Recensione: Shock

Di federico venditti - 12 Aprile 2019 - 18:54
Shock
Band: Tesla
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2019
Nazione:
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73

Mettiamo subito in chiaro una cosa: i Tesla per me sono una delle migliori band di hard rock degli anni Ottanta. I loro primi quattro album dovrebbero far parte di ogni collezione di dischi che si rispetti. Si perchè lavori superlativi come “The Great Radio Controversy” o “Psychotic Supper” non sono invecchiati per niente, anche se ormai parliamo di trent’anni fa.

Questo preambolo è necessario per mettere sotto i raggi X questo nuovo “Shock”; un album che mi ha sorpreso, come suggerisce il titolo, e lasciato spiazzato all’inizio, quando ho ascoltato la title track: un pezzo che sembra uscito dalla penna dei Def Leppard tanto le sonorita’ ricordano quelle di “Hysteria”. Ed infatti poi ho scoperto che la produzione dell’album è stata affidata a Phil Collen, chitarrista del Leopardo Sordo.

Facciamo un passo indietro, però, e torniamo allo split avvenuto subito dopo le scarse vendite di “Bust a Nut” del 1994 e al conseguente abbandono di una delle due asce ( il bravissimo Tommy Skeoch, il quale, va ricordato, donava un tocco heavy ai loro intrecci chitarristici). Il gruppo capitanato dall’ugola graffiante di Jeff Keith si riforma in sordina nel 2000, pubblicando successivamente “Into The Now”, un lavoro che mostrava un lato più moderno, ma sempre pregno di quelle sonorità southern/blues che caratterizzavano i primi album. I capitoli successivi pur non toccando le vette irragiungibili degli esordi, si mantenevano su livelli alti.

“Shock” propone un sound piu addomesticato e “radio friendly” che, come dicevo sopra, strizza l’occhio alla band di Sheffield, mantenendo la classe cristallina del combo californiano. L’iniziale You Won’t Take Me Alive ha un bel piglio veloce e sbarazzino, che coinvolge con la sua melodia a tutto tondo. Ma non tutto il disco gode della stessa ispirazione e ci sono tracce che danno l’idea che la furia hard rock dei Tesla sia stata tenuta a bada dal produttore Collen. La seguente Taste Like prosegue sulla falsariga della precedente, ma è con la struggente ballad Forever Loving You che  Frank Hannon e soci fanno vedere di che pasta sono fatti. Quando l’album sembra scivolare via tra brani gradevoli, ma non eccelsi, ecco che arriva la zampata vincente con la grintosa Tied To The Tracks, dove si risentono i vecchi Tesla spingere sul pedale dell’acceleratore.

Tirando le somme “Shock” è un album coraggioso e sicuramente questa è una qualità che apprezzo molto in una band che ha parecchi dischi dietro le spalle, ma l’esperimento di Leppardizzare il loro suono è riuscito solo in alcune tracce, mentre in altre sembra che abbiano tirato troppo il freno a mano. Quindi un album carino e che si fa ascoltare piacevolmente, ma al quale manca la verve degli anni migliori. Discreto.

 

 

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