Recensione: River Of Diamonds

Di Arianna Govoni - 24 Giugno 2023 - 10:57
River Of Diamonds
Band: Liv Kristine
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2023
Nazione:
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75

La vita di Liv Kristine ha decisamente subito un forte scossone nel corso degli ultimi anni. Dopo la pubblicazione del suo ultimo album solista, “Vervain” (2014, Napalm Records), la angelica voce dei Leaves’Eyes ed ex Theatre Of Tragedy ha dovuto far fronte ad una serie di problematiche importanti (un divorzio e il licenziamento non giustificato da parte dei Leaves Eyes). Eventi, questi, che hanno colpito durantemente la vocalist norvegese che, dal canto suo, ha trasformato queste fasi negative di vita vissuta in ottima musica dal sapore positivo e di rivalsa. Ed è proprio da qui che prende vita “River Of Diamonds”.

Un disco, questo, che nelle sue 12 tracce ripercorre, come nel precedente EP “Have Courage, Dear Heart”, le più importanti tappe degli ultimi anni vissuti nel suo percorso personale e che porta con sé un importante messaggio: “nella vita bisogna avere il coraggio di cambiare”, bisogna far fronte a situazioni instabili ed avere la forza di combattere.

River Of Diamonds” rappresenta una nuova fase della vita di Liv Kristine, fatta di rivincita e speranza, coronata recentemente con un nuovo matrimonio che ha portato molta luce nella vita privata ed artistica della cantante, tanto che il nuovo compagno ha vestito i panni di ospite speciale in un duetto con Liv, molto profondo ed intimo, che altro non è che la rivisitazione stessa di un noto brano di Jon Lord, “Pictured Within”. Un’esperienza, come lei stessa ci ha descritto in fase di intervista, che ha molto toccato il marito, a causa di un importante lutto in famiglia, e che per l’occasione è stato registrato in presa diretta senza alcuna “prova casalinga”.

Assieme alla già sopracitata cover, l’artista di Stavanger ha voluto omaggiare un’altra grande collega, Cyndi Lauper: la sua rivisitazione di “True Colors” risulta a tratti sì, più morbida e forse leggermente azzardata, ma il risultato, nel complesso, ci presenta una Liv Kristine consapevole delle sue armi, con una grande voglia di cimentarsi in brani non cucitigli addosso.

Se, quindi, da una parte la cantante ha voluto destreggiarsi e sperimentare cose nuove, d’altro canto fa pur sempre piacere notare come, ancora una volta, Liv abbia voluto tributare le sue origini, mai dimenticate e sempre onorate nel miglior dei modi, quasi come a voler sottolineare che la sua persona, la sua forza e la sua carriera hanno preso vita proprio da lì, da Stavanger, la patria del gothic metal norvegese che ha dato poi vita a band come Tristania e Sirenia negli anni ’90.

E sono proprio questi richiami con i Theatre Of Tragedy che danno vita a brani dal classico sapore gotico come “Maligna” e “One Immortal Day”, che vede qui la partecipazione straordinaria dell’amico di lunga data Østen Bergøydi (Long Night, Tristania), che ci riporta ai fasti di quel capolavoro chiamato “Aegis” e ci fanno assaporare quelle note tipicamente malinconiche e decadenti.

Non mancano, come di consueto, le collaborazioni: oltre le già sopracitate, “One Immortal Day” e “Pictured Within”, il disco vanta anche la partecipazione di Fernando Ribeiro (Moonspell) nella titletrack, scelta come singolo di lancio e Carmen Elise Espeanes in “Love Me High”. Laddove l’omonima “River Of Diamonds” pecchi un po’ di mordente, forse per la predominanza delle parti femminili, relegando così Ribeiro al ruolo di “filler”, “Love Me High” ci regala un bel duetto tra le sorelle Espeanes, la cui alchimia artistica, che da tempo le ha unite anche nei Midnattsol, è ancora una volta un’ottima carta vincente.

Tirando le somme, “River Of Diamonds” è, quindi, un viaggio introspettivo, una sorta di diario in cui Liv ha voluto mettere in musica e parole tutto il vissuto e le esperienze passate di questi ultimi anni,  un disco riflessivo, che, nonostante la durata complessiva di 56 minuti, si fa ben ascoltare senza pretesa alcuna. I fan di nuova generazione forse considereranno questo sesto capitolo solista della Espeanes come un album dato alle stampe per non far scomparire la cantante norvegese nel dimenticatoio.

Chi, al contrario, è cresciuto a pane e gothic metal amerà le sonorità alla “Aegis” e “Velvet Darkness They Fear” alternate a questi nuovi tentativi di sperimentazioni e contaminazioni musicali che, nel complesso, donano al platter quella varietà in più che non guasta mai.

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