Recensione: Stairway to Valhalla (Re-issue)

Di Stefano Usardi - 31 Dicembre 2020 - 10:00
Stairway to Valhalla (Re-issue)
Etichetta: Napalm Records
Genere: Heavy 
Anno: 2020
Nazione:
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85

Strana mossa, quella dei Nanowar of Steel: a neanche due anni dall’uscita di “Stairway to Valhalla” (noi di Truemetal ne avevamo parlato qui) cosa combinano i fedeli paladini di Giorgio Mastrota nonché cantori dello Imperatore? Pubblicano una nuova versione deluxe del sunnominato album aggiungendo, però, un disco bonus contenente i singoli usciti da allora. La mia perplessità nasce dal fatto che, visto che la raccolta di singoli raggiunge quota 10 canzoni, pensavo fosse più semplice rilasciare direttamente quella come special cd, ma a quanto pare mi sbagliavo. Mettendo da parte le mie perplessità (che alla fine non mi tangono più di tanto dato che, non possedendo la versione originale dell’album, mi sono già fiondato su questa ricchissima re-issue) e visto che, come vi dicevo, il disco principale è già stato sviscerato in maniera più che puntuale, qui di seguito mi limiterò a tratteggiare solo il contenuto del secondo dischetto, che sicuramente ogni fan dei Nanowar conoscerà a menadito per aver macinato le varie tracce che lo compongono al momento della loro uscita. Se, per qualche (inspiegabile) ragione, qualcuno di voi non conoscesse ancora i singoli di cui parlo, sappiate che la ricetta dei capitolini è sempre la stessa: un heavy metal multiforme e demenziale caricato a pallettoni con pesanti dosi di irriverenza e svariate citazioni, musicali e non. Come al solito, la produzione svolge il suo compito in modo egregio, bilanciando gli strumenti in modo molto equilibrato e potente, mentre per quanto riguarda i generi trattati ce n’è per tutti i gusti. Si va dal nu metal, diciamo così, epico e sperimentale di “Sneeztem of a Yawn”, all’heavy rock macrobiotico di “Bestie di Seitan”, passando per il classico tormentone estivo in salsa black di “Norwegian Reggaeton”, il folk esteuropeo di “Kurograd”, la ballata trionfale di “A Cena da Gianni” e il metallo sferzante ed enfatico di “Sottosegretari alla Presidenza della Repubblica del Truemetal”, in collaborazione con Gli Atroci. Ogni traccia di questo secondo cd, sia essa un duetto o la rielaborazione metal di un pezzo iraniano già precedentemente italianizzato (“Esce Ma Non Mi Rosica”), possiede una propria personalità e contribuisce a creare, nel complesso, la solita sequenza disorientante ma al tempo stesso ghiotta di musica nerboruta e demenziale che i fan del gruppo si aspettano. Anche stavolta non posso che inchinarmi alle capacità del quintetto di scavezzacollo, che riescono a mescolare stretta attualità, ironia (in alcuni casi anche piuttosto sboccata, come nei primi album, più grezzi e sfacciati, del combo), testi ragionati e al tempo stesso ai limiti del nonsense e, al solito, possenti dosi di metallo. Le capacità musicali dei Nanowar non sono in discussione e, se è vero che a questo giro le citazioni musicali si fanno meno numerose ed invadenti rispetto al passato anche immediato, la portata delle canzoni si mantiene quasi sempre su livelli più che solidi con addirittura due o tre pezzoni, a riprova del fatto che i nostri ormai sanno benissimo come intrattenere il loro pubblico, anche senza il bisogno di variazioni musicali a pioggia all’interno di ogni brano.

Certo, alcuni passaggi, come alcuni testi (a me, ad esempio, quello di “A Cena da Gianni” non fa impazzire), potrebbero sembrare un po’ tirati per i capelli ma mi rendo conto che, qui più che altrove, si va a gusti personali, e per quanto mi riguarda basterebbe la sola presenza di un pezzo da novanta come “Valhalleluja” (da me, lo ammetto con una certa vergogna, colpevolmente snobbata al momento della sua uscita ma che ora vorrei sentire dagli altoparlanti di qualsiasi punto vendita Ikea per tutto il periodo natalizio) per consigliarvi l’acquisto del cd grazie al suo azzeccatissimo mix tra heavy classico, power, gospel, paganesimo e consigli per l’arredamento.

Naturalmente il problema che ponevo all’inizio di questa breve trattazione si ripropone anche ora, al momento delle valutazioni conclusive: vale la pena spendere dei soldi per questa riedizione di “Stairway to Valhalla”? Al netto di tutto io direi di sì, anche perché alla fine dei conti il cd si trova a prezzi più che onesti, e anche se già possedete la versione del 2018 la qualità del disco bonus (che comunque consta di dieci tracce, ve lo ricordo) giustifica, a mio modestissimo avviso, una piccola spesa supplementare. Se poi, come me, non vi eravate accaparrati il disco un paio di anni fa, allora l’opportunità si fa ghiottissima: correte a procurarvelo immediatamente, non ne rimarrete delusi!

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