Recensione: Rotten Death [Reissue]

Di Daniele D'Adamo - 14 Settembre 2011 - 0:00
Rotten Death [Reissue]
Band: Tormented
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

Eccellente operazione di recupero da parte della Listenable Records che, opportunamente, ristampa “Rotten Death”, full-length d’esordio degli svedesi Tormented, originariamente uscito nel maggio 2009 per la Iron Fist Productions. L’album, che è tuttora l’unico membro della discografia degli scandinavi (nati nel 2008), è immediatamente diventato una leggenda dell’underground mondiale in virtù, soprattutto, della loro purissima attitudine nei confronti dell’old school death metal. Un’inclinazione che è un vero e proprio atto di fede nei confronti della musica partorita da band mitiche come i Dismember, gli Entombed, gli Autopsy…

“Rotten Death” non ha nulla di originale: lungo i trentatré minuti della sua durata non c’è nemmeno un accordo che non si sia similmente ascoltato, altrove. Eppure, incredibilmente, il platter è irresistibile. Impossibile restare indifferenti alla più corrotta interpretazione del death possibile, al repellente putridume che sgorga da ogni nota, al disgustoso sentore di disfacimento che emanano tutte le canzoni.

I Tormented riescono a mettere su un impianto musicale poderoso, il cui incedere è paragonabile a quello di un carro armato. La velocità del ritmo non raggiunge la follia dei blast beats, anzi, Jocke Olund non spinge mai troppo sull’acceleratore; creando, però, un drumming bestialmente elementare quanto travolgente. I rari cambi di tempo consentono alla macchina bellica di avere un’uniformità cinetica la cui ossessività è un riuscito, fradicio elemento d’involuzione sonora.
Nemmeno Andreas Axelson offre grandi spunti, con la sua ugola: il senso di marcio che riesce dare alle linee vocali, tuttavia, è addirittura geniale nella sua linearità esecutiva. Così come, assieme a Claes Holmberg, forma un duo capace di materializzare un guitarwork gustosamente rozzo e vintage, caratterizzato da una ritmica semplicemente decomposta e da soli strappa-carne. Chiude il cerchio Roberth Karlsson, il cui rombante basso cuce senza alcun arzigogolo i lembi disfatti del Tormented-sound.

Le nove song di “Rotten Death” non brillano neppure per i temi affrontati, incentrati sulle solite storie di ‘tombe & cadaveri’. Però, anche in tal caso, l’apparente povertà del songwriting porta alla realizzazione di un insieme così compatto da sembrare una lastra funeraria dura come la pietra. La struttura dei pezzi è quella classica, incentrata sulla ripetizione delle strofe e sull’evidenziazione del ritornello, ovviamente tutto fuorché melodico. Non mancano, d’altro canto, ipnotici passaggi; tetri, oscuri, infernali. Il death, si sa, nasce come parente stretto del black/thrash, per cui se si vuole essere fedeli alla linea, non possono mancare – nel sound – le atmosfere lugubri e raccapriccianti da cinema horror.

E, proprio un urlo femminile da brivido apre il disco, introducendo la title-track, il cui riff di chitarra è talmente guasto da essere quasi indistinguibile nella successione degli accordi. Da sfascio il refrain, gorgogliato, aiutato da qualche campionatura ambient a fare da sfondo. “Vengeance From Beyond The Grave” s’inchioda al volo nella scatola cranica di chi ascolta, grazie al chorus da tormentosa tortura. Per chi vi scrive, “Blood Of The Undead” è l’hit (!) del lavoro, sostenuta da un buon giro di chitarra solista ma, soprattutto, da un riff portante da levare la pelle. In “Burning Torment” Axelson incattivisce sino al parossismo la propria voce, rendendo tangibile l’orrida sensazione del fuoco sulla cute. Nessuna interruzione per prendere fiato, e immediatamente arriva “Death Owns The Night”. “Come Back From The Dead” propone nuovamente un ritornello fora-cranio, che s’innesta sui drammatici intrecci delle sei corde; mentre “Drowning In Decaying Flesh” propone un main riff crudo e diretto, condito dai toni cupi delle elementari linee di basso. Con “Tomb Of Corpses” i quattro quarti di Olund vanno quasi alla massima velocità che i Tormented hanno deciso di raggiungere; che lambiscono invece con la conclusiva, ossianica “Reversed Funeral”

“Rotten Death”.
Nella sua anti-tecnicità si trova la massima espressione artistica del death vecchia scuola. Un’opera che tutti gli amanti del metal estremo (black, thrash e death) ortodosso devono possedere. In essa, difatti, ci sono tanta storia, tanto sentimento e tanta genuina dedizione alla causa.
Un must.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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Track-list:
1. Rotten Death 4:33
2. Vengeance From Beyond The Grave 3:01
3. Blood Of The Undead 3:50
4. Burning Torment 2:53
5. Death Owns The Night 3:48
6. Come Back From The Dead 3:07
7. Drowning In Decaying Flesh 3:32
8. Tomb Of Corpses 3:24
9. Reversed Funeral 4:53

All tracks 33 min.

Line-up:
Andreas Axelson – Vocals, Guitar
Claes Holmberg – Guitar
Roberth Karlsson – Bass
Jocke Olund – Drums

Guest:
Tobbe Sillman (The Dead, Vicious Art) – Lead guitar on “Tomb Of Corpses” and “Reversed Funeral”

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