Recensione: Revelations

Di Stefano Burini - 11 Dicembre 2012 - 0:00
Revelations
Band: IceHel
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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73

Gli IceHel nascono nell’autunno del 2005 con il nome di Steel Factory e, dopo vari cambiamenti in line up, la formazione si stabilizza attorno alla coppia di chitarristi composta da Damiano Ribiscini e Daniele Valloscuro e viene completata da Marco Rossi Bartoli al basso, Alessio Grammatico alla batteria e dal cantante Sandro Cipiccia. Il monicker della band, contrariamente a quanto lascerebbe presupporre l’assonanza con l’inglese “Ice Hell”, Inferno di Ghiaccio, fa invece riferimento alla Dea Hel, importante figura appartenente al Pantheon scandinavo, e a tutto l’immaginario storico, epico e drammatico tipico di quelle Terre.   

Immaginario che indubbiamente viene a galla ascoltando la musica proposta dal quintetto umbro: un heavy/power metal dalle tinte fortemente epiche, ben lontano tanto dalle tentazioni “progressive” tipiche di band come Vision Divine, Labyrinth ed Eldritch quanto dallo spirito più fantasy dei Rhapsody (Of Fire). Le canzoni degli IceHel sono fiere e, a tratti, addirittura imponenti e sia le atmosfere sia la stentorea voce di Sandro, un forte tratto distintivo in grado di caratterizzare il sound complessivo dei ternani da quello di molti concorrenti italiani ed esteri, riescono efficacemente nell’intento di unire la forza e la velocità del “vecchio” power metal con il pathos epico di gruppi ormai antichi come i Manilla Road o, guardando in casa nostra, gli Adramelch.

«I Am The Alpha: The Beginning».

Con queste parole si apre l’iniziale “Alpha”, uno strumentale di due minuti secchi in cui la (riuscita) sintesi tra power helloweeniano  ed epic metal appare fin da subito in tutta la sua forza ed addirittura eleganza. “7 Seals” martella al ritmo di heavy metal classico, a metà tra cadenze maideniane e atmosfere più vicine a certe cose addirittura dei Cirith Ungol, mentre la successiva “7 Signs”, con la doppia cassa insistita e le vibranti sventagliate di chitarra, fa l’occhiolino con convinzione allo speed/power di una trentina d’anni fa. Notevoli sia linea vocale, enfatica e davvero molto personale, sia l’abbinamento di atmosfere sempre e comunque dal taglio epico con un breve ma incisivo assolo neoclassico.  

“Babylon Falling” si apre come una ballata, con le vocals e la voce narrante sovrapposte in maniera efficacemente sbilenca alle parti strumentali, ma il prosieguo è ancora all’insegna di un heavy/power dai toni sempre più solenni e magniloquenti con il pre-chorus che richiama alla mente i Judas Priest di “Hellrider”. Nessun cedimento e nessuna pausa: “Millennium” aggredisce di nuovo l’ascoltatore con il suo riffing rapido e incalzante ma il momento di maggior interesse coincide con il rallentamento intorno al minuto 2 e 10, in cui passaggi strumentali dal sapore quasi progressivo e le ormai familiari, per quanto particolari, vocals di Sandro si amalgamano in maniera sorprendente con influenze dai tratti folk/medievaleggianti prima di un bel finale dai toni guerreschi. 

Funziona molto bene anche “Holy Jerusalem”, un bel mix di svariate influenze, che portano da un intro con percussioni tribali e innesti di voci femminili (quella, ottima, di Benedetta Gelati) ad uno dei refrain più incisivi, passando per un sviluppo centrale di stretta marca heavy/power, un break oscuro à la “Victims Of Fate” ed un bell’assolo di chitarra, giocato su tecnica e velocità ma senza dimenticare la propria funzionalità al brano. Probabilmente la top track di “Revelations”, in coabitazione con la precedente “Millennium”.

Chiude “Omega”, nello stesso modo in cui “Alpha” aveva aperto le danze: uno strumentale corto e ficcante in cui riecheggiano le atmosfere epico-battagliere che l’hanno fatta da padrone lungo tutto l’ascolto. Gli IceHel non sono ragazzini alle prime armi e tutto il bagaglio di tecnica, esperienza e anche cultura si vede e, soprattutto, si sente. L’esecuzione è di alto livello e dal punto di vista compositivo le varie influenze messe in campo trovano un equilibrio felicemente azzeccato e tutt’altro che ovvio, benché il vero asso nella manica risieda, probabilmente, nella caratteristica (e, proprio per questo magari, “non adatta a tutti”) voce di Sandro.

Molto apprezzabili anche la produzione e il packaging complessivo, in particolare l’affascinante front cover. Gli unici due punti a mio avviso “deboli” nell’economia di un demo di elevata qualità sono la mancanza di una bella ballata a metà tempo, a spezzare un po’ il ritmo (e per sentire come se la caverebbe Sandro su un lento tout-court), nonché di qualche refrain di più semplice assimilazione, perché su un disco giocato completamente su linee melodiche cangianti e complesse, anche un solo brano di maggiore impatto farebbe risaltare ancora di più tutti gli altri presenti in scaletta. Per tutto il resto un altro ottimo lavoro proveniente dalla sempre sorprendente scena underground tricolore.

«I Am The Omega: The End.»

Stefano Burini

 

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Line Up

Sandro Cipiccia: voce

Damiano Ribiscini: chitarra

Daniele Valloscuro: chitarra

Marco Rossi Bartoli: basso

Alessio Grammatico: batteria

 

Tracklist

01. Alpha   02:05

02. 7 Seals   06:53

03. 7 Signs   06:55

04. Babylon Falling   05:30

05. Millenium   09:08

06. Holy Jerusalem   07:15

07. Omega   01:45

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