titolo dell’album “Redencion”, hanno deciso di adottare il cantano in lingua madre tentando magari di cavalcare l’onda del successo aperto delle bands sopra citate.

 

Beh, sicuramente i nostri non inventano nulla di nuovo riproponendo schemi ed ambientazioni triti e ritriti, ma non si può di certo negare che non sappiano suonare, questo no, provate ad ascoltare lo strumentale “Insomnio” sorta di coacervo fra reminiscenze power, prog e sprazzi più sinfonici, e mi saprete dire, solo che pagano un pesante  dazio a causa di una produzione non certo sfavillante penalizzata certamente da un budget ridotto davvero al lumicino, conseguenza per la quale il suono alcune volte risulta davvero confusionario ed impastato, che risulta essere la vera zavorra dell’intero cd.

 

Naturalmente non tutti i musicisti possono permettersi delle produzioni faraoniche stile rhapsodiano, e se saprete andare oltre questo piccolo difettuccio, sono sicuro che vi ritroverete davanti un bel disco di metal classico, suonato con gusto da una band che ha nel tastierista German Villen, autore di testi e musiche, il vero fiore all’occhiello. Dall’iniziale mazzata metallica “Armagedon”, alle stilettate “El pais de la guerra” sino alla tellurica “Libertad”, è tutto un susseguirsi di fermenti e alternati a scariche di adrenalina che trovano il loro culmine nella splendida “Otra dimension”. Ottimo debutto per una band da tenere d’occhio sicuramente.

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