Recensione: Relentless

Di Roberto Gelmi - 9 Aprile 2021 - 10:18

Perso dentro al mio mondo
La mia mente in tempesta griderà
Verso nuovi orizzonti
Per cercare una nuova identità
Ripenso al tuo sorriso, un attimo di eternità
Le Lacrime sul viso, segni di un tempo ormai fuggito

 

Secondo capitolo per il dolce oblio targato Frontiers, progetto che questa volta vede la sinergia tra il chitarrista dei Secret Sphere Aldo Lonobile (Secret Sphere, Timo Tolkki’s Avalon, Archon Angel) e l’inossidabile Geoff Tate, una delle voci più iconiche (e meglio “conservate”) degli anni Ottanta insieme a Michale Kiske, David DeFeis e John Arch.

Anticipato dall’uscita del singolo “Strong Pressure” lo scorso 4 febbraio Relentless è un discreto album che conferma quanto di buono sa ancora regalare l’ex Queensrÿche se affiancato da musicisti di livello con l’intento di riportare le lancette indietro nei decenni ma al contempo proporre qualche innovazione. Per Tate questa volta infatti c’è anche una canzone ad hoc in italiano con Walter Cianciusi e Dario Parente come special guest, già attivi per il live di Operation Mindcrime.

Il platter si apre in modo oscuro e suggestivo con “Once Again One Sin”, un ticchettio ossessivo lascia spazio a chitarre potenti e vicine a quelle di molte produzioni targate Frontiers. Quando compare la voce di Tate tutto assume un carattere magnetico e quadrato: l’esile tappeto di pianoforte conferisce al tutto maggiore ricercatezze mentre, il refrain non è malvagio (anche se ne sentiremo di migliori in scaletta), l’assolo di chitarra discreto ma brevissimo. Per iniziare, insomma, un brano senza sbavature ma scolastico, vediamo cosa ci aspetta più oltre.

Strong Pressure” colpisce dritto al petto col suo ritornello amarcord, sentire il miglior Tate è sempre un piacere velato di nostalgia. Le ritmiche rasentano lidi metal e il risultato è un sound con un piede nel passato e uno nel contemporaneo. Siamo di fronte a un brano che resterà impresso tra quelli più convincenti del disco. “Let It Be” è il pezzo più corto del lotto, una semi-ballad con un buon tiro armonico, accordi abrasivi e un ottimo guitarwok; aggiungiamoci un acuto stellare di Tate al min. 2:45 e tutto viaggia alla perfezione. Ritroviamo l’accostamento di note di pianoforte (opera di Antonio Agate) e chitarre potenti in “Another Change”, altra traccia che trasuda energia e chiarezza d’intenti. Quello che conta non è la tecnica ma l’attitudine… Ficcante anche il refrain di “Wake Up Call” (con l’oscuro eco che recita «Completely blind!»), composizione di una velata tristezza che ben s’attaglia alla prova teatrale di Tate. Più movimentata e guitar-oriented “Remember Me”, un tributo ai Queensrÿche e al loro passato glorioso. Potremmo fare la stessa constatazione per “Anybody Out There”, song che funziona nella sua semplicità e grazie alle note acute inanellate dal singer statunitense.

Ma la vera chicca di Relentless (nonché brano fortemente voluto da Tate) è il testo in italiano di “Aria”, una hit che non può non coinvolgere l’ascoltatore. Si vede che Lonobile ha lavorato alla perfezione su questo brano. Le ritmiche sono una goduria, il ritornello presenta una linea melodica articolata tutta da cantare. Peccato solo per l’accento di Tate che ricorda la prova di James LaBrie nel “Nessun Dorma” della True Symphonic Rockestra o quella di Hansi Kürsch in “Frutto del buio”…

L’album si chiude con due pezzi niente male. Curiosamente la ballad acustica è in penultima posizione: “I’ll Be the One” nel suo esile procedere regala emozione e non poteva mancare in un album che vive di suoni fin troppo saturi. Le danze terminano  con “Fly Angel Fly” che all’avvio sembra un pezzo lento dei Nightwish ma poi torna a mostrare il lato pirotecnico degli Sweet Oblivion, con strofe epiche tiratissime.

 

Tirando le somme, parliamo di un disco ben riuscito e composto da una decina di composizioni convincenti, anche migliore per certi versi al disco di debutto. L’apporto di Aldo Lonobile è pregevole (del resto anche l’ultimo disco dei Secret Sphere è un’ottima uscita) e la parte ritmica composta dal bassista Gigi Andreone (Odd Dimension, A Perfect Day) e dal batterista Michele Sanna (già turnista live per i Turilli-Lione Rhapsody) supporta degnamente il guitarwork messo in campo. Relentless è un album heavy e melodico, epico, con rari spunti progressive, un moderno peana che rivitalizza Tate e lo fa pure cantare in italiano. Cosa chiedere di più?

 

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