Recensione: Severed Survival

Di Federico Reale - 5 Giugno 2012 - 0:00
Severed Survival
Band: Autopsy
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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93

Sul finire degli eighties, a pochi anni della sua nascita, il death già si stava ramificando in molteplici direzioni. C’è chi sperimentava con soluzioni più tecniche, come gli Atheist, chi già schiacciava un po’ di più sull’acceleratore, e questo è il caso dei Terrorizer, autori del seminale “World Downfall”, o dei Repulsion, destinati a diventare una band di culto con l’eccellente “Horrified”. In questo contesto gli Autopsy rappresentavano chi aggiungeva al classico death metal dei rallentamenti più tipicamente doom. Il loro primo album, intitolato “Severed Survival”, presentava questa particolarità anche se questa si sarebbe fatta molto più evidente nel successivo “Mental Funeral”, generalmente riconosciuto come il loro vero capolavoro (anche se personalmente ritengo che l’apice gli Autopsy l’avessero raggiunto già con l’esordio).

“Severed Survival” viene pubblicato nel 1989, probabilmente l’anno di grazia del death, almeno per quanto concerne la prima ondata: vedono infatti la luce platter del calibro di “Altars Of Madness”, “Piece Of Time”, “Slowly We Rot” o, anche andando fuori dagli Stati Uniti, possiamo trovare “Symphony Of Sickness”, con il quale i Carcass disegnano il confine tra death e grind, o “Realm Of Chaos”, trampolino di lancio per i Bolt Thrower, altri giganti del genere.

“Severed Survival” è un ricettacolo di riff fangosi e malati, influenzati principalmente da Death, Celtic Frost e Trouble, accompagnati dalla voce tormentata di Chris Reifert, paragonabile a quella di gente come Chuck Schuldiner e John Tardy, ma soprattutto da una base ritmica solida come pochissime altre, costituita dallo stesso Reifert alla batteria e dal basso killer di Steve DiGiorgio, un altro che non ha assolutamente bisogno di presentazioni. Basta ascoltare l’opener “Charred Remains” per ritrovarsi straziati come il poveretto in copertina: il più classico death metal sparato in faccia alla velocità di un treno. Nelle tracce successive si fa più evidente il lato doom: “Service Of A Vacant Coffin” e “Disembowel” vivono di rallentamenti e accelerazioni improvvise, scandite da un Reifert preciso come non mai alla batteria. “Gasping For Air” è un pezzo incredibilmente spietato dove un DiGiorgio assai ispirato fa quel che vuole con il suo basso, e tra un assolo tagliente come un rasoio e un verso incomprensibile di Reifert si passa ai riff pesanti come macigni di “Ridden With Disease”, contraddistinta da un ritmo terremotante. “Pagan Saviour”, tanto per cambiare, è devastante come una scarica di mitragliatore, e il rallentamento verso la fine seguito dal solo è una delle cose più letali che si possano sentire in ambito death. I riff che aprono l’esplosione di “Imprending Dread” sono così distorti da sembrare estratti da un disco dei Neurosis, e ancora una volta sono alternati a vivaci accelerazioni in pieno stile Autopsy, mentre la title-track è una nuova esplosione sonora a velocità supersonica che non lascia scampo. Dopo “Critical Madness”, uno dei pezzi più squilibrati e perversi che si possano anche solo concepire, “Embalmed” chiude il tutto con la potenza di un cazzotto in faccia. Per chi possiede l’edizione in CD di quest’album, è presente una bonus-track, “Stillborn”, che non fa altro che ribadire la bontà di quanto è stato già ascoltato.

Con “Severed Survival” gli Autopsy creano uno degli standard secondo cui un album death metal dovrebbe essere giudicato, sia per la qualità della proposta sia per l’effettiva influenza: basta, infatti, ascoltare un disco qualsiasi preso dalla scena svedese per cogliere gli echi del debutto dei californiani. Il successivo “Mental Funeral” raggiungerà vertici di marciume e perversione ancora più alti, e seguiranno ancora due full-length più orientati al grind, belli, anche sottovalutati come “Acts Of The Unspeakable” e “Shitfun”, distanti comunque dai primi due lavori, prima dello scioglimento avvenuto nel 1995 con Reifert e soci intenti a proseguire il discorso appena interrotto negli Abscess. È invece molto recente la reunion, che ha portato gli Autopsy a comporre un album eccellente come l’ultimo “Macabre Eternal”, che sembra rivivere della stessa adrenalina e fangosità dei primi due, leggendari capolavori.

Federico “Federico95” Reale

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Tracce:
1. Charred Remains 3:40     
2. Service For A Vacant Coffin 2:50       
3. Disembowel 4:05       
4. Gasping For Air 3:19       
5. Ridden With Disease 4:53       
6. Pagan Saviour 4:11       
7. Impending Dread 4:46       
8. Severed Survival 3:28       
9. Critical Madness 4:33       
10. Embalmed 3:02

Durata 39 min.

Formazione:
Chris Reifert – Voce/Batteria
Danny Coralles – Chitarra
Eric Cutler – Chitarra
Steve DiGiorgio – Basso
 

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