Recensione: Sentinels of New Dawn
Aquilla è una band polacca attiva dal 2015 che con questo Sentinels of the New Dawn festeggia idealmente il proprio primo decennio di carriera attiva. Al momento in carniere vantano due Ep (The Day We Left Earth del 2017 e Saviors of the Universe del 2019) e due full length, Mankind’s Odyssey del 2022 licenziato sotto l’egida della connazionale Ossuary Records e quest’ultimo oggetto della recensione.
La formazione attuale schiera Pete Slammer alla batteria, Hippie Banzai al basso, Kris Invader alla chitarra, Jaspar De Phaser alla chitarra e Captain Paradox alla voce.
Sentinels of the New Dawn vede la luce per la High Roller Records, consta di dieci canzoni per poco meno di 50 minuti di ascolto e si accompagna, nella sua versione in CD (esiste anche in vinile a 33 giri e in musicassetta) a un libretto di dodici pagine con tutti i testi, una bella foto d’insieme della band nelle due centrali e le classiche note tecniche di rito.
Secondo quanto asserito dal batterista Pete Slammer, all’anagrafe Piotr Król:
Non eravamo abbastanza “centrati” quando abbiamo realizzato il nostro precedente disco Mankind’s Odyssey, vuoi per la giovane età e vuoi per l’inesperienza. Il prodotto finale, infatti, ci ha soddisfatto per metà. Completamente diverso, invece, il discorso per questo nuovo Sentinels of New Dawn, che è uscito come ci aspettavamo, sia a livello di produzione che di concept. Siamo infatti tutti quanti appassionati di sci-fi e prendiamo costantemente ispirazione da film di culto quali 2001 Odissea nello spazio, Dune, Alien, Blade Runner e Interstellar
Al di là di tutti i discorsi legati ai testi, a giudicare dall’immagine della band, gli Aquilla non possono che essere dei defenderoni matricolati: la foto li ritrae con tutte le borchie d’ordinanza al loro posto, spillette e poi chiodo o in alternativa gilet di pelle nero. Tutto rigorosamente in linea con i cliché anni Ottanta.
Ed infatti, musicalmente, Sentinels of New Dawn non delude le attese. La musica dei cinque metaller di Varsavia affonda appieno nella grande lezione impartita al mondo dalla Nwobhm tanto che, se non si dovesse far caso alla confezione, si potrebbe tranquillamente pensare che i brani ricompresi fra le due strumentali “The Chronicles” e “Sentinel’s Fate”, poste in apertura e in chiusura del full length, siano stati concepiti in una qualsiasi cantina adibita a sala prove dello Yorkshire piuttosto che dei sobborghi londinesi.
Gli Aquilla risultano letteralmente spudorati nella riproposizione degli stilemi straclassici degli Eighties, a garanzia di una fede incrollabile nei pilastri del genere. Trovare giovani band che senza troppe menate di sorta filosofiche dichiarino di rifarsi agli anni d’oro dell’epopea del Metallo non può che far piacere nell’ottica di garantire continuità al genere.
E di coerenza i polacchi ne riversano parecchia nei minuti a loro disposizione, scodellando bordate su bordate rispondenti ai nomi di “Plunder & Steel”, “Battalion 31”, “The Curse of Mercurion”, confezionando un disco dal retrogusto epico che suona fresco e scorre amabilmente senza mai annoiare.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
