Recensione: Rips The Covers Off

Di Alessandro Di Clemente - 10 Giugno 2004 - 0:00
Rips The Covers Off
Band: L.A. Guns
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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78

Dopo sedici albums tra composizioni originali, lives e raccolte, gli L.A.Guns escono on questo interessante album  di covers.
Tracii Guns non è più della band, preferendo i Brides Of Destruction di Nikki Sixx.
La scelta è ricaduta su degli hits che vanno dalla fine dgli anni sessanta fino ai primi ottanta.
In tal modo mi ritrovo a recensire un progetto ambizioso e, fortunatamente, ben riuscito: la riproposizione in chiave L.A. Guns di brani di svariato genere.
Ovviamente non starò qui a giudicare la qualità delle bands riproposte, sono tutti grandi gruppi, di cui i Nostri rivisitano alcuni splendidi singoli.
In tal guisa si parte con Rock and Roll Outlaw dei Rose Tattoo: non è difficile constatare come la classe dei nostri riesca a non stravolgere la song ma a dare quel quid “L.A. Guns” in più, come se fossero stati loro a scrivere questo pezzo, un mid tempo rock n’ roll in pieno stile Rose Tattoo, forse la band coverizzata (insieme ad Iggy Pop and The Stooges ed Hanoi Rocks) con un’ idea musicale più vicina alla band di Phil Lewis.
Si prosegue con I Just Want To Make Love To You dei Foghat, con un’ anima blues elettrica che pero’ convince meno, forse anche perchè la canzone stessa non è avvincente come il resto del lotto.
Poi è la volta di Tie Your Mother Down dei Queen, bella davvero la riproposizione degli L.A. Guns, come se fosse stata scritta da una band street hard rock.
Gli L.A. Guns sono stati molto bravi nel mantenere lo spirito della song senza stravolgerla eccessivamente ma senza neanche tentare di riproporla simile all’originale (contro i Queen sarebbe una scommessa persa in partenza).
Until I Get You degli Hanoi Rocks è probabilmente la cover riuscita più soddisfacente, sicuramente per la vicinanza concettuale tra le due bands e quindi lo street glam degli Hanoi è reso perfetto dallo street hard rock degli americani.
La successiva Wheels Of Steel dei metallici Saxon (che non ho mai apprezzato fino in fondo) che con la stridula ed acida voce di Phil Lewis acquista in grezzezza.
Nobody’s Fault degli Aerosmith, purtroppo perde a livello vocale (Tyler è una voce irripetibile) ma acquista in potenza, in ogni caso una riproposizione piacevole.
In questa carrellata non potevano mancare i Led Zeppelin con Custard Pie, stesso discorso fatto per la cover degli Aerosmith, ma ancora più accentuato: Robert Plant era l’anima dei Led Zeppelin e non è facile reinterpretare le sue linee  con un altro tipo di vocalist, per assurdo è più facile riproporre i Queen, stravolgendo completamente il cantato, pur mantenendo l’idea di base, che i Led Zeppelin, i quali, fondamentalmente, sono alla base della musica degli L.A. Guns e di tutte le formazioni street/hard rock/blues.
Notevolmente stravolta, ma comunque bellissima, Moonage Daydream di David Bowie, è diventata una rock ballad elettrica grazie alla classe dei Nostri, insieme a quella degli Hanoi Rocks la più convincente cover del lotto.
Marseilles degli Angel City scorre via senza infamia e senza lode con quella sua vena blues ben evidenziata dai riffs di chitarra.
A chiusura del cd, prima delle due bonus tracks (registrazioni live di due hits degli L.A. Guns stessi) troviamo Hurdy Gurdy Man dei Donovan che non convince molto, forse causa la non azzeccata scelta del brano, troppo poco grintoso rispetto al resto delle composizioni e Search And Destroy di Iggy Pop and The Stooges, un punk n’ roll veloce e grezzo, qui riproposto con gusto e classe, certo Lewis non è Iggy Pop ma, come per il discusso The Spaghetti Incident dei Guns N’ Roses, è un piacere ascoltare una band street che suona un brano punk, un degno finale di cd, che evidenzia come i nostri siano più a loro agio con pezzi grintosi e veloci ma al contempo melodici.
Si passa così alle bonus tracks, due pezzi ripresi in sede live: Revolution, avvincente, grintosa, ben riproposta dal vivo e Don’t Look At Me That Way, in chiusura di cd, meno convincente a causa sia della voce di Lewis un po’ sotto tono che della song stessa, non troppo coinvolgente.
In definitiva un album notevole, i cui high lights sono da ricercare nelle covers di Hanoi Rocks, Queen, David Bowie, Iggy Pop e la bonus track live Revolution, che potrà far apprezzare ai più giovani canzoni passate inosservate di bands importanti come Aerosmith o Rose Tattoo e nel contempo a chi già invece apprezza le bands succitate, potrà piacere per i diversi arrangiamenti con i quali vengono riproposti brani di questi mostri sacri.

Tracklist:

1. Rock And Roll Outlaw
2. I Just Want To Make Love To You
3. Tie Your Mother Down
4. Until I Get You
5. Wheels Of Steel
6. Nobody’s Fault
7. Custard Pie
8. Moonage Daydream
9. Marseilles
10. Hurdy Gurdy Man
11. Search And Destroy
bonus tracks:
12. Revolution (live)
13. Don’t Look At Me That Way (live)

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