Recensione: Steel Violin

Di Ottavio Pariante - 13 Aprile 2013 - 11:35
Steel Violin
Band: Steel Violin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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75

E’ stato un 2012 veramente prolifico per il Power metal italiano.
Lasciando da parte le ultime uscite dei mostri sacri del genere come Elvenking, Secret Sphere, Vision Divine e Luca Turilli’s Rhapsody.tanto per citarne qualcuno, quello che sorprende consiste nella montagna di intriganti produzioni, sia sulla lunga, che sulla media e piccola distanza, di quei gruppi che una vera chance ancora non l’hanno avuta.

In virtù di quello che ho appena detto, oggi parliamo degli SteelViolin, band lombarda autrice di un EP dal titolo omonimo,  composto di cinque brani e totalmente autoprodotto.
Nati artisticamente ben dieci anni fa dal duo Fabio Fiorucci e Norman Carpenzano, rispettivamente chitarra e tastiere, i nostri dal punto stilistico affidano le sorti del proprio destino ad un symphonic-Power Metal dai fortissimi connotati epici, esaltandone la perizia dei dettagli e la freschezza delle melodie.
In questo EP di melodia ce n’è veramente tanta, ma non è quest’ultima, nonostante sia notevole, il vero fiore all’occhiello..
Quello che stupisce maggiormente è il songwriting maturo e ben variegato che esalta le caratteristiche tecniche della band, una sessione ritmica composta da Simone Boldini (Basso) e Moreno Antonelli (Batteria) sempre all’altezza e la grande caratteristica di spaziare con facilità da momenti più intimi a quelli più aggressivi ed epici.

L’amore per un “immaginario”tipicamente medievale è esaltato in musica dalla splendida timbrica di Moz, calda ed avvolgente, e dalle  misteriose e profonde liriche del suo Araldo Pellegrino che detta in prosa, quello che poi in musica si scatenerà più avanti.
Sebbene, come dice un vecchio detto ”due indizi,fanno una prova”, le coordinate dei nostri ripercorrono in maniera personale le gesta passate di gruppi che hanno scritto la storia di questo genere e che ancora lo fanno.

I primi Rhapsody, Blind Guardian ed Elvenking sono senza dubbio fonte di ispirazione per Fiorucci & co, una spinta verso un universo cosi sconfinato che permette a qualsiasi individuo di poter creare il suo piccolo angolo di paradiso: nelle cinque tracce di questo di EP, la band lombarda c’è riuscita in pieno.

L’epicità mescolata,con un tocco di sana teatralità, è già ben presente nell’intro iniziale sussurrata come una sorta di dolce cantilena, anticamera della battaglia di note che da li a poco esploderà con tutte le sua intriganti peculiarità.
Un aura trionfale che fuoriesce da un ensemble orchestrale impazzito, insorge da apripista al primo vero pezzo dell’EP intitolato “Crying Sword”.
E qui gli ingredienti per ascoltare una vera epic-power song d’annata ci sono tutti: melodia, doppia cassa martellante, refrain tremendamente orecchiabile e grande chorus, senza dimenticare la metrica che cambia ripetutamente in modo da non dare all’ascoltatore quel brutto retrogusto di già sentito..

Un bella opener,che mette subito le cose in chiaro: a volte non serve per forza inventarsi qualcosa per sembrare originali.
La rabbia esplosiva generata in “Crying Sword” viene leggermente assopita nella song successiva intitolata ”Fire in your eyes” dove si espande il lato più intimo della band in una semi-ballad dall’animo irrequieto, grazie a continui cambi di tema e di umore.
Un pezzo ben costruito che mette in risalto le grandi qualità vocale di Moz e le grandi intelaiature tastieristiche, ben arrangiate e ben amalgamate nel songwriting.
La stessa traccia –  in coda al disco – sfruttandone al massimo la duttilità, verrà ripresentata in una versione solo voce e orchestra con risultati veramente sorprendenti.

Prima di concludere la nostra recensione, è arrivato il tempo di raccontare le gesta  di “The Oak tree”, episodio che chiude in maniera virtuale questo disco.
Qui la componente folk entra prepotente in scena: abbiamo a che fare con un pezzo intrigante, un ibrido di power, epic, folk, dotato di linee melodiche piacevoli e di cambi di umori repentini. Un brano che si addormenta in un fascio di luce, ricreato da un inserto tastieristico avvolgente e malinconico.

Siamo alla fine del viaggio, con la sicurezza che quello della band è appena cominciato
Gli ingredienti per risentire gli Steel Violin sulla lunga distanza ci sono tutti.
Il talento non s’inventa, ma si alimenta con coraggio e determinazione: caratteristiche ben evidenti nel songwriting di questo EP che con certezza potremo apprezzare anche in futuro…

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Genere:
Anno: 2012
75