Recensione: Slice of life

Di Beppe Diana - 2 Giugno 2002 - 0:00
Slice of life
Band: Beowulf
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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78

Ennesima lodevole operazione di recupero del patrimonio metallico legato al mondo dell’hard’n’heavy portato a compimento dalla label nostrana Metal Legion, la quale dopo aver contribuito a riportare in auge le gesta eroiche dei mai dimenticati Dark Quarterer, ci riconsegna, direttamente dagli scaffali bui della stanza dei ricordi, l’album di debutto dei Beowulf, seminale band statunitense assorta al ruolo di promessa, poi mai mantenuta, per merito del lodevole “Slice of life”.

 

Come giustamente fa notare il maestro Della Cioppa nella presentazione che accompagna questo cd, il genere dei Beowulf, si pone come un ipotetico ponte che unisce l’hard rock seventies style, con il nascente movimento heavy metal che stava prendendo sempre più piede al di la dell’oceano Pacifico, risultando un potente concentrato energetico di partiture derivative del sound tanto caro a band come Wishbone Ash e Thin Lizzy, soprattutto per l’utilizzo delle due chitarre, e di un certo proto heavy metal, come quello consegnato poi alla storia dai vari Angel Witch, Battle Axe, Saracen e Quartz.

 

Dunque, “Slice of life” è un ottimo album che sicuramente avrebbe meritato maggior fortuna, poiché non solo gode di un’ottima registrazione, qualità molto rara per i tempi e ancor più insolita se si pensa che il platter in questione era uscito per una piccolissima etichetta indipendente, dove i Beowulf cercano di dare il meglio di se cercando più volte di piazzare il colpo ad effetto, aiutati soprattutto da un’ottima coesione frutto di un lavoro di squadra davvero lodevole. Unite a tutto questo dei testi ammantati da un certo alone dark/gotico molto di voga in quegli anni, soprattutto nelle composizioni di bands come High Tide, Coven e Necronomicon, ed avrete il quadro di un piccolo gioiellino perso ben presto fra le nebbie oscure dell’indifferenza.

 

Beh, “Slice of life” è certamente un album che cresce con l’andare degli ascolti, e che evidenzia come i nostri cinque amici sapevano il fatto loro, oddio non erano certo dei genialoidi, ma quello che suonavano lo suonavano con il cuore o con una certa dose di stile che solo le grandi band hanno dimostrato di avere.

 

 Due chitarre macina riff senza sosta, una sezione ritmica pulsante e motrice di un sond davvero avvincente, ed un vocalist che sembra proprio provenire da un altro pianeta, ecco queste sono le caratteristiche su cui si modella il suono dei Beowulf e che fa di tracks dello spessore di “London woman”, che ha una digressione melodica molto vicina ad “Easy livin’” dei maestri Uriah Heep, o della più sulfurea “Thanks to you”, brano che richiama direttamente alla memoria i riff acidi del man in black per eccellenza mr. Iommi, degli episodi ricchi di intensività e phatos che traspare da ogni singola nota e da ogni singolo fraseggio, e che fanno di questi delle perle incastonate su un mosaico sonoro davvero da brividi.

 

Così se “Social champ” riflette il bagliore emanato dai migliori UFO dell’era Shaker-iana, le  atmosfere plumbee di cui è pervasa la fantastica “The hounds of Tindalos”, è uno di quei brani immortali che non finiresti mai di ascoltare. Ma purtroppo dopo la pubblicazione del suddetto platter, la si sciolse come neve al sole, aiutata, si fa per dire, dalla difficile reperibilità del disco in questione.

 

Della line up ufficiale della band, solo il chitarrista Chuck Gauld ritornò dall’anonimato con gli Special Forces, che con due mini lp all’attivo, non ebbero certamente più fortuna degli stessi Beowulf.

 

Cosa aggiungere di altro che non ho già detto? Beh, sicuramente vista la difficile reperibilità del disco, il cui vinile è valutato a cifre astronomiche, potete accaparrarvi  con pochi euro questa fantastica ristampa che ci aiuta a capire ancora una volta come gli USA siano stati da sempre una fucina incommensurabili di band dedite alla sacra fiamma dell’heavy metal.

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Anno: 2002
78