Recensione: Résilience
Sconosciuti ai più, gli Smohalla sono una delle giovani realtà francesi più promettenti. Nati in Provenza nel 2006, i ragazzi sono dediti a un avantgarde metal che pesca a piene mani dalla tradizione scandinava. La loro musica richiama alla mente realtà affermate, tra cui gli Arcturus, gli In the Woods…, i primi Mundanus Imperium, gli Emperor e i Dødheimsgard.
Nonostante la recente formazione, i Nostri posso già vantare una cospicua discografia formata da due demo, un EP e il full-length “Résilience”.
Uscito nell’ottobre del 2011, “Résilience” è uno di quei lavori che catturano l’attenzione fin da subito. Le caratteristiche che per prime saltano all’orecchio sono la complessità della proposta e la discreta qualità del songwriting. Ascoltando il disco, si può apprezzare l’ottima preparazione tecnica del combo formato da Slo e Camille. Slo, figura attorno alla quale ruota tutto il progetto, si dimostra a proprio agio in ogni situazione: il polistrumentista è abile a tessere intricati riff, ora serrati e taglienti, ora più ariosi, ai quali si affiancano assoli dotati di gran gusto. Sulle linee di chitarra si incastrano le note di tastiera -strumento principe del disco- che donano all’opera un retrogusto “spaziale” e contribuiscono a conferirle un’atmosfera quasi onirica, sognante. Il musicista si occupa, infine, anche delle parti di batteria: quest’ultima scandisce tempi in costante cambiamento, rendendo il lavoro estremamente dinamico e accattivante. Il basso è invece affidato a Camille, autore anch’egli di una buona prova; il compito, svolto con la dovuta perizia, è piuttosto vario, sebbene messo un po’ troppo in secondo piano.
A incorniciare le canzoni ci pensa, infine, lo scream del mastermind: l’ugola del francese manca volutamente di cattiveria, risultando, a tratti, quasi sospirata. Le linee vocali, vista la tipologia di uscita, hanno il compito di marcare in maniera netta il mood di ciascun brano. Anche la voce pulita risulta piuttosto “fragile” e priva di profondità.
Musicalmente, quello che si nota fin da subito è, come si diceva prima, l’evidente influenza che la scena avantgarde norvegese ha avuto sui nostri. Le atmosfere sono chiaramente debitrici nei confronti degli ultimi Arcturus; non mancano i richiami agli ultimi Emperor e agli Ulver più visionari e folli, ma la proposta risulta comunque sufficientemente personale.
Diviso in otto tracce, per un minutaggio totale di poco superiore ai 45 primi, “Résilience” riesce nella difficile impresa di risultare appassionante e mai ostico. Le numerose sfaccettature che caratterizzano il sound del duo francese garantiscono all’opera longevità e freschezza.
I pezzi si susseguono, scorrendo via con grande piacere e difficilmente si notano cadute di stile; gli arrangiamenti convincono da subito e tutto sembra funzionare alla perfezione.
Aperto dall’atmosferica “Quasar”, il full-length si snoda tra song che alternano momenti di grande tensione ad altre decisamente più ariose e impalpabili. Tra gli episodi più tirati e violenti, merita una menzione d’onore “Au sol les toges vides”, uno degli highlight della tracklist. L’introduzione ricorda vagamente alcune soluzioni già sperimentate dagli Arcturus su “Sideshow Symphonies”, ma più si va avanti con l’ascolto, più si percepisce quanto i nostri si ispirino agli Emperor di “Prometheus: The Discipline of Fire & Demise”. Le strutture snelle, le ritmiche in continua evoluzione, le alternanze tra clean vocals e scream, riportano inevitabilmente alla mente l’ultimo lavoro della band di Ihshan.
Tra le tracce apparentemente più “sperimentali”, quelle che convincono maggiormente sono invece “Oracle Rouge” e “Marche Silencieuse”. Entrambe le canzoni risultano ben bilanciate tra musica elettronica e metal estremo. Proprio in questi due casi, gli Smohalla dimostrano di aver imparato bene la lezione impartita dai Dødheimsgard; il sound infatti ricorda molto da vicino il controverso “Supervillain Outcast”. Il risultato finale, ancora una volta, è più che soddisfacente, sebbene si noti la mancanza di una vera e propria voglia di sperimentare. La rimanente parte della tracklist si mantiene su livelli qualitativi più che dignitosi, nonostante nessuno di questi raggiunga la bontà dei pezzi precedentemente citati.
Nonostante l’innegabile bontà del prodotto, ci preme però evidenziare anche alcuni difetti che si possono riscontrare sin dalle prime battute. Uno dei problemi maggiore riguarda la qualità della produzione: i suoni mancano spesso di potenza e corposità e ciò appiattisce un poco il risultato finale. A causa del mixing finale, chitarre e batteria sono fin troppo deboli e sovrastati alle tastiere.
Quello che meno soddisfa è però la totale mancanza di vera sperimentazione. Spiegandoci meglio: nonostante i francesi si sforzino di rendere la loro musica quanto mai atipica, ci si accorge presto che questo cd altro non è altro che un sunto di quanto già proposto da altre formazioni.
“Résilence”, in definitiva, è dunque un disco ricco di spunti interessanti, che vi terrà incollati allo stereo per lungo tempo. La ricchezza di sfumature, inoltre, lo rende adatto a svariate categorie di ascoltatori. Quello che, purtroppo, ancora manca è un’identità che renda unici gli Smohalla. Considerando che i nostri sono alla prima uscita sulla lunga distanza, non possiamo ritenerci insoddisfatti.
Emanuele Calderone
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Tracklist:
01- Quasar
02- Au sol les toges vides master
03- Le repos du Lazard
04- Oracle rouge
05- Marche Silencieuse
06- L’homme et la brume
07- Aux mille dieux
08- Nos sages divisent