Recensione: Reveng is my name

Di Giulia - 3 Aprile 2003 - 0:00
Reveng is my name
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Anno: 2003
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65

“E’ lui o non è lui….è lui o non è lui…cerrrrtoooo che è lui!”, la battuta di Ezio Greggio questa volta ci sta a pennello. Il guitar-hero belga Dushan Petrossi è il clone perfetto di Malmsteen. Avevo visto foto di Joe Stump atteggiato alla Yngwie, ma Dushan supera ogni limite, nel retro (e nell’interno) del booklet sembra di vedere il buon vecchio svedese, stesse pose, stesso look, stessa chitarra..e cosa ben più divertente…stesso nome al figlio…Antonio per Malmsteen…Anthony per Dushan. Ma veniamo alla musica…anche qui le differenze sono ben poche, Petrossi fa di tutto per evidenziare le somiglianze sonore con quello che nel booklet definisce il “suo fratello spirituale” Yngwie J. Malmsteen, ottenendo un suono simile sia a livello esecutivo che compositivo. Soffre però (beh, anche Malmsteen da parecchi dischi) di un pessimo mixaggio che impasta tutto e a tratti mette le chitarre sopra a tutto il resto, relegando in secondo piano un cantante (tale Phil Letawe) che si sforza di stare in bilico tra Mark Boals e Ronnie James Dio e un ottimo tastierista (Youri Degroote). La batteria, purtroppo è una drum machine e si sente, questo costa alcuni punti di demerito a Dushan, erano finiti i batteristi in Belgio?Non credo proprio, quindi era decisamente meglio un turnista ad una fredda macchina. L’intro “Enemy Brother Overture” lascia presto spazio alla title track “Revenge is my name” dove sento almeno due riff presi da Yngwie. “March of Victory” ha anche la parte vocale “rubacchiata”, ma Phile Letawe non è Mark Boals e si sente purtroppo.
“”The Witch Burner” non cambia il tono e nemmeno la seguente “Alien Pharao” che a tratti mi ricorda Axel Rudi Pell. “Dimension X” e “Morgana’s Castle” strumentali che fanno capire che comunque Petrossi sa suonare e pure molto bene. “You are my blood” e “The Wolf and the beast “sono di nuovo Malmsteen (dagli ultimi lavori) con Letawe che a tratti arranca. “Secret tunnel of the kings” è un altro strumentale seguito da “Hold the light” dove si sente che il tastierista è veramente dotato.”Warchild requiem” è lo strumentale di chiusura.
Un disco che piacerà a chi ama Malmsteen, ma che sarà odiato da chi odia Malmsteen, niente di più e niente di meno, ma se devo essere sincera per una volta ho preferito questo clone al Malmsteen dell’ultimo “Attack!”

Tracklist:

1. Enemy Brothe Overture (instr)
2. Revenge is my name
3. March of victory
4. The witch burner
5. Alien Pharao
6. Dimension X (instr)
7. Morgana’s Castle (instr)
8. You are my blood
9. The wolf and the beast
10. Secret tunnel of the king (instr)
11. Hold the light
12. Warchild requiem (instr. outro)

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