Recensione: Reverse (Passaggio Inverso)

Di Marco Donè - 10 Novembre 2015 - 16:00
Reverse (Passaggio Inverso)
Band: Doomraiser
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2015
Nazione:
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72

A distanza di quattro anni dall’interessante Mountains Of Madness, album ispirato agli scritti del genio dell’horror H.P. Lovecraft, tornano a farsi sentire i romani Doomraiser. Attivi dai primi anni duemila, i nostri, grazie a dischi convincenti e un’intensa attività live, sono diventati una realtà all’interno del panorama doom europeo. Reverse (Passaggio Inverso), questo il titolo del nuovo album, è il quarto capitolo della loro discografia e si presenta come il lavoro più ambizioso partorito dal combo romano. Per questa nuova fatica, infatti, i Doomraiser affidano mix e mastering alle sapienti mani di Billy Anderson, già all’opera con Neurosis, Cathedral e Orage Goblin (giusto per fare qualche nome). Il risultato, come da copione, è vincente. Un suono potente e curato in grado di enfatizzare ogni singola parte dell’articolato sognwriting della band romana. Ogni strumento riesce ad avere la giusta luce e viene messo in risalto in maniera appropriata, in poche parole, la miglior produzione fin qui avuta dal quintetto capitolino.

 

Se il precedente Mountains Of Madness aveva aperto spiragli verso un’evoluzione heavy psich, il nuovo lavoro riporta i Doomraiser alle origini, effettuando una sorta di passaggio inverso (che il titolo voglia proprio sottolineare questo?). Reverse (Passaggio Inverso) è infatti caratterizzato da una spiccata componente classic doom a cui si aggiungono passaggi heavy oriented e atmosfere in grado di far affiorare un certo sentimento di disagio interiore, instaurando una sorta di contatto diretto con l’ascoltatore, toccandone il lato più intimistico. Questa “evoluzione” deve molto alla nuova coppia d’asce, Giulio Marini e Marco Montagna, entrati in formazione a partire dal 2013. Basta fare play per accorgersi come le nuove composizioni ruotino attorno all’ottimo lavoro svolto dai due chitarristi. Riff pesanti come macigni, oscuri, cupi, sono le fondamenta su cui si sviluppa questa quarta fatica. Ad accompagnare il pregevole lavoro delle chitarre, troviamo una sezione ritmica precisa in cui spicca la prova di Daniele Amatori alla batteria. Una sezione ritmica matura, in grado di muoversi sapientemente nei classici tempi doom diventando incalzante e aggressiva quando deve esserlo. Da segnalare anche la prestazione di Nicola Rossi al microfono, forse la sua miglior performance nella storia dei Doomraiser. Il cantante è definitivamente padrone della propria voce, riuscendo a interpretare al meglio le anime che vanno a comporre il “Doomraiser sound”. Rossi, all’occorrenza, diventa quindi evocativo, sognante, diretto e aggressivo. Riesce inoltre nel non facile compito di far uscire quel sentimento di disagio citato poco sopra, in particolare quando tende a sporcare la voce. Degno di nota l’utilizzo delle tastiere – sempre a opera di Rossi -, un utilizzo non invadente ma mirato a sviluppare al meglio i colori e le atmosfere più cupe e oscure che vanno a comporre Reverse (Passaggio Inverso). Disco caratterizzato da sei tracce dal minutaggio elevato, nel pieno rispetto dei canoni del genere, le cui influenze trovano come riferimento i Cathedral e i maestri Black Sabbath su tutti. Le composizioni non diranno nulla di nuovo ma la qualità che le contraddistingue è innegabile. Basta ascoltare l’articolata Ascension 6 To 7, che nei suoi oltre undici minuti riesce a metter in mostra tutti gli aspetti sopra elencati, sia per quanto riguarda la prestazione dei singoli che per la atmosfere create, diventando il perfetto biglietto da visita dell’album. Spicca inoltre la pesante e funerea Dio Inverso (Reverse), posta in chiusura, in cui Rossi regala una prestazione vocale da brividi, alternando parti sussurrate a passaggi più evocativi ad altri più sofferti. Chitarre e sezione ritmica risultano semplicemente perfette. Impossibile non citare anche Mirror Of Pain che va a inserirsi di diritto tra gli highlight del disco.

 

Come facilmente si può dedurre da quanto fin qui scritto, Reverse (Passaggio Inverso) si rivela vincente sotto molti aspetti e può esser definito il lavoro più convincente realizzato dai Doomraiser, oltre che risultare il più pesante nella discografia della band. Un album ben strutturato, valorizzato da una produzione curata e potente, al passo coi tempi. Certo, come dicevamo, l’album non dirà nulla di nuovo all’interno della scena doom, ma è innegabile che con questo platter i Doomraiser abbiano raggiunto la definitiva maturità. Maturità che, come risultato, porta a composizioni personali, obiettivo perseguito da tante band ma che non tutte riescono a realizzare. Reverse (Passaggio Inverso) saprà quindi fare breccia in tutti gli appassionati di tempi e atmosfere plumbee e, nonostante una sterzata su sonorità più massicce, non deluderà le aspettative dei fan della band. Mette inoltre in evidenza come il movimento doom goda di un ottimo stato di forma nella nostra penisola, trovando, nelle varie interpretazioni, attori di prim’ordine. Bentornati Doomraiser.

 

Marco Donè

 

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