Recensione: Set the World on Fire

Di Deathrider - 4 Dicembre 2004 - 0:00
Set the World on Fire
Band: Annihilator
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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75

Strana storia, quella dei thrashers canadesi Annihilator: dopo l’ esordio al fulmicotone di ALICE IN HELL e l’ ottimo seguito NEVER NEVERLAND la band non è più riuscita a riportarsi ai livelli iniziali, complice anche tutta una serie di cambi di formazione dove l’ unico elemento stabile si è rivelato il geniale chitarrista Jeff Waters. La musica degli Annihilator si caratterizza per l’ampio ricorso alla melodia a cui fanno puntualmente  da contrappunto parti più heavy e thrasheggianti, il tutto condito da una non trascurabile tecnica strumentale per uno stile nel complesso originale e versatile. SET THE WORLD ON FIRE segna indubbiamente un’ apertura commerciale nella proposta musicale del gruppo: la produzione è fin troppo pulita e curata, i brani sono tutti orecchiabili e molto spesso lenti, lineari e easy listening (complice anche la presenza di alcune ballad) anche se non per questo mancano ottimi spunti. L’ album gioca molto sul contrasto tra brani lenti e brani più tirati, anche se nel complesso bisogna dire che si avverte la mancanza di un’ organicità di fondo che incide negativamente sulla qualità dell’ album.  Apre l’ album la cupa title track, diventata ormai un classico nel live set della band e il cui testo si ispira alla prima guerra del golfo. La breve NO ZONE si colloca in territori nettamente più veloci, mentre la successiva BATS IN THE BELFRY si pone a metà strada tra i primi due brani; in entrambi i casi avrebbe giovato una produzione più sporca e un cantato leggermente più aggressivo. SNAKE IN THE GRASS invece è un brano perfettamente riuscito grazie a una costruzione che incastra ottimamente parti acustiche ad altre più heavy. Tra i brani lenti spicca la bellissima ballad arpeggiata PHOENIX RISING magnificamente interpretata da Randall e che non faticherà a imporsi come uno dei migliori brani dell’ album; da  sola vale il prezzo dell’ acquisto di un cd che tra l’altro si trova facilmente a metà prezzo. Introdotta da un intrigante giro di basso, KNIGHT JUMPS QUEEN  si caratterizza invece per un testo ricco di doppi sensi e per un grandioso assolo di Jeff Waters. A seguire poi l’ altra ballad SOUND GOOD TO ME , orecchiabile ma nulla più nonostante le chitarre acustiche siano sempre in evidenza. Neanche THE EDGE fa sicuramente gridare al miracolo: come si legge nelle note dell’ esauriente booklet è stata scritta in un paio d’ ore, e si sente. Proprio quando le sorti dell’ album stanno per tendere al peggio, ci pensano due brani geniali a salvare la situazione : DON ‘T  BOTHER ME e l’ assurda BRAIN DANCE in cui Jeff Waters conferma (come se fino ad ora ce ne fosse stato bisogno) la sua abilità come compositore. Nella prima vi segnalo la ritmica paurosa e un’ assolo da antologia, mentre nella seconda vi segnalo una struttura caotica  e assai complessa che riassume un po’ tutto ciò che gli Annihilator sono in grado di fare. Nella valutazione dell’ album non mi sbilancio più di tanto, in quanto gli Annihilator hanno fatto decisamente di meglio. Se non conoscete nulla di questo band vi indirizzo ad ascoltare i due lavori precedenti, nettamente superiori e thrash – oriented.

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