Recensione: Reinkaos

Di Sergio Vinci - 1 Agosto 2006 - 0:00
Reinkaos
Band: Dissection
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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55

Undici anni di attesa sono molti, troppi, per avere tra le mani una nuova release di qualsiasi gruppo, e sembrano diventare ancora di più se la band in questione si chiama Dissection.

Non credo ci sia bisogno di spendere troppe parole sul peso che questa formazione ha avuto per il Metal estremo in generale negli anni Novanta, e i meriti crescono ancora se consideriamo che i Dissection sono entrati nella leggenda grazie a due soli full-length: “The Somberlain” (1993) e “Storm Of The Light’s Bane” (1995). Due capolavori che rimarranno ineguagliati per ancora molti anni a venire, due concentrati di classe ed ispirazione sopraffina, dove l’estro geniale di Jon
Nödtveidt
, all’epoca poco più che ventenne, veniva fuori in maniera prepotente, oltretutto con delle capacità tecniche di primo livello.

La grandezza dei Dissection stava nel saper coniugare in maniera magistrale parti aggressive ed immediate ad altre più riflessive, il tutto arricchito da un gusto melodico fuori dal comune che strizzava l’occhio a certe partiture chitarristiche tipiche di certo Metal classico. Ma anche una descrizione del sound dei Dissection, in questi termini, risulta tuttavia superficiale e incompiuta,
perché solo l’ascolto delle loro opere può chiarire le potenzialità che questa band aveva e che avrebbe potuto avere.
Perché dico “avrebbe potuto”?
Perché l’incantesimo si interruppe all’inizio del 1998, quando il cantante-chitarrista Jon Nodtveidt,
nonché indiscusso leader della band, viene arrestato per concorso in omicidio e condannato a ben 13 anni di detenzione forzata.

Voci insistenti dell’epoca rivelavano già una crisi abbastanza forte all’interno del combo svedese, risalente già a molto tempo prima dell’incarcerazione di
Nödtveidt, e infatti, dopo questo fatto, alcuni ex-Dissection formarono i Soulreaper, quasi come si fossero liberati di un peso.
La riduzione della pena di quasi la metà (sette anni) applicata a Nodtveidt per buona condotta aveva cominciato, già nel 2003, a far sognare e trepidare i moltissimi fans dei Dissection su un loro ritorno, e le dichiarazioni di
Nödtveidt
non si fecero attendere. Infatti egli annunciava un ritorno della band in grande stile, con una line-up rinnovata, un nuovo album, ed un tour, il “Rebirth Of Dissection Tour 2004/2005“, che avrebbe infiammato le arene di tutta Europa.

E le promesse furono mantenute quasi tutte, e dico quasi,
perché ciò che è mancato è stato il sigillo più importante, ovvero un nuovo album degno del nome che avrebbe portato in copertina.
Sto parlando appunto di questo nuovo “Reinkaos“, un’opera che forse, se fosse uscita con un qualsiasi altro nome in copertina, l’avremmo apprezzata magari un po’ di più, ma con quel monicker stampato sopra a caratteri cubitali, diventa una delusione cocente, accentuata dagli undici anni di attesa che lo dividono da quel capolavoro chiamato “Storm Of The Light’s Bane“.

Chiariamo subito una cosa però: “Reinkaos” non è un album da buttare via nella sua totalità,
perché in alcuni momenti il buon Nödtveidt
piazza ancora dei colpi di gran classe, come in “Beyond The Horizon” o in “Starless Aeon“, due episodi che, pur non raggiungendo i fasti del passato, si difendono molto bene grazie a dei ritornelli catchy e trascinanti ed un guitar work relativamente semplice ma ispirato. Ma ecco che dopo questi primi incoraggianti segnali, si comincia ad assistere all’altalenarsi di brani che vanno dall’appena buono al mediocre. Episodi privi di mordente come “Black Dragon” o “Dark Mother Divine“, dove sembra di sentire echi di gruppi come In Flames e Soilwork diluiti con leggere porzioni di Heavy Metal classico, lasciano attoniti in senso negativo: ma come? Il maestro che copia dai suoi ipotetici allievi in maniera nemmeno convincente? Proprio così purtroppo, questa è la linea che l’album a grandi linee seguirà fino alla fine della sua durata, dove si salvano episodi appena carini come “Xeper I Set” e la title-track.

Purtroppo, come se non bastasse, il cd si chiude in maniera quasi imbarazzante, con quella “Maha Kali” che ci era stata proposta quasi due anni fa come singolo apripista di questo album, ma che nemmeno in questa sede riesce a salvarsi dalla mediocrità totale che la pervade.
Credetemi, per me scrivere queste parole su un gruppo come i Dissection, equivale a sentire le mani che battono sulla tastiera come sempre più pesanti, e gli occhi quasi diventano languidi. Questo perchè ho amato alla follia la loro musica, il loro non essere splendidamente simili a nessuno, e avevo aspettato questo ritorno contando quasi gli anni, i mesi, i giorni.

E’ recente la notizia che i Dissection si sono sciolti. Nonostante tutto, e nonostante “Reinkaos” soprattutto, credo che tutti quelli che come me hanno amato questa band, debbano ringraziarla, perché con le proprie note ci ha trasportati in terre che non conoscevamo e che porteremo dentro per ancora molto tempo. Magari dimenticandoci in fretta di “Reinkaos“.

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