Recensione: Silent Revenge

Di - 8 Agosto 2013 - 11:19
Silent Revenge
Band: Hibria
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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74

Quarto album in studio per i brasiliani Hibria, a distanza di appena due anni dall’ottimo Blind Ride. L’unica novità rispetto alla loro ultima fatica è la presenza del chitarrista Renato Osorio (Fighterlord, Scelerata). Pur seguendo il quintetto dal loro esordio, devo riconoscere che questo è forse il loro lavoro meno brillante e non tanto per la quantità di energia sprigionata. Infatti la formula della loro proposta non cambia di una virgola rispetto ai dischi passati e già si può capire dall’aggressiva title track, dove la voce di Iuri Sanson fa da padrona sin dalle prime note. Sono di sicuro le doti vocali del frontman che danno agli Hibria la marcia in più: grintoso e preciso, Sanson mi ha fatto venire in mente un Ralf Scheepers particolarmente incazzato. Segue Lonely Fight, uno dei pezzi caratteristici della band di Porto Alegre: power metal rabbioso e veloce che non dimentica però una buona dose di melodia, soprattutto nel ritornello. Si procede sugli stessi binari con la seguente Deadly Vengeance. La qualità della produzione è eccellente e ogni strumento ha il suo spazio, basso compreso, come si può notare in Walking Death, altro pezzo al fulmicotone, dove Benhur Lima dimostra ancora le sue ottime capacità. C’è spazio per più melodia nella seguente  Silence Will Make You Suffer, dove è di nuovo l’interpretazione sofferta di Sanson a fare la differenza. La lenta Shall I Keep On Burning mi ha lasciato un po’ indifferente, nonostante gli Hibria facciano di tutto per arrangiare la power ballad nel modo più personale possibile. È proprio quando premono sull’acceleratore che li preferisco, come dimostra The Place That You Belong, altra martellata metallica che lascia il segno. Ci si avvicina alla fine con The Scream Of An Angel che, dopo un pregevole solo iniziale, si sviluppa in un mid tempo melodico e un refrain molto riuscito. Chiudono l’album gli oltre otto minuti di The Way It Is, brano sicuramente complesso e ben strutturato che però perde in immediatezza – di sicuro una delle armi vincenti degli Hibria – e in orecchiabilità.
Come dicevo in apertura, ho avuto l’impressione che la band abbia perso qualcosa in questo ultimo album, impressione confermata quando sono andato a riascoltare Blind Ride. Siamo comunque di fronte a un gruppo che mantiene degli standard compositivi e strumentali elevati, di conseguenza chi li conosce difficilmente non apprezzerà anche questo lavoro. Allo stesso tempo, gli amanti del power metal più aggressivo potranno trovare negli Hibria una nuova realtà da seguire.

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